luca guadagnino tilda swinton

ROMA VISTA DAL FORESTIERO GUADAGNINO - IL REGISTA, CHE PREPARA IL REMAKE DI ‘SUSPIRIA’: ‘ARRIVAI A 13 ANNI, UN VIAGGIO DELLA SPERANZA DAL SUD PER PROBLEMI MEDICI. L’IMPATTO FU UNO SCHIANTO VISIVO. ANDAI ALLA RICERCA DI DARIO ARGENTO’ - L’INCONTRO FONDAMENTALE CON LAURA BETTI, LO PORTAVA DAGLI AMICI INTELLETTUALI, CHE LO CONSIDERAVANO SOLO L’ENNESIMA ‘ZOCCOLETTA’ DELL’ATTRICE - ‘GIRAI 'MELISSA P.', NON UN BUON FILM, MA…’

L’ILLUSIONE DI ROMA, UNA QUIETE MAGICA

 

luca guadagninoluca guadagnino

Dopo Daniele Vicari, Francesco Bruni, Pupi Avati, Mimmo Calopresti, Gianni Amelio, Liliana Cavani, Renato De Maria, Ricky Tognazzi e Giovanni Veronesi, prosegue con Luca Guadagnino la serie di racconti in cui i registi non romani descrivono il loro primo impatto con Roma e le sue infinite suggestioni. Il minimo comun denominatore di tutte queste storie è l’iniziale estraneità alla Capitale. I “forestieri” arrivano dalla provincia e confrontano il sogno del cinema con la realtà.

 

Testo di Luca Guadagnino pubblicato da Il Messaggero

 

asia argento dario argentoasia argento dario argento

Tra i dodici anni e mezzo e i tredici, in soli sei mesi, crebbi in modo impressionante, rapido e vertiginoso. 30 centimetri che mi provocarono una cifosi e una lunga teoria inesausta di sale d'aspetto mediche e appuntamenti con professori di bianco vestiti dallo sguardo preoccupato. Con un tipico viaggio della speranza da Sud, raggiunsi Roma per un consulto con un ortopedico di chiara fama.

 

L'impatto fu uno schianto visivo. Non tanto per i monumenti del centro storico, quanto per le prospettive architettoniche dell'Eur dove eravamo ospiti della famiglia Di Pasquale - Antonio, Giuliana, Stefano e Paola - carissimi amici di famiglia che vivevano in un quartiere che se da un lato offriva una visione parziale della città, dall'altro brillava per fascino, grandeur e mistero.

il regista luca guadagninoil regista luca guadagnino

 

IL REMAKE

È strano pensare, proprio mentre mi accingo a terminare le riprese del remake di Suspiria, come dal mistero di Dario Argento fossi stato attratto fin da allora. Tra busti di gesso, controlli periodici e tutori provvisori, da Palermo (dove i miei, arrivati dall'Etiopia a Frascati nel 1976, si erano trasferiti nel 1978) ormai venivo spesso a Roma e amando il cinema del maestro, costrinsi Paola Di Pasquale a compiere con me un viaggio iniziatico a bordo del suo motorino, un Boxer, alla ricerca di Argento.

 

Avevo letto, forse su Sorrisi e Canzoni, che all'epoca Argento abitava in Viale Mazzini con Daria Nicolodi e con le figlie e intimai a Paola di accompagnarmi nel quartiere Prati per sublimare il sogno di incontrarlo. Per sei ore, setacciando tutti i citofoni di Viale Mazzini - i numeri pari e i dispari in democratica alternanza - cercai invano il cognome del mio mito.

Quentin Tarantino e Luca Guadagnino La Presse Quentin Tarantino e Luca Guadagnino La Presse

 

Non lo trovai e concluse infine le pratiche legate alla cifosi, tornai quietamente a Palermo a iniziare l'Università. Roma, la mitologia del cinema legata a Roma, soprattutto, non pulsava né a Palermo né dentro di me. Volevo fare il regista fin da bambino, certo, ma senza covare brame di trasferimento dalle parti di Cinecittà perché nei confronti di una certa cinematografia italiana avevo sempre nutrito un senso di sospetto.

 

luca guadagninoluca guadagnino

I miei modelli, oltre ad Argento, erano Bava, Rossellini e Bertolucci. Icone distanti dalla contemporaneità dell'epoca, astrazioni, miraggi. A scuotermi nel profondo e un po' violentemente fu un'altra mia amica, un'amica che purtroppo oggi non c'è più, Daniela Polizzi: «Vuoi fare cinema e ti fai chiamare regista però poi non ti esponi e non ti metti in gioco. Qui a Palermo non ce la farai mai. Devi andare a Roma». Decisi di darle retta.

 

L'UNIVERSITÀ

Mi ancorai alla facoltà di Lettere con indirizzo Spettacolo, un grande classico, decidendo con grande orgoglio coevo e retrospettivo, di non iscrivermi al Centro Sperimentale di cinematografia, che pure il mio principale collaboratore e fraterno amico Walter Fasano aveva frequentato, perché temevo che nel quadro della specifica formazione delle classi di regia, il Centro rappresentasse un luogo per tarpare le ali più per che farle aprire alla loro massima estensione.

 

A Roma arrivai all'alba, un'alba fredda di ottobre e a bordo dell'auto di Paola di Pasquale risalii da Piazza dei Cinquecento fino al Torrino, il posto in cui con una studentessa americana avevo deciso di affittare una casetta. Da quel secondo approccio ricavai l'ingannevole sensazione di una quiete magica, perché ogni tanto Roma magica sa essere, che poi alla fine si sarebbe rivelata un'immagine illusoria.

guadagnino a venezia a1f5530a kuhe u10601151562223xhf 700x394@lastampa.itguadagnino a venezia a1f5530a kuhe u10601151562223xhf 700x394@lastampa.it

 

La prima casa del Torrino era un non luogo. Un posto in cui la gente, almeno all'epoca, si trovava nell'impossibilità di trovare una connessione per comunicare. Prendevo la metro B fino alla Biblioteca Nazionale, in un viaggio di formazione desolante che una volta giunto in facoltà si rivelava addirittura un po' angosciante. È un'età difficile, quella della post-adolescenza, stretta tra le ripetizione pedissequa delle materie studiate e la ricerca personale di ciò che vuoi essere e diventare. Un anno dopo lasciai il Torrino e presi casa a Piazza Bologna.

 

LAURA BETTI

cast a bigger splashcast a bigger splash

In quei mesi feci un incontro fondamentale, quello con Laura Betti. La conobbi ai margini di una lezione del professore con cui poi mi laureai, Giovanni Spagnoletti. Con faccia tosta pari alla mia sconfinata presunzione ed arroganza, le proposi improvvisando un ruolo in una futura Signorina Else. Invece di imprecare contro me e Schnitzler, Laura accettò  e diventammo sodali. A differenza del mio amico Emanuele Trevi ero divertitissimo di sentirmi chiamare da Laura zoccoletta.

 

Quello che per altri è stato motivo di sofferenza, per me ha rappresentato una grande lezione di vita. Ci vedevamo almeno tre volte alla settimana, cucinavo per lei, parlavamo, discutevamo di qualunque cosa. Mi insegnò a sospendere il giudizio e ad essere aperto nei confronti di chiunque. Ogni tanto mi portava in giro, dai suoi amici molto noti, i cardini dell'intellighenzia romana. Loro ignoravano volutamente questo 22enne dalle sembianze algerine che Laura si portava dietro e al tempo steso mi restituivano il privilegio di essere invisibile.

dakota johnson in a bigger splashdakota johnson in a bigger splash

 

Per loro ero soltanto una nuova zoccoletta di Laura e a me stava benissimo così. Io, protervo, pensavo di essere già quello che avrei voluto essere e con lei ascoltavo gli altri, li studiavo, imparavo molte cose sugli esseri umani in generale. Poi io e Laura facemmo un film insieme e lei, come le accadeva spesso dopo un lungo idillio, divenne molto violenta nei miei confronti. Forse per gelosia del mio rapporto con Tilda Swinton, forse per altri motivi imperscrutabili. Ci perdemmo e un anno e mezzo dopo lei morì. Non averla salutata è uno dei miei grandi rimpianti.

 

luca guadagnino melissa pluca guadagnino melissa p

Continuavo a vivere a Roma, senza sentirmi parte in alcun modo del sistema del cinema italiano. Girai Melissa P., non un buon film in assoluto, ma un film interessante per quello che rappresentava come impalcatura economica e produttiva. Era tratto da un romanzo di grande successo e la Sony investì nel progetto senza colpo ferire. Per il mondo del cinema romano, Melissa P. aveva un'aura radioattiva e un po' radioattiva, vista dal mio lato della barricata, iniziava a essere anche Roma.

 

luca guadagnino tilda swintonluca guadagnino tilda swinton

Nella sua pretesa indifferenza, un'indifferenza ipocrita che finge di lasciarsi scivolare addosso le cose, ma al tempo stesso è molto attenta alle dinamiche di relazione, Roma mi provocava una grande fatica interiore. Il suo doppio registro mi estenuava. Ne soffrivo senza riuscire a staccarmene per una sorta di dipendenza. Non facevo parte del cinema italiano, ma sentivo di non potermene allontanare.

 

 

ARMIE HAMMER CALL ME BY YOUR NAMEARMIE HAMMER CALL ME BY YOUR NAMEluca guadagnino  melissa pluca guadagnino melissa pluca guadagnino  chiamami con il tuo nomeluca guadagnino chiamami con il tuo nomeluca guadagnino chiamami con il tuo nomeluca guadagnino chiamami con il tuo nometilda swinton in a bigger splashtilda swinton in a bigger splashxki 13 luca guadagnino tolda swintonxki 13 luca guadagnino tolda swintonLuca Guadagnino Luca Guadagnino luca guadagninoluca guadagnino

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…