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SLURP! DA PAOLINI A TRAVAGLIO: IL TEATRO CIVILE NELLE MANI DI CHI DI ATTUALITA’ SI OCCUPA PER MESTIERE - CORDELLI: "A TRAVAGLIO IL GIORNALISMO NON BASTA PIU’. COSì E’ SALITO SUL PALCO CON L’ILLUSIONE CHE IL PUBBLICO DIVERSO DA QUELLO CHE LEGGE I GIORNALI, POSSA ESSERE MEGLIO INFLUENZATO"

marco travagliomarco travaglio

Franco Cordelli per il “Corriere della Sera - Roma”

È in declino il teatro civile? Marco Paolini, che ne ha inventato una modalità, da ultimo ci ha raccontato storie letterarie, di Mario Rigoni Stern o di Jack London. Ascanio Celestini sembra seguire strade nuove. Marco Baliani aveva mutato la propria fisionomia da tempo. 

 

Il teatro civile nel senso di teatro legato all’attualità sembra passato in altre mani, in quelle di chi dell’attualità si occupa per mestiere.

FRANCO CORDELLIFRANCO CORDELLI

 

Non abbiamo visto in scena cronisti di rango come Massimo Fini o Gian Antonio Stella? In quanto a Marco Travaglio è l’esatto opposto di Beppe Grillo. Grillo è un uomo di spettacolo che si deve essere stancato di se stesso in quanto tale, ed è di colpo andato verso la politica:

marco travaglio prima dello spettacolomarco travaglio prima dello spettacoloPAOLINIPAOLINI

 

il moralista, il predicatore, infine acquisì la sua più congrua veste, quella dell’uomo d’azione. A Travaglio il giornalismo non basta più. Anche lui è un moralista, anche lui è un predicatore. A chi tiene in mano la frusta ciò che si risolve in mere parole non basta.

 

Così, da giornalista è salito sul palcoscenico: anche in teatro c’è la parola e, si potrebbe pensare, non c’è, di efficace, che la parola. Ma gli spettatori sanno che non è così: in teatro la parola si fa carne (non voglio dire verbo, benché nei predicatori l’ambizione ultima è proprio questa):

 

l’idea, o l’illusione, è che la testa del proprio lettore, o d’un pubblico diverso da quello che legge i giornali, possa essere meglio influenzato. E con che arma se non quella dell’ironia, della comicità, ancora una volta della satira?

 

marco travaglio (2)marco travaglio (2)

«Slurp» (in scena a Roma al Vittoria e ora in giro per l’Italia) è un campionario di frustate, un campionario di nequizie. Il bersaglio, e quasi la causa prima di tanto malessere (italiano) non è la televisione sola, ma i media tutti.

 

Basta ricordare, basta citare, basta enumerare. Travaglio non ha la dinamicità esplosiva di Grillo, ma ha un’arma sottile, per aristocratici o che tali ambiscono essere, ha il fioretto, ovvero il tono, un sarcasmo allo stato puro. E ha cospicui archivi, una possente memoria.

 

giorgia salari e marco travagliogiorgia salari e marco travaglio

L’inizio di «Slurp» è un buon colpo d’occhio: le immagini (e le citazioni) accostano Mussolini e Renzi: nell’illustrazione della loro giornata quotidiana. Non si può non ridere: si deve capire perché è importante che noi si sappia come bene vivano i nostri governanti. Anche il finale è notevole, per orrore, nel ricordo dei più devoti (alla causa di chi ci governa). 
 

giorgia salari e marco travaglio (5)giorgia salari e marco travaglio (5)TRAVAGLIOTRAVAGLIOgiorgia salari e marco travaglio (3)giorgia salari e marco travaglio (3)TRAVAGLIOTRAVAGLIO

Il pubblico, che sia aristocratico o popolare, lo accompagna di continuo ridendo. A fargli da spalla, a Travaglio, c’è un’attrice bravissima, Giorgia Salari. La regia di «Slurp» vanta una firma di prestigio, quella di Valerio Binasco. 
 

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