IL CINEMA DEI GIUSTI - SARANNO CONTENTI I TANTI LETTORI DI JO NESBO DI QUESTA VERSIONE ANGLOFONA DI “L’UOMO DI NEVE”? MAH! SAPPIAMO GIÀ CHE USCIRANNO CON LA FRASE PRONTA “MEGLIO IL LIBRO”. EPPURE IL FILM HA UN GRANDIOSO INIZIO IN MEZZO ALLA NEVE, CON UN BAMBINO, UN FIGLIO DI NESSUNO, CHE VEDE LA MADRE MORIRE NEL GHIACCIO
Marco Giusti per Dagospia
Saranno contenti i tanti lettori di Jo Nesbo di questa versione anglofona di L’uomo di neve – The Snowman, diretta da Tomas Alfredson, il grande regista di Lasciami entrare e La talpa? Mah! Sappiamo già che usciranno con la frase pronta “meglio il libro”. Eppure il film ha un grandioso inizio in mezzo alla neve, con un bambino, un figlio di nessuno, che vede la madre morire nel ghiaccio e si sente abbandonato. Da lì partirà la vendetta del serial killer su giovani madri colpevoli non si sa bene di cosa.
Addirittura fatte a pezzi, con una sorta di seghetto portatile che taglia teste come fossero sigari. Indagano un ispettore spostato e ubriacone in cerca di redenzione, Harry Hole, interpretato da Michael Fassbender, che ha una ex-moglie che forse ancora lo ama, Rakel, Charlotte Gainsbourg, una più giovane poliziotta, Katrine Blatt, Rebecca Ferguson, che ha segreti da nascondere.
Nei flashback compare anche uno sconvolto Val Kilmer, come un poliziotto che ha già indagato sul caso uscendone morto. Mentre ha un grande cammeo Chloe Sevigny in una delle sequenze migliori del film. Alfredson, almeno per noi profani, cattura bene l’atmosfera nordica della Oslo innevata di Jo Nesbo, ma forse fa troppe concessioni al cinema internazionale.
E la sceneggiatura, non scritta da Jo Nesbo, ma da Hossein Amini, che forse aveva fatto la stesura iniziale quando il progetto era nelle mani di Martin Scorsese, Peter Straughan, portato da Alfredson, lo sceneggiatore di La talpa, e da Søren Sveistrup, ideatore e produttore della serie The Killing, ci spiega che il film è passato nelle mani di troppi e così troppi sono i buchi, i non detti, le false piste. Magari anche la storia, con tutto il rispetto per Jo Nesbo, non funziona al cinema come funzionava sulla carta.
E si capisce perché Martin Scorsese, che doveva esserne il regista, è uscito dal progetto, rimanendo però produttore esecutivo e “imprestando” a Alfredson la sua grande montatrice, Thelma Schoonmacher. Detto questo rimane un giallo di grande eleganza, con una serie di riprese eccezionali, soprattutto nella prima parte, con una Oslo mai vista, ottimi attori, anche se è un po’ assurdo sentire parlare inglese i protagonisti norvegesi (ma col norvegese non lo vendi in tutto il mondo). In sala da oggi.