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STEFANIA SANDRELLI 70: “SUL SET CON DE NIRO E DEPARDIEU FACEVO LA BIONDA, INSOMMA LA GATTAMORTA. ANDAVO ALLE PROIEZIONI CON GÉRARD E POI USCIVO CON DE NIRO. FARE LA GATTAMORTA FA BENE PERCHÉ GLI UOMINI PARLANO PARLANO MA SI SPAVENTANO SE UNA DONNA È INTELLIGENTE”

Silvia Fumarola per “la Repubblica”

 

stefania sandrelli sedotta e abbandonatastefania sandrelli sedotta e abbandonata

Un’intervista con Stefania Sandrelli potrebbe non finire mai. Seduttrice naturale, tiene insieme tante donne diverse con leggerezza innata. Sta per festeggiare i 70 anni (il 5 giugno) e 55 anni di carriera «che detto così» sorride lei «fa un po’ impressione, sono tanti. Sa cosa diceva mia madre? “Quel che avviene conviene”. Lo penso anch’io ». Nella sua femminilità convivono erotismo e dolcezza, coltiva un’autoironia che la fa amare anche dalle donne.

 

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Quindi, signora Sandrelli, nessun rimpianto?

«Nessuno. Ho fatto quello che voluto, ho vissuto di cinema senza dimenticare la vita vera. Se arrivata a questo punto - avendo fatto le cose che mi piacciono, avendo due figli fantastici, Amanda e Vito, che fa il chirurgo – dicessi: “Beh no, avrei potuto fare chissà che cosa”, sarei un’ingrata».

 

Settant’anni: come li vive?

«Non me li sento. A volte riguardando le foto, penso: “Ero bellina”, vabbè. Però sono invecchiata bene, il corpo cambia, ma la cosa più importante è la testa. È ovvio che mi diano ruoli da nonna, e non mi dispiace.

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Ho cinque nipoti, li adoro. Lavoro tanto, mi aspettano due film: I falchi di Toni D’Angelo e Caffè nero bollente di Leonardo e Simone Godano. Poi torno a teatro con mia figlia. Dico a tutte: la bellezza passa, non vi attaccate solo a quella che poi sono dolori».

 

Ha amiche che soffrono l’età?

«Non ne parliamo. Si fanno, si rifanno e non ritrovano più la propria faccia. Tutte uguali. È bello riconoscere una persona dalla voce? Io penso di no».

 

A 15 anni Germi la scelse per “Divorzio all’italiana”: cosa prova per quella ragazzina?

«Tenerezza. Un fotografo mi fermò a Viareggio e mi scattò una foto: portavo una gonnellina scozzese e il maglione bluette. Finì sulla copertina del giornale Le Ore, Germi mi fece cercare. Papà non c’era più, i miei sei zii dissero tutti di no. Convinsi mio fratello ad accompagnarmi a Roma. In poco tempo cambiò tutto: dopo Divorzio all’italiana girai Sedotta e abbandonata, Alfredo, Alfredo… ».

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Cosa l’ha guidata all’inizio?

«L’istinto. Ero poco più di una bambina, ma mi sentivo pronta. L’ho detto e lo ripeto: prima da spettatrice poi da attrice, il cinema mi ha dato la felicità. Oltre a Germi ho lavorato con Bertolucci, Scola, Monicelli, Comencini e poi Virzì, che ha una sensibilità rara quando racconta i personaggi femminili».

 

 

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L’amore ha avuto un grande ruolo nella sua vita?

«Beh sì, anche lì, tutto istinto. La passione totale con Gino (Paoli,ndr), la nascita di Amanda. Poi il matrimonio tutto sbagliato con Nicky Pende: dovevamo separarci, volavano le pentole.

 

Per tre anni Amanda ha frequentato la scuola a Milano l’ha tenuta il papà. Io andavo a trovarla. Una rinuncia dolorosa, Amanda è il mio amore, è quella che ha sofferto di più delle mie assenze. Ma abbiamo recuperato il tempo perduto e oggi è felice del nostro rapporto».

 

Cosa la colpisce in un uomo?

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«Sarei bugiarda se dicessi che non guardo anche l’aspetto. Giovanni (Soldati, il regista suo compagno, ndr) era bellissimo. Ma poi contano la testa, l’eros, e il fatto di ridere e arrabbiarsi per le stesse cose ».

 

Ha lavorato con attori belli e fascinosi, le avranno fatto la corte.

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«Anch’io avevo gli occhi. Ho girato Novecento con De Niro e Depardieu, pure Bertolucci era bello, dove buttavo l’occhio cadeva bene. De Niro non sapevo chi fosse, quando lo conobbi gli dissi in faccia: “Madonna quanto sei carino”. Depardieu con la scusa che eravamo marito e moglie, voleva sempre cenare con me: “Devo lavorare sul rapporto” diceva».

 

Bella scusa. E lei che faceva?

«Facevo la bionda».

 

La bionda?

«Vuol dire fare il pesce in barile, insomma la gattamorta. Andavo alle proiezioni con Gérard, vedevo De Niro e poi uscivo con lui. Fare un po’ la gattamorta fa bene perché gli uomini parlano parlano, ma alla fine si spaventano se una donna è intelligente».

 

Con Scola ha girato film indimenticabili: da “C’eravamo tanto amati” a “La famiglia”.

Quanto ha contato?

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«Basta guardare le foto, quando ho avuto dalla Francia l’onorificenza di cavaliere delle Arti e delle Lettere c’era, era a Cannes, a Venezia, c’era sempre. La presenza di Scola è l’attestato che avevo fatto bene le cose. Sono istintiva ma anche fragile. È stato il mio mentore, intelligente e generoso».

 

Che rapporto ha con la politica?

«Ho sempre cercato il meno peggio: sinistra, non estrema. Sono per includere non per escludere, tra pregi e difetti in politica devi accettare i compromessi. Lo dico, non amo i politici. So che è un discorso qualunquista, ma quante ne abbiamo viste? Faccio fatica a fidarmi».

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