IL CINEMA DEI GIUSTI - STORIA UN PO’ SGANGHERATA MA “CONFUSI E FELICI” SI VEDE GRAZIE ANCHE A BATTUTE VOLGARI. COME ROCCO PAPALEO CHE, DAVANTI ALLE OFFERTE DI UN CAMERIERE GAY, DICE: “RISPETTO LE INCLINAZIONI MA NON MI INCLINO”
Marco Giusti per Dagospia
scena tratta da confusi e felici
“Pensavo di migliorare la mia situazione”, dice Marco Giallini neopadre responsabile, “di passare dall’hascish alla cocaina”. “Mio marito sta sempre col coso in mano”, dice Caterina Guzzanti, moglie insoddisfatta di Pietro Sermonti. “No, mica quello lì. Quello so già due anni che ci ha fatto ciaone”. “Massimo rispetto per le inclinazioni”, risponde Rocco Papaleo alle offerte di un cameriere gay, “ma io non mi inclino”.
Insomma, anche se è un po’ sgangherato come storia e sceneggiatura, questo “Confusi e felici”, opera terza di Max Bruno, che lo ha scritto insieme a Edoardo Falcone, grazie a un gran cast, da Claudio Bisio a Anna Foglietta, da Giallini a Rocco Papaleo, da Paola Minaccioni a Pietro Sermonti, a una serie di battute spesso volgari ma ancor più spesso divertenti, e anche a una certa amarezza non banale di fondo, si vede con piacere e è una commedia più sentita e viva di altre. Bruno e Falcone, inoltre, hanno la rara qualità di spingere dai tempi di “Nessuno mi può giudicare” dalla parte opposta della commedia moraleggiante e di buoni sentimenti.
In “Viva l’Italia” si arrivava addirittura a una lettura del ventennio berlusconiano e della politica corrotta assolutamente controcorrente e coraggiosa che fece inorridire i benpensanti del nostro cinema. Rispetto al renzismo dilagante di oggi, era forse un ritratto più reale e sincero dell’Italia di quella di registi più blasonati che devono sempre chiudere i loro film con una qualche chiacchiera di buoni sentimenti. Anche in questo caso i buoni sentimenti non ci sono. E neppure il rispetto per gli anziani.
“Sei morta da sei anni, ma ancora non te l’hanno detto?”, urla Giallini a una vecchia antipatica durante un concerto di musica sinfonica. O per le diversità. O per Caravaggio. “Guarda un po’ se c’è scritto pure sticazzi?”, chiede Giallini alla Foglietta mentre legge il titolo di un’opera. “Quanto disagio psichico”, sbotta a un certo punto una delle pazienti del dottor Marcello, Claudio Bisio, psicanalista non troppo efficace che si scopre malato e gli vengono dati solo tre mesi prima di diventare completamente cieco.
Ma i suoi pazienti, lo spacciatore malato d’ansia Giallini, la ninfomane Paola Minaccioni, il vergine col problema della mamma Max Bruno, uno che “ha fatto del carboidrato la sua ragione di vita”, la coppia piccolo borghese che non scopa, Caterina Guzzanti e Pietro Sermonti, non ne vogliono sapere. E lo perseguitano, perché sono diventati anche amici suoi. E non ne vuole sapere nemmeno la sua segretaria, Anna Foglietta.
E quando scoprono il suo problema, lo seguono in massa da un nuovo psicanalista, Gioele Dix, che ha metodi diversi e più convincenti di lui, uno che cura e non assiste. E lo seguiranno anche quando si dovrà operare in Germania. “Confusi e felici”, è un film curioso, molto personale e sentito.
Si perde un po’ per strada, ma i personaggi sono così buffi e divertenti, e le battute così funzionali che alla fine gli si vuole bene. Con tutti i suoi difetti. E si crede anche a Claudio Bisio, qui sorprendentemente fine e sensibile, che si innamora di Anna Foglietta, sempre meravigliosa, nella gran confusione generale, anche se Giallini è quello che fa più ridere di tutti. Si sapeva. In sala dal 30 ottobre.