THAI O NON LO THAI? - I MANIFESTANTI ENTRANO NEL PALAZZO DEL GOVERNO E GRIDANO VITTORIA - MA LA PROTESTA NON SI FERMERÀ FINCHÉ NON AVRÀ ESTIRPATO LA FAMIGLIA DELLA PREMIER

1. THAILANDIA: POLIZIA LASCIA AVVICINARE MANIFESTANTI A GOVERNO
(ANSA-AFP) - Migliaia di manifestanti thailandesi sono stati autorizzati ad avvicinarsi alla sede del Governo a Bangkok, dalla polizia che era dispiegata a protezione degli edifici dietro le barricate di cemento. Gli agenti si sono seduti e hanno lasciato che i manifestanti attraversassero le barricate verso la strada che passa davanti egli edifici governativi.

Le stesse scene si sono avute alla sede della polizia metropolitana di Bangkok, altro obiettivo dichiarato dei manifestanti. Il capo della polizia Kamronwit Thoopkrajang, fischiato finora dalla folla per la sua vicinanza con Thaksin Shinawatra, aveva detto in mattinata che le truppe non avrebbero impedito ai manifestanti di entrare nel quartier generale, che "appartiene al popolo". Nei giorni scorsi la polizia aveva utilizzato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua contro i manifestanti che tentavano di forzare gli stessi blocchi.

2. THAILANDIA: GOVERNO ORDINA A POLIZIA DI RITIRARSI
(ANSA-REUTERS) - Il governo thailandese ha reso noto oggi di aver ordinato alla polizia dispiegata a Bangkok contro le proteste antigovernative di ritirarsi, per evitare violenze. "Il governo non vuole vedere altri scontri, quindi abbiamo ordinato alla polizia di ritirarsi", ha detto il portavoce governativo Teerat Ratanasevi.

3. THAILANDIA: MANIFESTANTI CELEBRANO VITTORIA IN SEDE GOVERNO
(ANSA) - I manifestanti anti-governativi thailandesi stanno celebrando la loro 'vittoria' nel complesso della sede del governo dopo essere stati lasciati entrare senza resistenza dalla polizia su ordine dell'esecutivo. Lo riferiscono diversi giornalisti sul posto.

4. THAILANDIA: LEADER PROTESTA,AVANTI FINCHÈ REGIME "ESTIRPATO"
(ANSA) - Il leader della protesta anti-governativa thailandese, Suthep Thaugsuban, ha incitato i suoi sostenitori a continuare a combattere finchè "il regime di Thaksin Shinawatra" non sarà "estirpato". In un discorso pronunciato oggi, l'ex vicepremier ha ricordato che "il nostro lavoro non è concluso, perché il primo ministro Yingluck è ancora al potere".Suthep ha inoltre escluso di accettare lo scioglimento del Parlamento per andare a nuove elezioni, dato che queste "porterebbero a un'altra compravendita di voti da parte del governo".

L'ex vicepremier ha parlato dopo che i manifestanti sono stati lasciati entrare senza resistenza nel complesso della sede del governo, per uscire poco dopo. Secondo diversi analisti gli inaspettati sviluppi della situazione, dopo due giorni di scontri tra manifestanti e polizia, rappresentano soltanto una tregua in vista del compleanno di re Bhumibol Adulyadej, che dopodomani compirà 86 anni. La tradizione vuole che in quel giorno regni l'armonia tra i thailandesi.


5. TRA I CYBER GUERRIERI ALLA CONQUISTA DI BANGKOK
Raimondo Bultrini per "La Repubblica"

L'intensità dell'assedio è ormai al culmine: obiettivo i due centri del potere thailandese, accerchiati ormai dall'onda montante dei rivoltosi anti-governativi. Lo scontro finale si concentra nel quadrilatero lungo il fiume principale di Bangkok: gli uffici del governo e quelli della polizia metropolitana sono stretti nella morsa di una folla che si è ridotta di numero ma è cresciuta in determinazione e coraggio.

«Non ci capiterà un'altra occasione come questa di cacciare una dinastia di corrotti, e lo faremo! », grida Manee per superare il frastuono dei fischietti e delle manine di plastica che battono al ritmo della anelata vittoria. Il nemico da battere è la famiglia Shinawatra, l'attuale premier Yingluck e suo fratello Thaksin, tycoon di tv e telefonia, ex premier capace di raccogliere consensi bulgari anche dal suo esilio di Dubai.

«Devono andarsene tutti all'estero», dice Tom Mongkorn, noto ai suoi seguaci su Facebook come Tom Drago. I suoi commenti hanno contribuito a infiammare centinaia di giovani, che ora sono qui, con mascherine, occhialetti da nuoto e impermeabili, a marciare con lui verso il Parlamento vuoto.

Per difendersi dal moto di ribellione apparentemente inarrestabile, ieri la premier Yingluck si è presentata per la prima volta davanti alle telecamere per dire al Paese che lei non ci sta a dimettersi entro oggi, come gli ha intimato il leader dell'opposizione Suthep Thaugsuban, già segretario generale del Partito democratico e vicepremier del governo installato dopo il colpo di Stato anti-Thaksin del 2006.

Yingluck ha descritto l'ultimatum più o meno come un ricatto. «Io sto dalla parte della Costituzione - ha detto - e quello che chiedono i manifestanti è incostituzionale ». Si riferisce alla richiesta di sciogliere le Camere per installare un Consiglio del popolo - per ora non meglio definito - che prepari nuove elezioni dopo aver ripulito il Paese dai Thaksin e dalla loro corte di uomini d'affari. A guidare temporaneamente il Paese sarebbe un Governo di tecnici e saggi incaricati di riscrivere le regole della democrazia.

Non ci sono molte tv nelle strade dove il "popolo" stringe a tenaglia governo e polizia, ma la notizia del rifiuto della premier a cedere si diffonde in un battibaleno attraverso cellulari e tablet, raggiungendo i diversi gruppi che circondano gli obiettivi strategici. Subito la giornata prende una piega più violenta, e da entrambe le parti si usano le armi: all'esterno della barricata sassi, mortaretti, bottiglie incendiarie e bastoni mentre all'interno, dietro pesanti barriere di cemento e cavalli di frisia, gli agenti non risparmiano lacrimogeni, getti d'acqua irritante e per la prima volta proiettili di gomma che provocano numerosi feriti.

Per organizzarsi, raccogliere i feriti e distribuire aiuti ai diversi gruppi, questa ennesima rivoluzione delle ex camicie gialle sfrutta messaggini telefonici, Twitter, pagine Facebook e soprattutto le televisioni vicine del movimento: «Servono più persone all'incrocio tra Sri Ayuthaya e Pistanoluk», «Portate cibo e acqua alla gente di Democracy monument». «Altre mascherine allo stage dei comizi », dicono.

I poliziotti, alcuni giovani appena arruolati, altri ormai veterani di tante battaglie in tenuta anti-sommossa, sanno di essere l'ultimo baluardo e quindi i nemici principali, gli "schiavi" del regime come li chiamano i rivoltosi, al contrario dell'esercito, finora considerato dalla parte di chi protesta. «L'obiettivo è la conquista della polizia metropolitana », ha detto Suthep dal palco del comizio issato a ridosso del complesso governativo.
Anche se forse non tutti amano Thaksin, un solo cedimento degli uomini muniti di caschi, scudi e armi anti-sommossa vorrebbe dire la fine del governo, alla cui sorte è legata anche quella dei vertici di polizia. Lo stesso quartier generale della Metropolitan police che si trova in pieno centro, a Siam, da giorni è circondato da una folla meno violenta di quella che si trova in altre parti della città ma inamovibile.

La paura di una sfida senza via d'uscita preoccupa i thailandesi, ormai sempre più divisi in due fazioni nemiche e inconciliabili, con l'incubo ricorrente di una ridiscesa in campo delle camicie rosse pro-Thaksin che tennero in scacco Bangkok appena tre anni fa: finora sono state tenute buone dai leader di governo, ma i loro capi si dicono pronti a difendere in tutti i modi il governo eletto due anni fa.

Per i ribelli non c'è timore che tenga, nemmeno quello di rovinare il giorno del compleanno al vecchio e riverito re Bhumibol, il monarca più longevo del mondo. «Liberando il Paese da Thaksin gli facciamo il regalo più bello », assicura Tom Drago. Anche a costo - gli chiediamo - di essere guidati da un leader a sua volta sospettato di corruzione come Suthep?. «Per adesso abbiamo bisogno di un leader, non possiamo agire nell'anarchia. Poi penseremo a chi dovrà guidare il Paese».

 

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