LE UMILIANTI SCUSE DI DOLCE & GABBANA NON BASTANO A PLACARE I CINESI. NESSUNO CREDE ALLA STORIA DELL’HACKERAGGIO SUBITO DA STEFANO, VISTI I COMMENTINI ACIDI CHE SI DIVERTE A LASCIARE SU INSTAGRAM (CHIEDERE A CHIARA FERRAGNI) – SOLO IN CINA UN IMPRENDITORE VIENE COSTRETTO A FARE UN'AUTOCRITICA COME AI TEMPI DELLA RIVOLUZIONE CULTURALE. CHI HA ORDINATO IL BOICOTTAGGIO? VIDEO
LA MODELLA E IL CANNOLO SICILIANO: LO SPOT DI D&G CHE HA FATTO INCAZZARE I CINESI
LE SCUSE DI DOLCE E GABBANA: DUI BU QI
1 – IL MEA CULPA DI D&G «NON ABBIAMO CAPITO LA CULTURA DELLA CINA MA NON ACCADRÀ PIÙ»
DOLCE E GABBANA CARTOMANTI DELL'AMORE
Daniela Fedi per “il Giornale”
Ci sarà mai una tregua alla violenta bufera scoppiata in Cina contro Dolce & Gabbana?
Lo sapremo durante il ponte dell' Immacolata (7/9 dicembre) quando il magico duo ha programmato un altro grandioso evento internazionale di fashion e mondanità stavolta a Milano, nel bel mezzo dei festeggiamenti per il Santo patrono della città: Ambrogio detto Ambroeus.
PROTESTE DI CINESI DAVANTI AI NEGOZI DOLCE E GABBANA
Ebbene se saranno presenti i ricchi e famosi solitamente in prima fila alle fantasmagoriche sfilate d' alta moda del brand, potremo dire che non tutto è perso per lo meno nella parte occidentale del mondo. Francamente ce lo auguriamo di cuore innanzitutto per i molti dipendenti di un' azienda che dal punto di vista creativo e manifatturiero è un fiore all' occhiello dell' Italia.
stefano gabbana chiara ferragni cheap
E poi è giusto augurarlo anche ai due designer che si sono davvero rotti la schiena per costruire il loro impero e pazienza se hanno notoriamente un pessimo carattere per cui i giornalisti di moda dicono che D&G è come Briatore in The Apprentice: basta una parola sbagliata per sentirsi dire senza appello «Sei fuori».
DOLCE E GABBANA NEL VIDEO DI SCUSE ALLA CINA
Certo sarà dura che qualche vip cinese osi intervenire all' evento: nonostante il video di scuse girato l' altra notte a Milano e postato prima su Weibo poi su tutti i social media del mondo, le polemiche non accennano a spegnersi. I commenti si sprecano nel web e non sono per niente generosi.
Quasi nessuno crede alla storia dell' hackeraggio subito da Stefano Gabbana perché non è la prima volta che il nostro si lascia andare a commenti pesanti sui social, ha addirittura rilasciato una bella intervista a Jo Ellison del Financial Times sulla sua allergia a filtri e censure.
stefano gabbana nega di aver scritto insulti ai cinesi 6
Tanto per dare un' idea, sotto una foto dell' abito da sposa di Chiara Ferragni creato da Maria Grazia Chiuri per Dior ha scritto il lapidario commento «Cheap», tanto scortese quanto inappropriato. C' è da dire che anche per questo lo si segue avidamente: i video in cui compare travestito da cartomante sparando a zero su chiunque gli capiti a tiro fanno morir dal ridere. Qui però le offese sono state pesantissime contro un Paese e un popolo molto attaccato al concetto di Patria.
Non a caso il cantante e attore Wang Junkai ha scritto in una lettera resa pubblica: «La madrepatria non può essere calpestata e la madrepatria di ognuno sta sopra a tutto». Inoltre non sono pochi quelli che dicono che nel video più del pentimento vedono la paura delle pesanti perdite economiche inevitabili quando le più importanti piattaforme di e-commerce cinesi (da Amazon China a Suning che per la cronaca è l' azionista di riferimento dell' Inter) oltre alla mastodontica piattaforma internazionale YNAP (Yoox e Net à Porter) hanno ritirato la merce del brand.
stefano gabbana nega di aver scritto insulti ai cinesi 4
Tra tutti spicca Tony Lin, fondatore con Lindsey Shuyler di @Diet_Prada, l' account che ha fatto esplodere lo scandalo a livello internazionale. L' ex product manager di origini cinesi scrive: «Rispettate i consumatori dei mercati da cui volete trarre profitto. Non state facendo loro un regalo, state prendendo i loro soldi.
Guardate alle persone come a qualcosa di più di una semplice riga sul bilancio delle vostre entrate». Inutile dire che ha ragione ma se davvero Zuo Ye, modella degli infelici video di D&G, ha ricevuto minacce di morte è arrivato il momento di dire basta.
In tutte le lingue del mondo dal mandarino in giù.
2 – «BENE LE SCUSE, MA RISCHIANO DI ESSERE INUTILI»
Daniela Fedi per “il Giornale”
domenico dolce stefano gabbana terry richardson
Francesco Sisci è stato il primo straniero ammesso alla Graduate School dell' Accademia cinese delle Scienze sociali e per più di 20 anni ha lavorato come corrispondente da Pechino per diverse importanti testate. Ha scritto libri e saggi e oggi, oltre a insegnare politica occidentale all' Università del Popolo, è opinionista di affari internazionali per la Cctv e la Phoenix tv. Insomma la persona giusta con cui parlare del video di scuse di Dolce e Gabbana.
Come l' ha trovato?
«Molto bizzarro. Per prima cosa hanno uno stile troppo da Rivoluzione Culturale, come se la Cina fosse rimasta lì. E poi con volto contrito-irritato pronunciano entrambi la frase Se abbiamo sbagliato. In pratica si scusano senza scusarsi davvero e questo dà un altro messaggio di antipatia. Insomma mi sembra che non abbiano capito fino in fondo cosa è successo».
Quindi non pensa che il video sortirà l' effetto sperato?
«Penso che loro abbiano perso e stiano perdendo sempre di più la faccia con i cinesi. La Cina non è l' Italia e si sa che neanche l' Italia è semplice da capire: in ogni regione ci sono regole e tradizioni diverse da rispettare. Insomma per non fare gaffe bisogna avere una vera padronanza della situazione. Secondo me D&G nell' ignoranza si stanno affogando sempre di più».
Si dice che questo video sia stato richiesto dal governo cinese preoccupato dalle violente proteste davanti ai negozi D&G e nei centri commerciali che li vendono. Secondo lei è vero?
«Non lo so. Ma se fosse non hanno capito la richiesta e comunque non l' hanno soddisfatta. Se devi fare un' operazione al cervello usi un bisturi affilatissimo, non un coltellaccio da cucina».
È ancora possibile riparare a questo disastro e, nel caso, come?
«Difficile dirlo, certo non si possono dare consigli in pillole. Se si fossero scusati subito in modo efficace la cosa sarebbe potuta rientrare. Oggi direi che la situazione è molto compromessa e comincia a esserci un contagio asiatico e globale. Quindi recuperare mi sembra difficile e incerto».
Potrebbe esserci un effetto domino sull' intero made in Italy?
«Comincia già a esserci e anche qui bisogna intervenire ma senza coinvolgere lo Stato. Altrimenti si rischiano ulteriori danni».
3 – Pechino e le punizioni commerciali
Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
Non è che stiamo sbagliando mira? Tutti scandalizzati dal video pubblicitario «cinese» di Dolce & Gabbana, in questi giorni. È bruttino e sciocco. E peggiore è probabilmente la difesa che ne è stata fatta nella discussione pubblica.
Ma non possiamo non accorgerci di quello che la vicenda racconta di più grande e più grave. Modelle, tecnici, siti di ecommerce cinesi si sono mobilitati come un sol uomo nella punizione della casa di moda italiana. Offesi, dicono, dalla mancanza di sensibilità verso la cultura del loro Paese, hanno messo in pratica un boi-cottaggio di massa, pale-semente non spontaneo, che ha costretto al rinvio della sfilata prevista a Shanghai.
Non sappiamo se sia arrivato un ordine da qualcuno al vertice del partito e del governo o se la scintilla sia scoccata dallo zelo di un funzionario intermedio. Sappiamo pe-rò che la «punizione» eco-nomica e commerciale è una pratica consolidata, un modo di fare che in Cina si applica a un passo falso, a un errore o a qualsiasi cosa ideologica-mente e politicamente sgradita venga compiuta.
Quando, nel 2010, il comi-tato norvegese del Nobel per la Pace premiò il dissi-dente Liu Xiaobo, Pechino bloccò l' importazione di salmone dalla Norvegia fi-no al 2017. L' Australia ha accusato le autorità cinesi di interferire nella propria politica interna: la reazione è stata violenta sul pia-no verbale ma ha anche preso la forma di ostacoli all' importazione in Cina di vino australiano.
domenico dolce stefano gabbana terry richardson
Ogni governo del mondo che in-tende avere un rapporto con il Dalai Lama deve camminare sulle uova: le sanzioni cinesi arrivano regolarmente quando il leader tibetano viene rice-vuto. Da quest' anno, le compagnie aeree interna-zionali che non definisco-no Taiwan parte della Re-pubblica Popolare vanno incontro a sanzioni.
E così via, innumerevoli imprese hanno dovuto chinare il capo e spesso negare i propri valori per salva-guardare la loro quota di mercato nel Regno di Mezzo. È che, quando ser-ve, l' ambiente di business cinese è usato dalle auto-rità per rovesciare posizio-ni ritenute antagoniste o sgradevoli.
domenico dolce stefano gabbana bianca balti
Ovunque, nel mondo, un imprenditore può fare un errore, usare un linguaggio inappro-priato. Di solito sono i consumatori e il mercato a stabilire la gravità del fat-to. Solo in Cina è costretto a produrre un video umi-liante nel quale fa autocri-tica pubblica, come ai tempi della Rivoluzione Culturale del presidente Mao: ora che Pechino si sente potente, la riedu-cazione la applica su scala globale.
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