''THE SOPRANOS'', LA PIÙ GRANDE OPERA DELLA CULTURA POP AMERICANA DELL’ULTIMO QUARTO DI SECOLO” - GIANCARLO DOTTO: ‘’LA LUNA TRAVERSA? METTO UNA PUNTATA DEI ‘’SOPRANOS’’ E TUTTO PASSA - SIA CHE UCCIDA, FACCIA SESSO CON CHIUNQUE PURCHÉ RESPIRI, INCLUSA LA RUSSA SENZA UNA GAMBA O DISCUTA CON LA MOGLIE CARMELA E I DUE FIGLI, IL TONY SOPRANO DI JAMES GANDOLFINI È UNA MERAVIGLIA DEFINITIVA CHE DURA QUASI SETTANTADUE ORE REPLICABILI ALL’INFINITO'' - VIDEO: 'THE SOPRANOS BEST MOMENTS'
Giancarlo Dotto per Dagospia - pubblicato il 20 gennaio 2016
Se devo pensare a qualcosa che m’inchioda alla tv, Franca Leosini a parte quando esplora come una locusta il teschio di Rudi Guede, devo andare a Tony Soprano secondo James Gandolfini.
Posso fare anche cinquanta minuti di tapis roulant, pendenza due e velocità cinque, se ho davanti agli occhi questo meraviglioso, ipnotico, animale ronfante, mezzo giuggiolone e mezzo criminale, fino al giorno in cui l’infarto non ci porterà via, lui già fatto, visto si crepi, visto che si crepa. Benedico Sky che ripropone le sei stagioni e gli ottantasei episodi della saga mafiosa .
La luna traversa? Metto una puntata dei Sopranos e tutto passa. Tutto si fa lieve e sopportabile. Mi basta vederlo scendere Tony dalle scale di casa, vestaglia, ciabatte e canotta, sgualcito come un enorme gatto su cui non c’è spazzola abbastanza, e puntare dritto il frigorifero a caccia del rimasuglio di lasagna o di torta.
Ammetto. Probabile che nell’identificazione pesi il peso, complice quel ruffianone di Disney, ovvero l’appartenenza alla stessa famiglia degli orsacchiottoni Yoghi, ma c’è dell’altro che la stazza, molto altro.
James Gandolfini stramazza per abuso di fritto, rum e maionese nella sua vacanza romana la notte del 19 giugno 2013. Padre della provincia di Parma e madre del napoletano, James non poteva che suicidarsi a tavola. Lo trova il figlio Michael nella vasca da bagno della stanza d’albergo. Arriva cadavere all’ospedale.
Ne muoiono due nello stesso colpo quella sera. James Gandolfini e Tony Soprano. Dettaglio che nessuno ha notato o forse sì: la morte dei due è vaticinata con macabra precisione nella decima puntata della quarta stagione.
david chase e james gandolfini
Riguardatela, se amate il brivido. Riunione del clan. Zio Tony, il boss, accusa il nipote Christopher strafatto di eroina di ammazzarsi con la droga e quello replica viperino: “Io mi ammazzo secondo te? Tu per come mangi avrai un infarto entro i cinquant’anni”. Profezia sfiorata e sforata di un’inezia. Ne aveva cinquantuno.
Amavo perdutamente James Joseph Gandolfini già da sette, otto anni prima, da quando lo vidi nella scena di Romance & Cigarettes, il film di Turturro, farsi strabico e quasi schiattare di lussuria mentre la più bella Kate Winset di sempre lo monta da sopra come si fa con un’enorme ciambella smaniosa di esplodere.
Ma il suo Tony Soprano è una meraviglia definitiva che dura quasi settantadue ore replicabili all’infinito. Un mafioso di seconda generazione, del post Corleone, incastrato nei codici d’onore della famiglia, condannato dunque a strangolare e a sparare, a uccidere amici e nemici, ma condannato anche a fare i conti con gli scandalosi affioramenti di un’anima, in quanto tale vulnerabile e attaccabile dal panico dell’orrore subliminale, che siano anatre svolazzanti o feedback materni, e ricoverabile presso una fascinosa psicoanalista a curare un misterioso male che si chiama depressione.
MASCHERA DI GANDOLFINI AL FIREFLY MUSIC FESTIVAL FOTO LAPRESSE
Ok, l’hanno scritto tutti, la storia inventata da David Chase, David DeCesare all’anagrafe, napoletanissimo tanto per capirci, è diventata una serie tv che ha segnato un punto di non ritorno. L’orgoglio di Hbo e tanto di record d’ascolti e titoloni sul New York Times (“La più grande opera pop dell’ultimo quarto di secolo”).
Ma, credetemi, tutto questo non sarebbe accaduto se non fosse transitato sul corpo immenso e immensamente funzionale di James Gandolfini, la sua faccia, ma anche la sua pancia, il suo peloso torace e i suoi piedi bisognosi di muliebri strofinamenti.
Voglio dire, non ci sarebbe stato il transfert con un criminale e il suo grottesco carcere mentale da paleomaschio. Passando dall’enorme sigaro al fettone di pizza, fumando da boss e ruminando da mammifero in piena bonaccia, James riesce a slacciare dalla stessa faccia la malvagia e apatica determinazione dello squalo e il languore del passerotto ripudiato dal mondo intero.
Sia che uccida, faccia sesso con chiunque purché respiri, inclusa la russa senza una gamba o discuta con la moglie Carmela e i due figli, c’è sempre qualcosa di commestibile e alimentare che gli sta intorno o tra le mani, che sanno essere spietate solo in due occasioni, quando strangolano il nemico o quando abbrancano l’avanzo di cibo.
Bisogna risalire alla grandezza di certo Gozzano per ritrovare l’apice poetico di quando lui, Soprano, in solitudine, nella sua stanzetta, estrae la pagnotta con la frittata dalla carta argentata che l’avvolge. Tutto il bambinone finalmente libero di dedicarsi alle sue vere libidini private, senza il tedioso obbligo di truccare appalti o ordinare omicidi.
Del mafioso che canta “Core ‘ngrato” e si genuflette al cospetto di qualunque santo un attimo dopo aver commissionato il misfatto di sangue sappiamo tutto, c’è una letteratura, ma nulla sapevamo del luogo comune quando genialmente incarnato da Gandolfini, in tutte le sue strepitose sfumature.
Non avete tempo? Andate alla quinta puntata della quinta stagione per avere l’antologica sintesi del personaggio. Quando giura alla moglie Carmela, ovviamente falso, la sua probità sui figli e su quanto di più sacro (vi ricorda qualcuno?), mentre alle spalle, nello sfondo, s’intravede il poster di una donna che posa oscena a pecorina.
O, stessa puntata, lui che si rovescia furibondo sulla stessa ingrata consorte (la bravissima Edie Falco) e, nello slancio, se ne va sbattendo la porta. Salvo poi riapparire pochi secondi dopo, resipiscenza grandiosa, per recuperare il cartone di pizza dimenticato sul pavimento. Sublime. Tanto per ristabilire la vera scala dei valori.
Non bastasse il gigantesco Soprano, intorno a lui una corte di caratteri da antologia a chiudere il capolavoro. Il muso più noir della storia del cinema di Steven Van Zandt alias Silvio Dante, chitarrista culto nella vita di Bruce Springsteen, degno di Boris Karloff, quell’altro ceffo iperrealista di Paulie Gualtieri alias Tony Sirico o il tenerissimo Bobby Baccalieri, una delle figure più liriche della storia televisiva, il suo insanabile languore per la morte della sua Karen, per non dire di Johnny Sacramoni, altro boss spietato, disposto a uccidere per difendere l’onore della moglie svampita e bombardona.
Tutti noi. Tutti italiani. Italiani veri. Sanguigni e gaudenti, sbruffoni e sbandieranti, ebbri di tutto, bigotti e malavitosi, soavi e maneschi, a scambiarsi pacche e abbracci esagerati, che sono amore ma possono essere anche odio. Italiani pietrificati di una cartolina che esiste solo nelle tasche dell’emigrante.
E un’infinità di battute memorabili. Tra le tante. “Non gli piscerei sopra se prendesse fuoco”, un malavitoso a proposito di un suo rivale. Carmela a Tony Soprano: “Agisci da buon cattolico per quindici fottuti minuti. Chiedo troppo?” e Tony di se stesso: “Sono un Re Mida alla rovescia: tutto ciò che tocco si trasforma in merda”.
james gandolfini pochi giorni prima della sua morteLA SCOMPARSA DI JAMES GANDOLFINI GANDOLFINI GANDOLFINI CON MOGLIE E FIGLIOGANDOLFINI james gandolfini x JAMES GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI GANDOLFINI JAMES GANDOLFINIarticle A x JAMES GANDOLFINI E SOPRANOS article A DC x GANDOLFINI JAMES GANDOLFINI E MOGLIE article A DC x
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