monsters dahmer oj simpson

SBATTI IL MOSTRO SU NETFLIX – LA PIATTAFORMA ORMAI PUNTA SUL TRUE CRIME, CONSIDERATO UNA GARANZIA DI SUCCESSO: DALLA SERIE SUL CASO O.J. SIMPSON ALL’OMICIDIO DI GIANNI VERSACE FINO AL SUCCESSO DI “MONSTERS”, C’È UNA CURIOSITÀ MORBOSA VERSO SERIAL KILLER E MORTI EFFERATE – PER RYAN MURPHY SI TRATTA DI UN ALTRO SUCCESSO CON POLEMICHE DOPO LA SERIE “DAHMER”, IL "MOSTRO DI MILWAUKEE" CHE AVEVA UCCISO 17 RAGAZZI CON TANTO DI VIOLENZE, SQUARTAMENTI E CANNIBALISMO – E IN ITALIA ANCHE I NOSTRI CASI DI CRONACA… - VIDEO

 

Estratto dell’articolo di Paola Italiano per "la Stampa"

 

monsters 4

Personaggi strafamosi, casi di cronaca e processi che avevano riempito i palinsesti delle tv di mezzo mondo per mesi, anni: in fondo nel 2016 era facile aspettarsi che serie di Netflix come quella sul caso O.J. Simpson e sull'omicidio di Gianni Versace riscuotessero un successo planetario.

[…]

 

L'ultima è Monsters, serie sui fratelli Lyle ed Erik Menendez, in carcere negli Usa da 35 anni con l'accusa di avere ucciso i genitori, epilogo di una storia famigliare di abusi sessuali ricevuti dal padre e taciuti dalla madre, così almeno si difesero i fratelli e confermarono a processo svariati parenti.

 

oj simpson 4

[…]«È triste che Ryan Murphy, Netflix e tutti gli altri coinvolti non abbiano una comprensione dell'impatto di anni di abusi fisici, emotivi e sessuali», è l'accusa della famiglia dei Menendez. La replica di Murphy: «È davvero, davvero difficile, se è la tua vita, vederla rappresentata sullo schermo». È il cuore del problema: ci sono i killer, ma anche le vittime; e le vittime non sono solo i morti, ma intere famiglie, delle vittime come dei carnefici, che vedono rimettere sotto i riflettori tanto dolore.

 

monsters 2

Non è la prima volta che Murphy deve difendersi: per la serie Dahmer, il cosiddetto "mostro di Milwaukee" che aveva ucciso 17 ragazzi tra il 1978 e il 1991 con tanto di violenze, squartamenti e cannibalismo, il padre lamentava di non essere mai stato contattato dal regista, lui che il figlio non lo aveva mai abbandonato neppure dopo l'arresto. E poi ancora le famiglie delle vittime: «Non sto dicendo a nessuno cosa guardare – aveva scritto Eric Perry, cugino di uno dei ragazzi uccisi – so che l'interesse per i true crime è enorme, ma se davvero volete sapere cosa ne pensano le vittime, la mia famiglia (gli Isbell) è furiosa per questo show che riaccende vecchi traumi ancora e ancora, e per cosa? Di quanti film/spettacoli/documentari abbiamo bisogno?».

 

oj simpson 3

La domanda è molto più antica delle serie tv: un regista, uno scrittore, un artista possono parlare di tutto o c'è un limite? La letteratura sul perché amiamo tanto le storie di crimini efferati abbonda, i critici possono solo interrogarsi sull'esito artistico di una serie. […]

capita anche questo, che una serie restituisca giustizia alle vittime: è successo con When they see us, creata da Ava DuVernay sempre per Netflix, storia di 5 adolescenti di Harlem accusati ingiustamente di aver violentato una jogger a Central Park.

 

dahmer 4

[…]

E in Italia? È importante distinguere tra documentari e docu-fiction. Di queste ultime fa parte Per Elisa – Il caso Claps di Marco Pontecorvo, trasmessa su Rai 1 e poi approdata su Netflix, dove continua a riscuotere successo.

Polemiche zero: la famiglia ha fatto da consulente, e il compenso l'ha usato per un ambulatorio in Congo dedicato ad Elisa, che sognava di fare il medico in Africa. E sta per arrivare su Disney+ (il 25 ottobre) la serie sul delitto di Avetrana girata da Pippo Mezzapesa. Ma qui da noi sollevano molti più polveroni i documentari, che in molti casi sono diventati un quarto grado di giudizio.

monsters 3

 

Così è stato per Amanda Knox che scelse Netflix per ribadire in mondovisione la sua verità sul caso Meredith (che la vide assolta) e accusare a sua volta gli inquirenti italiani. Produzione americana, ed è inglese la produzione di Vatican Girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi, di Mark Lewis condotta da Andrea Purgatori.

la serie netflix su yara gambirasio

 

Le polemiche più aspre le ha accese la serie Yara: oltre ogni ragionevole dubbio ed ecco i pericoli della fascinazione per la cronaca: a parlare è Massimo Bossetti, condannato in ogni grado di giudizio, il suo è il punto di vista dominante, senza un contraddittorio serio e con omissioni plateali sulle prove d'accusa. Su certe affermazioni sarebbe stato doveroso obiettare anche solo con quanto è scritto nelle sentenze […]

AVETRANA QUI NON E HOLLYWOODdahmer 3MASSIMO BOSSETTI IL CASO YARAmonsters 1la serie vatican girl sulla scomparsa di emanuela orlandi 5dahmer 2la serie vatican girl sulla scomparsa di emanuela orlandi 4oj simpson 1dahmer 1oj simpson 2

Ultimi Dagoreport

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…

ignazio la russa giorgia meloni daniela santanche lucio malan

DAGOREPORT - DANIELA SANTANCHÈ A FINE CORSA? IL CAPOGRUPPO DI FDI IN SENATO, LUCIO MALAN, È A PALAZZO CHIGI E POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO MINISTRO DEL TURISMO, AL POSTO DELLA “PITONESSA” – IERI L’INCONTRO TRA IGNAZIO LA RUSSA E GIORGIA MELONI: LA DUCETTA POTREBBE AVER CHIESTO AL PRESIDENTE DEL SENATO, IN QUANTO AVVOCATO DELL’IMPRENDITRICE, RASSICURAZIONI SULLA SENTENZA DI PRIMO GRADO. LA RISPOSTA? CARA GIORGIA, NON TI POSSO GARANTIRE NIENTE. COME SAI, LA LEGGE PER I NEMICI SI APPLICA, E PER GLI AMICI SI INTERPRETA. MORALE DELLA FAVA: LA “SANTA” HA UN PIEDE E MEZZO FUORI DAL MINISTERO - LA SMENTITA DI PALAZZO CHIGI