
LA ROMA DEI GIUSTI - PENSAVO CHE UNA BELLA STORIA D’AMORE TUTTA SESSO TRA PIERFRANCESCO FAVINO, FINALMENTE CON LA FACCIA SUA, E L’ESPLOSIVA ROSSA KELLY REILLY FOSSE DA NON PERDERE. TANTI SPETTATORI, COME DAGO, SONO FAN DI KELLY REILLY. INVECE QUESTO “PROMISES” È UN DELUDENTE FILM DI PURA COPRODUZIONE ITALO-FRANCESE, DOVE TUTTI PARLANO INGLESE, ANCHE SE SI TROVANO A LADISPOLI, E SE PARLANO ITALIANO LO FANNO CON L’ACCENTO FRANCESE DI JEAN RENO… VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Insomma, pensavo che una bella storia d’amore tutta sesso tra Pierfrancesco Favino, finalmente con la faccia sua, e l’esplosiva rossa Kelly Reilly di “Britannia” e “Yellowstone” fosse da non perdere. Tanti spettatori, come Dago, sono fan di Kelly Reilly. Invece questo “Promises”, scritto e diretto dalla francese Amanda Sthers, romanziera e regista anche di opere non memorabili come “Madame” e “Je vas te manquer”, è un deludente film di pura coproduzione italo-francese, dove tutti parlano inglese, anche se si trovano a Ladispoli, e se parlano italiano lo fanno con l’accento francese di Jean Reno, che ha il ruolo di vecchio nonno italiano esperto in libri antichi e proprietario di una sorta di castello sul mare avuto non si capisce come.
Favino è il nipote di Reno, che vive a Londra con moglie e figlioletta occupandosi anche lui di libri antichi, e si innamora, appena la vede in una festa, della bella Kelly Reilly che si deve sposare proprio pochi giorni dopo e di professione fa la gallerista d’arte. Potrebbe anche funzionare come storia, ma la regista ci infila tutta una complicazione letteraria fumosa che, tra citazioni di Calvino e Proust, ci porta continuamente indietro e avanti nel tempo. C’è Favino bambino in vacanza col nonno e coi genitori, poi, adolescente, si innamora di una ragazzina di nome Sandra e le promette amore eterno.
Ma, dopo un’ora di film, aspettando una qualche evoluzione della storia d’amore tra i due che sappiamo porterà al divorzio di Favino, ci domandiamo inutilmente perché non abbiamo ancora visto una scena madre d’amore o un qualche chiarimento. Niente. Si perde tempo con gli amici del cuore di Favino, un indiano che cambia continuamente fidanzate, Deepak Verna, e uno spilungone biondo, che vedono le partite in tv o mangiano una torta. Il massimo che ci è concesso sono schermaglie letterarie tra Favino e la Reilly in primissimo piano.
Lei gli regala la prima edizione di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Calvino. Lui non è capace di prendere una decisione. Pure il nonno Reno, stanco, gli dice, giustamente, che non gli lascerà niente se non fa qualcosa della sua vita oltre a roteare gli occhi. La pensiamo così anche noi spettatori, visto che dopo 80 minuti di film non abbiamo capito dove la regista e i suoi personaggi vogliano andare a parare. La storia d’amore non l’abbiamo vista e la prima edizione di Calvino era pure falsa. Più o meno come il film. Boh!?
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