“IL SET DI ‘LO SQUALO’ ERA UN INCUBO. PENSAVO CHE NESSUNO MI AVREBBE PIÙ CHIAMATO A GIRARE UN FILM” – STEVEN SPIELBERG RIVELA LA CLAMOROSA STORIA DIETRO ALLA REALIZZAZIONE DEL FILM CHE HA LANCIATO LA SUA CARRIERA: "ERAVAMO IN MEZZO AL MARE E LA TROUPE ERA STREMATA. QUANDO PARLAVO DELLA POSSIBILITÀ DI ESSERE LICENZIATO LA CREW ERA CONTENTA, VOLEVANO TORNARE A CASA” – “QUANDO È USCITO È STATA LA PRIMA VOLTA CHE HO GUADAGNATO MOLTI SOLDI, MI HA DATO UNA SORTA DI INDIPENDENZA: NON INTERESSAVA A NESSUNO FINO A QUANDO..."
Estratto dell'articolo di Laura Zangarini per il “Corriere della Sera”
Il set del film Lo squalo ? «Un incubo vivente». A rivelarlo è Steven Spielberg, 76 anni, in un’intervista al regista Laurent Bouzereau, autore del libro Spielberg. The First Ten Years […] Lo squalo si guadagnò il titolo di film di maggior incasso della storia dell’epoca […] ma, assicura Spielberg, «è stato realizzato nelle peggiori condizioni. L’uomo contro il mare eterno. E il mare ha vinto la battaglia». Per rendere più autentico il film basato sul romanzo omonimo di Peter Benchley, l’allora 27enne Spielberg decide di girare in mare aperto. «Se avessimo girato in una vasca […] al pubblico sarebbe sembrato meno reale, […]».
Ma lo squalo meccanico (chiamato Bruce, come l’avvocato del regista, Bruce Raymer, forse per via delle cause legali che il regista pensava di dover affrontare per aver sforato i tempi di consegna) non funziona, le maree mandano spesso le chiatte con a bordo la strumentazione tecnica alla deriva, dilatando i tempi («Riuscivo a fare una ripresa prima di pranzo e una alle cinque del pomeriggio»), la troupe soffre il mal di mare.
Il set diventa «un incubo vivente — afferma Spielberg —: sapevo che film volevo fare, ma non sono riuscito a realizzarlo in fretta quanto avrei voluto». Tanto che la hit del momento, «Waterloo» degli Abba, gli suona «stranamente profetica: cominciavo a pensare che Lo squalo sarebbe stato una grande sconfitta come lo era stata Waterloo per Napoleone». […]
E aggiunge: «Ogni volta che ho parlato della possibilità di essere licenziato o che il set venisse chiuso, gran parte della troupe era contenta, volevano tornare a casa. Non ho mai pensato di gettare la spugna ma ho passato giorni disperati in cui immaginavo che nessuno mi avrebbe mai più chiamato a girare un film[…]».
La pellicola, sottolinea Spielberg, ha cambiato la sua carriera: «È stata la prima volta che ho guadagnato molti soldi, mi ha dato una sorta di indipendenza. Ma non era quello a essere importante. Ero un regista. Stavo facendo un film. Questo era importante, allora come oggi. Grazie allo Squalo ho potuto girare Incontri ravvicinati del terzo tipo: non interessava a nessuno fino a quando Lo squalo non è diventato un fenomeno». C’è però un rimpianto.
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