ABBIAMO UNA (PORNO) FILOSOFA TRA NOI – STOYA SCRIVE SU “GUARDIAN” E “NEW YORK TIMES'' ED È CONSIDERATA UN PRODIGIO DELLA SCRITTURA – IL ROMANZO DI RAQUEL PACHECO (IN ARTE BRUNA SURFISTINHA) DIVENTATO UNA SERIE HOT SU NETFLIX E VALENTINA NAPPI, CHE ORMAI È OPINIONISTA FISSA IN RADIO E TV… – VIDEO+FOTOGALLERY VIETATISSIMA AI MINORI
Paolo Bianchi per “Libero quotidiano”
È possibile, è lecito, è normale, che una pornostar abbia opinioni? Ebbene sì, ma da qualche tempo è possibile, lecito e quasi normale che le esprima pin luoghi di ampio rilievo mediatico. Un caso recente, perlomeno negli Stati Uniti, è quello di Stoya, al secolo Jessica Stoyadinovich (è metà serba e metà scozzese), trentaduenne di buona educazione datasi all' hardcore per i motivi che lei stessa elenca nei suoi scritti e blog, sia sul Guardian sia sul New York Times, ora compresi in una raccolta intitolata Philosophy, Pussycats and Porn, pubblicata dalla casa editrice californiana Not a Cult.
«Una sua sola riga buttata giù senza pensarci troppo può contenere un intero saggio», ha scritto di lei un giornalista del Guardian. Quanta considerazione per una signorina che non ha certo passato la vita nella biblioteca vaticana, e che tuttavia è chiamata a collaborare anche a riviste accademiche. «Non possediamo ancora un linguaggio serio e adulto per intraprendere discussioni serie e adulte sulla sessualità», afferma.
E sostiene anche che «non c' è una definizione esatta di pornografia«. In effetti, la materia è scivolosa. «Non conosciamo neppure la linea di demarcazione tra sesso e pornografia», aggiunge. Certo, la giovane sessuologa belga Thérèse Hargot le risponderebbe che la pornografia è quella cosa che nuoce alla sessualità perché ne restituisce un' immagine deformata, la rende tutta performance esibizionistica. Ma è proprio su quella distorsione, vera o apparente, che la disinibita giovanotta fa leva.
Quasi ossessionata da Georges Bataille e dal suo Storia dell' occhio, piccolo capolavoro di erotismo surrealista, la pornofilosofa dichiara di lavorare per una "pornografia migliore", cioè in grado di migliorare le relazioni sessuali. Migliorare la società, questa sembra essere la missione della filosofia erotica, un tempo chiamato più semplicemente puttaneggiare. Sex worker e scrittrice è anche l' australiana Kate Iselin, pure lei già opinionista del Guardian (innovativo questo Guardian, vero?)
POCO ORTODOSSE
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«Le lavoratrici del sesso fanno molto bene al mondo. Passiamo del tempo con persone che si sentono sole e cercano compagnia e intimità, aiutiamo la gente ad abbassare le inibizioni e a divertirsi, e spesso forniamo lezioni sulla salute sessuale», ha scritto. Sono femministe, queste tipe? Loro dicono di sì, ma con dei ma e dei distinguo che le rendono davvero poco ortodosse. Stoya si dichiara tale, tuttavia rileva l' esistenza di un' assordante porzione di femministe che detestano l' eterosessualità, i lavori relativi al sesso e, appunto, la pornografia. La Iselin scrive articoli in cui stigmatizza la figura del "maschio femminista», quello che cerca ipocritamente per farsi passare per tale, salvo uscirsene con i peggiori cliché maschilisti non appena eventualmente rimbalzato.
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E ai patiti di Netflix non sarà passata inosservata la presenza di Diario di una squillo brasiliana, film tratto dal romanzo di Raquel Pacheco (nome d' arte Bruna Surfistinha) Il dolce veleno dello scorpione. Anche lei è attrice hard, e anche lei pornofilosofa, in quanto propugnatrice di uno stile di vita non stigmatizzabile, ma in grado di liberarla dalle costrizioni famigliari, svincolando contemporaneamente i maschi da quelle sociali.
Sono argomentazioni non molto dissimili da quelle sbandierate da Riccardo Schicchi, alfiere del pensiero libertario, ma anche scaltro confezionista di maîtresses à penser, rango cui fu innalzata Moana Pozzi, poi passata al mainstream cinematografico e televisivo.
Lei sosteneva che la perversione non fosse nei comportamenti sessuali, ma nella grigia quotidianità. Pubblicò quasi trent' anni fa il libro La filosofia di Moana,i volume feticcio per collezionisti e fu dunque anche lei, una scrittrice e una filosofa autodichiarata.
Non bastasse, anche una pornostar nostrana in grande spolvero, Valentina Nappi, è spesso chiamata qua e là a far da opinionista, quando non da editorialista (per esempio nel programma di Radio24 La zanzara, condotto dal libertario e libertino Giuseppe Cruciani).
Quello che un po' colpisce, in tutto questa gnoseologia della sessualità ostentata, è il relativo silenzio su quanti affari ci stiano dentro, dietro e tutto attorno. La pornoeconomia è una questione planetaria, in California non c' è solo il silicone della ben nota Valle. Vero è che Stoya ci ha per ora rinunciato, preferendo mantenere la sua piccola taglia di seno naturale. Al silicone, mica all' economia.
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