VALENTINO FINALMENTE L’HA CAPITA: STA INFATTI PIANIFICANDO LA RICONVERSIONE DA PILOTA MITO A TALENT MANAGER/IMPRENDITORE
Alessandro Pasini per il "Corriere della Sera"
Il dopo Valentino passerà ancora per Valentino. Il nove volte campione del mondo sta infatti pianificando la riconversione da pilota mito a talent manager/imprenditore in missione per risollevare il motociclismo italiano. Accadrà in grande stile quando, non prima del 2014, smetterà di correre. Ma con la sua società , la VR46, Rossi ha già cominciato a seguire da vicino, e nel tempo lo farà sempre di più, lo sviluppo e la crescita dei giovani piloti italiani più promettenti provando a condurli magari fino al Motomondiale.
Il progetto - svelato in anteprima dal sito specializzato moto.it - prevede anche di portare i ragazzi più dotati al famoso Ranch, la pista personale di Tavullia dove il campione si allena e si diverte con i suoi amici motociclisti, professionisti e non. Lì Valentino farà da istruttore avvalendosi del lavoro dei suoi preparatori atletici e del suo staff.
Non sarà un'iniziativa isolata. Anche se non c'è ancora l'ufficialità , esistono contatti ben avviati con la Federazione motociclistica italiana per una collaborazione nel lungo periodo: «Valentino ha sempre dato ampia disponibilità a fare da chioccia ai giovani talenti - racconta il presidente della Fmi, Paolo Sesti -. Il rapporto fra noi è ottimo e confidiamo che in futuro possa migliorare. Un suo ruolo attivo nel nostro progetto giovani sarebbe l'ideale per noi e per tutto il movimento».
L'interesse di Valentino per i baby piloti è noto ed è aumentato negli ultimi tempi parallelamente alla crescita in pista di suo fratellastro Luca Marini, 15 anni, impegnato in Moto 3 nel Campionato italiano. Luca corre spesso al Ranch dove lo scorso inverno è stato invitato anche Romano Fenati, 17 anni, vincitore di un Gp nel Mondiale Moto3 nel 2012, uno dei talenti emergenti del Team Italia, la squadra della Fmi. Alla passione si aggiunge poi lo spirito imprenditoriale di Rossi, deciso a diversificare l'attività della sua azienda di abbigliamento e merchandising di piloti (tra i quali un altro giovane talento come Iannone e gli avversari Marquez e Pedrosa).
La Federazione, d'altra parte, sta investendo uomini e risorse per il rilancio di uno sport in crisi e un testimonial attivo come Valentino sarebbe perfetto non solo sul piano tecnico ma anche per provare ad agganciare nuovi, indispensabili appoggi dal mondo politico, fondi e partner: «Quando vedo il successo del motociclismo spagnolo rimango malissimo e penso che da noi manca il famoso Sistema - spiega Sesti -. Là , oltre a un programma efficace di reclutamento dei talenti, c'è un circolo virtuoso industrie/Case/sponsor che funziona. Da noi no».
L'attuale progetto della Fmi coinvolge un centinaio di piloti tra gli 8 e i 15 anni suddivisi in MiniMoto, MiniGp, PreGp, Campionato italiano velocità e, per i più bravi, Mondiale Moto3 su un doppio binario: «Qualcuno approda al nostro San Carlo Team Italia (Fenati e Bagnaia, ndr), - dice Sesti - altri vengono aiutati nella scelta delle squadre ideali per loro. Tutti con un piccolo sostegno economico di 10/15 mila euro sotto forma di borsa di studio».
Il costo annuo complessivo per la Fmi è un milione e mezzo ma il sostegno esterno è arrivato finora appena da due sponsor (San Carlo e Eni) e, di recente, dalla Dorna, la società organizzatrice del Motomondiale che pare essersi finalmente accorta che un movimento solo spagnolo non fa bene a nessuno, forse neanche alla Spagna. «Supporti importanti, ma è ancora troppo poco», lamenta la Fmi, che si sente ancora sola in questa battaglia difficile ma ormai decisiva per un movimento che, dopo i fasti passati, si è arenato soprattutto nella classi minori.
Il percorso per risalire è lungo e complicato e in Federazione avvertono che ci vorranno ancora tre o quattro anni per vedere i primi risultati. La collaborazione di Rossi, se davvero prenderà corpo in queste forme così ambiziose, potrà forse affrettare i tempi. Se come maestro di talenti Valentino sarà bravo anche solo la metà di come lo è stato da pilota, forse il motociclismo italiano può davvero sperare di ripartire.
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