
CHI SBAGLIA, VINCE - I FILM PIÙ PREMIATI AGLI OSCAR SONO ZEPPI DI ERRORI - I FAVORITI DI QUEST’ANNO NON SONO DA MENO: ECCO TUTTI GLI SVARIONI DI “BIRDMAN”, “AMERICAN SNIPER”, “GRAND BUDAPEST HOTEL”
Roberto Burchielli per “il Venerdì di Repubblica”
Tra due giorni una statuetta d’oro placcato, alta 34 centimetri, deciderà il destino di 8 film e di qualche migliaio di persone che ci hanno lavorato. Per ora la battaglia per aggiudicarsela è ancora aperta ed è senza esclusione di colpi. C’è chi si affida al marketing, alle star protagoniste, chi infine punta tutto sul caso e la scaramanzia. E se vi dicessimo che anche il caso e la scaramanzia, nella corsa all’Oscar, sono variabili calcolate nei minimi dettagli?
Un esempio lampante sono quelli che ad Hollywood vengono chiamati “bloopers” o “goofs”, errori di ripresa, montaggio o disattenzioni del regista, che rimangono immortalati nell’edizione definitiva del film e che contribuiscono molto spesso alla sua consacrazione. Sembra che per alcuni cineasti sia quasi un vezzo, una sfida aperta con il proprio pubblico, un’ammissione di colpa che porta lo spettatore a sentirsi più in gamba del regista e quindi ad apprezzarne l’umana fallibilità.
Non sappiamo se questo fosse il volere di William Wyler quando lasciò che si intravedesse la troupe per ben cinque volte all’interno del suo film Ben-Hur, portando a casa 11 Oscar. È più probabile però che fosse l’azzardo calcolato di due registi conosciuti per la loro pignoleria come James Cameron, Titanic (11 Oscar, 270 errori), e Peter Jackson, Il Signore degli Anelli: il ritorno del re (11 Oscar, 286 errori). Così vi vogliamo raccontare le otto pellicole candidate quest’anno come “miglior film” attraverso le loro inesattezze, che siano errori di edizione, di continuità, anacronismi, sviste palesi sui fatti raccontati, per permettervi di giudicare al meglio e poter azzardare una previsione su chi vincerà la statuetta.
AMERICAN SNIPER di Clint Eastwood
Il film sul cecchino più infallibile dell’esercito americano si distingue per errori di ogni genere. Da quelli di continuità, come la scena in cui la moglie del protagonista gli passa la figlioletta appena nata e la cerniera della sua felpa si apre e si chiude più volte. Alle piccole inesattezze, legate soprattutto alle divise e agli armamenti usati dai soldati in Iraq, al modo di piegare la bandiera durante un funerale di Stato, ai capelli di Bradley Cooper neo sposo, troppo lunghi e fuori ordinanza per un Seals.
clint eastwood regista di american sniper
Sorvoliamo sulla pronuncia sbagliata degli iracheni interrogati e approfondiamo invece le disattenzioni sui fatti accaduti realmente. L’errore più evidente è che nel film Chris Kyle entra nei Seals prima dell’11 settembre 2001 a 30 anni e ne ha 39 quando viene ammazzato nel 2013. Nella realtà si arruola a 24 anni. Infine ci sono gli anacronismi, per esempio il protagonista che, prima di morire, gioca alla Xbox One con il figlio, nonostante questa venga messa in commercio l’anno dopo la sua dipartita. Ma due sono i veri svarioni del film.
Il primo lo si nota durante una missione di appostamento notturno in incognito. Nonostante questo, una decina di Seals armati di tutto punto si siede a tavola con il padrone di casa e con la luce accesa vicino ad un’enorme finestra aperta che dà sugli altri edifici del paese. Il secondo, una piccola delusione da parte del maestro Eastwood: era da tanto tempo che non si vedeva una scena così brutta con un bambolotto al posto di un bambino piccolo, come quella in cui Bradley Cooper prende in braccio per la prima volta sua figlia.
BIRDMAN di Alejandro González Iñárritu
La storia di Riggan Thompson, attore in crisi interpretato da Michael Keaton, è ricca di errori “geografici” facilmente riscontrabili. Per esempio, nella scena dell’ospedale, uno dei personaggi guarda fuori della finestra e loda la bellissima vista su Central Park. Peccato che sia dichiaratamente il Bryant Park, poiché si vede l’omonimo Hotel e la biblioteca pubblica. Ci sono poi molte piccole sviste ed errori di fatto, come quando viene chiesto a Riggan di leggere la pagina 12 del giornale e lui guarda su quella a destra, mentre in qualsiasi quotidiano le pagine pari si trovano a sinistra.
Oppure quando Sam, Emma Stone, parla del nostro pianeta e dice che la terra è nata 6 miliardi di anni fa, mentre qualsiasi studente delle medie sa benissimo che ha 4,3 miliardi di anni. C’è un altro errore evidente che da un regista amante della forma come Iñárritu non ci si aspetterebbe, soprattutto in un film come questo fatto di lunghissimi piani sequenza. Sam, Emma Stone, mostra al protagonista un video virale dove lui cammina nudo a Times Square. I punti di vista, in questo caso, sono troppi e molti si escludono a vicenda. Se fossero delle riprese amatoriali fatte da più persone in punti diversi, dovremmo vederli ripresi vicino a lui mentre stanno girando la scena.
BOYHOOD di Richard Linklater
boyhood le fasi della crescita di ellar coltrane
A questo film, unico nel suo genere, realizzato nel corso di 12 anni per raccontare in modo veritiero l’adolescenza di un ragazzo, perdoniamo gli errori di continuità. Tralasciamo gli orologi che saltano di 20 minuti da un’inquadratura all’altra, i viaggi in macchina dove le strade si ripetono come se i protagonisti girassero in cerchio e le partite di baseball in cui la squadra ospite ha la maglietta blu all’inizio e poi grigia sul finale. E in modo benevolo giustifichiamo le sviste evidenti: i tagli diversi di capelli dei protagonisti, addirittura all’interno della stessa scena. Come quella in cui il ragazzo videotelefona a suo padre e vediamo la sua immagine nel riquadro dell’iPhone con la pettinatura cambiata.
THE GRAND BUDAPEST HOTEL di Wes Anderson
A salvare invece il film del regista texano dai tanti errori di continuità è l’aria rocambolesca e surreale delle vicende narrate. Infatti, anche se ci sono maniche strappate che ritornano magicamente al loro posto o baffi che spariscono e riappaiono sui volti degli attori, tutto passa inosservato grazie all’aspetto inusuale dei protagonisti. Così come quando veniamo distratti dall’improbabile cappello dell’anziana Madame D, interpretata dall’irriconoscibile Tilda Swinton, che sale e scende in ascensore nonostante la manovella di marcia non sia mai sul punto esatto: molto spesso è al centro mentre sale, mentre dovrebbe essere fermo.
grand budapest hotel tilda swinton
Sono molti anche gli anacronismi, soprattutto nei tratti del racconto ambientato negli anni 30. Per esempio lampade fluorescenti che ancora non esistevano o gatti morti che finiscono in sacchetti di plastica che entreranno in commercio solo dal 1965. Ed infine, nel 1968 un uomo che viene salvato dal soffocamento con la manovra di Heimlich, che sarà presentata dal dottor omonimo solo nel 1974.
LA TEORIA DEL TUTTO di James Marsh
Il racconto sulla vita di Stephen Hawking possiamo dire che è un ottimo candidato alla vittoria della statuetta più ambita. Infatti è ricco di imprecisioni. Come per esempio nella scena in cui Jane, la ragazza che diventerà la moglie del giovane scienziato, gli lascia un tovagliolo con sopra il suo numero di telefono sbagliato, con il prefisso di Cambridge, 0223, che non era ancora in uso ai tempi.
la teoria del tutto di james marsh 6
Ma due sono le disattenzioni più clamorose, soprattutto per il tema trattato. La prima è presente nella scena del ballo, in cui i due innamorati, ammirando il cielo stellato, scorgono le costellazioni del Sagittario e dello Scorpione. Peccato che dalla latitudine di Cambridge sia impossibile vederle. La seconda invece è nella scena in cui lo studente Hawking viene accompagnato dal suo professore a visitare il laboratorio di fisica dell’Università di Cambridge, dove Rutherford ha scisso per la prima volta l’atomo. Esperimento che avvenne invece nell’Università di Manchester, dove lo scienziato insegnava.
WHIPLASH di Damien Chazelle SELMA di Paul Webb
Questi due film non sono tra i favoriti, almeno per il numero esiguo di errori, di continuità nel primo e di anacronismo nel secondo. Infatti nel film sulla vita di Martin Luther King, ci sono frullatori con tastiere a led, insegne moderne della Pepsi, bottiglie d’acqua di plastica che ai tempi non esistevano.
THE IMITATION GAME regia di Morten Tyldum
L’alto numero di inesattezze presenti in questa pellicola sulla vita del matematico Alan Turing dovrebbe invece far ben sperare i suoi ammiratori nella corsa verso l’Oscar. Gli appassionati di treni possono sbizzarrirsi nello scovare errori sui locomotori elettrici e i modelli che ovviamente non c’erano ancora nel periodo della Seconda guerra mondiale, così come gli esperti di orologi da polso verificando l’inesattezza di quelli indossati da Turing. C’è una scena in cui l’ispettore corregge una scritta con il bianchetto nel 1951, quando ancora non era stato inventato.
IMITATION GAME
benedictcumberbatchthe imitationgame
Ma l’anacronismo più evidente lo si nota nel linguaggio dei protagonisti: a quei tempi nessuno avrebbe mai detto «fare il culo a qualcuno». Un’ultima annotazione: non fu il matematico a costruire materialmente il decodificatore, come si vede per gran parte del film, bensì la British Tabulating Machine Company. Per concludere questo nostro gioco de “Gli errori da Oscar” vi citiamo due opere, due eccezioni che potrebbero confermare la regola. Sono le pellicole con maggior numero di errori nella storia del cinema: Apocalypse now (561 errori, solo 2 Oscar), Gli uccelli (543 errori, nessuna statuetta vinta), comunque due capolavori del cinema di tutti i tempi.