1- STANCHI DI BELLOCCHIO, KIM KI DUK, GARRONE? NE AVETE LE PALLE PIENE DI CHI SPACCIA VIRZì PER UN MONICELLI, SALVATORES PER UNO SPIKE LEE, I FRATELLI TAVIANI PER I FRATELLI COHEN? UN PO’ DI PAZIENZA CHE ARRIVA “DJANGO UNCHAINED” DI QUENTIN TARANTINO 2- SUL “NEW YORK TIMES”, IL REGISTA DI “PULP FICTION”, PARLANDO DELLE FONTI DI ISPIRAZIONE DEL SUO FILM, A NATALE SUGLI SCHERMI AMERICANI, INCOMINCIA A SVELARE QUALCOSA DI SIGNIFICATIVO. MASSIMA FONTE, OVVIAMENTE, GLI SPAGHETTI WESTERN VIOLENTI DI SERGIO CORBUCCI, DOVE IL BUONO NON ESISTE E TUTTI I PERSONAGGI SONO CATTIVI (NON SOLO “DJANGO”, ANCHE “NAVAJO JOE” E “IL GRANDE SILENZIO”) 3- LO VEDREMO AL FESTIVAL DI ROMA? CHISSÀ, INTANTO PREPARATE I CAVALLI E LE PISTOLE
1- PREPARATE LE PISTOLE!
Marco Giusti per Dagospia
Sveglia, ragazzi e preparate le pistole! Stanchi di Bellocchio, Kim Ki Duk, Garrone, Piccioni & Co? Ovvio. Un po' di pazienza che arriva "Django Unchained" di Quentin Tarantino. Sul numero del 30 settembre del "New York Times", Quentin Tarantino, parlando delle fonti di ispirazione del suo film, incomincia a svelare qualcosa di significativo sul suo imminente "Django Unchained". Si comincia, ovviamente, dagli spaghetti western violenti di Sergio Corbucci, che Tarantino ama particolarmente (non solo "Django", anche "Navajo Joe" e "Il grande silenzio"). Lo vedremo al Festival di Roma? Chissà ... Intanto scaldiamo i cavalli.
2- QUENTIN TARANTINO AFFRONTA IL VECCHIO SUD ALLA MODA DEL VECCHIO WEST (CIOÃ ALLA MODA ITALIANA DEL VECCHIO WEST)
Quest'anno, il regalo di Natale di Quentin Tarantino al mondo è "Django Unchained," la violenta storia di uno schiavo (Jamie Foxx) in missione per liberare sua moglie (Kerry Washington) dalla piantagione dell'uomo a cui appartiene (Leonardo DiCaprio). Le maggiori influenze che ha avuto Tarantino per il film, dice, non provengono dai film americani sulla schiavitù, ma dagli spaghetti western del regista italiano Sergio Corbucci.
Qui Tarantino spiega come i film di Corbucci - incluso "Django", che ha dato il nome al titolo e al protagonista del suo film - siano diventati l'ispirazione per il suo "spaghetti southern". (Intervista di Gavin Edwards.)
Ogni regista di western che avesse qualcosa da dire si è creato la sua personale versione del West: Anthony Mann ha creato un West che avesse spazio per i personaggi interpretati da Jimmy Stewart e Gary Cooper; Sam Peckinpah aveva il suo West, e Sergio Leone. Sergio Corbucci anche, ma il suo West, risppetto a quello degli altri registi, mostrava gli scenari più violenti, surreali, senza pietà che si fossero mai visto nella storia del genere. I suoi personaggi vagavano in un West brutale e sadico.
Gli eroi di Corbucci non possono essere davvero chiamati eroi. Negli western di un altro regista, sarebbero stati i cattivi. E col tempo, Corbucci riuscì a de-enfatizzare totalmente il ruolo dell'eroe. In uno dei suoi film, "I crudeli", non c'è nessun eroe, Ci sono solo cattivi e vittime, e questo è tutto.
In "Il Grande Silenzio," c'è Klaus Kinski che interpreta un feroce bounty killer. Io non sono un grande fan di Kinski, ma lui è magnifico in questo film - è definitivamente la sua miglior interpretazione in un film di genere. L'eroe di "Il Grande Silenzio" è Jean-Louis Trintignant, che interpreta un muto. Togliendogli la voce, Corbucci lo riduce a nulla.
E "Il Grande Silenzio" ha uno dei finali più nichilisti del genere western. Trintignant esce per affrontare i cattivi - e viene ucciso. I cattivi vincono, uccidono tutti in città , poi se ne vanno e questa è la fine del film. E' scioccante per il tempo. Un film come "Day of the Outlaw" di André De Toth, famoso per essere triste e desolato, è quasi un musical se paragonato a "Il Grande Silenzio."
"Silenzio" si svolge sulla neve. Mi piaceva così tanto l'idea dell'azione nella neve che anche "Django Unchained" ha una grossa ambientazione nella neve proprio nel cuore del film.
Corbucci tratta il razzismo in ogni film; nel suo "Django," i cattivi non sono il Ku Klux Klan, ma un loro doppione surreale. Uccidono i Messicani, ma sono parte di una organizzazione segreta, indossano dei cappucci rossi - si limita a questo il loro razzismo verso i Messicani del paese. In "Navajo Joe" i cacciatore di scalpi che uccidono gli indiani per tagliar loro lo scalpo sono selvaggi come la famiglia Manson. E' uno dei più grandi film di vendetta di tutti i tempi: Burt Reynolds come Navajo Joe è una specie di tornado scatenato.
Come usa il suo coltello e fa secchi i cattivi, facendoli cadere e rotolare attraverso le rocce e le sterpaglie, è magnifico. Mi sembra che stia sempre per rompersi l'osso del collo facendo il film, e pare così. Prima che uscisse "Il mucchio selvaggio", era "Navajo Joe" il più violento film che vantasse il logo di uno studio di Hollywood.
Mentre stavo lavorando a un saggio su come lavorassero gli archetipi nei film di Corbucci, ho cominciato a pensare che io non sapevo realmente se Corbucci quando faceva questi film pensasse davvero a queste cose. Ma io sapevo che ci stavo pensando. E se avessi fatto un western, io li avrei messi in pratica.
Quando alla fine ho preso carta e penne per la sceneggiatura, ho pensato a cosa avrebbe potuto spingere i personaggi ai loro estremi? Ho pensato che la cosa più vicina alle ambientazioni brutali di Corbucci fosse il Sud prima della guerra di Secessione. Quando senti le regole e le pratiche dello schiavismo, questo era la cosa più violenta, assurda e bizzarra che potessi scegliere. Non puoi credere a ciò che sta accadendo, che è poi la natura del vero surrealismo.
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