"AL TEATRO LIRICO, DEDICATO AL TUO AMICO GABER, SI SONO DIMENTICATI DI TE! SONO COSE CHE SUCCEDONO IN QUESTI TEMPI" - LA STOCCATA DI RENATO POZZETTO NELLA STRUGGENTE LETTERA AL CORRIERE PER RICORDARE IL GRANDE ENZO JANNACCI – “QUAGGIÙ S’INVECCHIA E LA SALUTE È UN PROBLEMA. TRA UN PO’ SARO’ CON TE LASSU’. FATTI TROVARE CON IL PIANOFORTE E LA CHITARRA. TI RICORDI QUANDO MI PORTASTI A FARE UN GIRO ALL’IDROSCALO, SULLA TUA BARCA A VELA?” - VIDEO
Da rainews.it
“Mi manchi tanto. Mi manca sentirti cantare, quando mi facevi ascoltare le tue novità. O quando ci confidavamo speranze, desideri e quelle cose che pensano tutti ma che non si possono dire” (…)
Si legge nella lettera che Renato Pozzetto, 83 anni da compiere a luglio, scrive sul Corriere della Sera per ricordare Enzo Jannacci, scomparso il 29 marzo 2013.
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Il ricordo del musicista quindi è sempre vivo e vivido nel cuore e nella mente dell’attore milanese che, ad un giorno dall'anniversario della scomparsa dell'amico, scrive:
Ciao Enzo, come va?
Sicuramente dove sei tu va tutto bene. Qui sulla Terra solito casino…
Quelli del Corriere mi chiedono di parlare della nostra amicizia, io però sono un po’ in crisi con la memoria, sai? Dovresti aiutarmi un po’. Quaggiù s’invecchia e la salute è un problema. Tra poco ci rincontreremo, e io sarò felice di stare con te. E tutto sarà come una volta, anzi meglio. Lì c’è tutto e si può fare tutto e bene, proprio come facevi tu…
Mi manchi tanto. Mi manca sentirti cantare, quando mi facevi ascoltare le tue novità. O quando ci confidavamo speranze, desideri e quelle cose che pensano tutti ma che non si possono dire. Ti ricordi quando mi portasti a fare un giro all’Idroscalo, sulla tua barca a vela? Era febbraio, faceva un freddo della madonna, e noi eravamo vestiti come Roald Amundsen, l’esploratore, ma almeno lui aveva una tenda rossa.
Quando io arriverò dove sei tu, se Lui me lo permetterà (io ci spero perché non è che abbia fatto tante cazzate), fatti trovare con il pianoforte e la chitarra. So che lì ci sono strumenti della Madonna. E io vorrei cantare, sai? Qui, con tutto quello che succede, mi mancano voglia e occasioni. Già so che faresti un’altra bella canzone, di quelle che fanno piangere come una fontana, anche perché quaggiù, adesso, manca pure l’acqua e un po’ di umidità farebbe bene.
In questi giorni andrò a teatro, Elio (degli Elio e le Storie Tese) parlerà di te e canterà le tue canzoni, lui è bravo e lo spettacolo sarà bello. Al teatro Lirico, dedicato al tuo amico Gaber, si sono dimenticati di te! Non prendertela, sono cose che succedono in questi tempi. Ora penso di averti rotto le balle e allora ti saluto.
Ciao Enzo, un abbraccio forte, e un bacino.
Ci vediamo presto. Saluti.
Renato