SEMPRE FEDELE A MEDIASET - CONFALONIERI ALL'ATTACCO DI GOOGLE E FACEBOOK: "FANNO GLI EDITORI, MA NON PAGANO LE TASSE QUI. CI VUOLE UNA WEB-TAX" - E PIERSILVIO: "CHI VUOLE ENTRARE NELLA PAY TV EUROPEA QUI DEVE PASSARE"

Simone Filippetti per 'Il Sole 24 Ore'

Per anni è stata guerra tra Mediaset e Sky. Sugli abbonati, sullo share, sulla pubblicità. Ora la guerra si sposta: è contro il web. Altro che Rupert Murdoch, il magnate di Newscorp: il vero nemico del gruppo tv della famiglia Berlusconi oggi sono gli editori «fantasma»: Google, Facebook e i tanti siti cugini.

Mentre l'industria dei media crollava, si sono persi 3 miliardi di torta pubblicitaria per strada (9 miliardi nel 2010, circa 6 l'anno scorso) e Mediaset pagava un conto salato (perdita di 280 milioni nel 2012), sul web i social network e i motori di ricerca sono diventati i più grossi editori. Ripubblicano ogni giorno migliaia di contenuti prodotti da tv e giornali. Senza alcun costo, ma incassandone la pubblicità. Esentasse.

La cosa non piace per niente a Fedele Confalonieri, storico braccio destro di Silvio Berlusconi e presidente di Mediaset: «Google, Facebook e Amazon generano ricavi e utili in Italia, ma non pagano qui le tasse» sbotta all'assemblea degli azionisti. Come se non bastasse, «fanno gli editori con i contenuti degli altri». Ci vuole una «web-tax» quella che in Europa sempre più editori, di fronte al calo costante degli inserzionisti, invocano.

Anche perché la pubblicità, fonte primaria di ricavi, è un fiume in secca. Un Confalonieri mai così diretto ha chiosato lapidario: «La ripresa non c'è». E quindi gli editori non si possono permettere il lusso di vedersi scippati dei loro contenuti gratis. D'altronde l'equilibrio dei conti Mediaset è tutto frutto di un gigantesco taglio dei costi: 600 milioni. E il ritorno al pareggio (8 milioni di utili) non è abbastanza: niente cedola (ma almeno ci si consola con il +103% delle azioni).

C'è un cauto, cautissimo ottimismo: si vede qualche timido segnale di rimbalzo della pubblicità nei primi mesi del 2014. Che sarà l'anno più attivo della tv da molto tempo: prima il colpaccio sulla Champions League; il blitz su Ei Towers, che ha consentito di incassare quasi 300 milioni; e ancora i dossier Mediaset Premium e Digital+.

E siccome la finanza è il minore dei problemi al momento, Mediaset può giocare qualsiasi carta: potrà finanziare Ei Towers per l'affondo sulle torri di Telecom Italia. Potrà andare al rialzo nell'imminente asta sui diritti della Serie A. Quelli sul tavolo di Piersilvio sono una serie di dossier a incastro: si sta lavorando per mettere insieme le pay-tv di Italia e Spagna. Nel frattempo Mediaset Espana potrebbe salire in Digital+.

In Italia, invece, si parla con Al Jazeera e Canal+ per una quota della pay-tv Premium. Le trattative corrono su binari paralleli. Quanto vale Premium? Le stime vanno dai 300 fino ai 7-800 milioni. A Cologno sorridono. Sanno di poter trattare da una posizione di forza: «Chi vuole entrare in Europa nella pay-tv, qui deve passare» ha commentato Piersilvio. Mentre a Cologno, l'azienda incassava l'ok dell'azionista Fininvest, i legali del Biscione erano al Tribunale di Milano per il Lodo Mondadori. Alla prima udienza del processo per danni chiesto da Carlo De Benedetti, tutto rinviato: se ne riparlerà in autunno.

 

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