paolo virzi

LA VENEZIA DEI GIUSTI - VIRZÌ CHE FLOP! ''THE LEISURE SEEKERS'' INCASSA GRANDI APPLAUSI DAGLI ITALIANI IN SALA, MENTRE VIENE MASSACRATO DA “THE HOLLYWOOD REPORTER” E DA “VARIETY”: “NEANCHE DUE ATTORI DEL TALENTO DI HELEN MIRREN E DONALD SUTHERLAND POSSONO SALVARE QUESTO INCREDIBILMENTE PREVEDIBILE ALZHEIMER’S ROAD MOVIE’’

Marco Giusti per Dagospia

 

The Leisure Seekers di Paolo Virzì

 

The Leisure Seekers di Paolo VirziThe Leisure Seekers di Paolo Virzì

Venezia. Sale il dibattito critico sul film di Paolo Virzì, The Leisure Seekers, presentato stamane per la stampa e interpretato da due mostri sacri come Helen Mirren e Donald Sutherland. Grandi applausi dagli italiani in sala e probabili giudizi positivi a difesa del film. Ma mentre già Repubblica proclama il trionfo, sulla stampa estera le cose non vanno così bene. Se “The Guardian” se la cava con tre stellette, “The Hollywood Reporter” e “Variety” massacrano il film: “Neanche due attori del talento di Helen Mirren e Donald Sutherland possono salvare questo incredibilmente prevedibile Alzheimer’s road movie”.

 

The Leisure Seekers di Paolo VirziThe Leisure Seekers di Paolo Virzì

Che dire? Anche se non è un film all’altezza de Il capitale umano e neanche de La pazza gioia, anche se ha una sceneggiatura, scritta addirittura in quattro, Virzì-Archibugi-Piccolo e Stephen Amidon, che ci sembra incredibilmente lontana dalla scuola scarpelliana di Virzì-Archibugi, piena di trovate un po’ banali, anche se, stranamente, non ritroviamo la mano autoriale del regista in questo suo film americano, l’interpretazione di Helen Mirren e di Donald Sutherland per me non solo funziona, ma alla fine, grazie a loro, mi sono anche commosso.

 

The Leisure Seekers di Paolo VirziThe Leisure Seekers di Paolo Virzì

Forse perché tutti abbiamo vissuto o viviamo delle situazioni analoghe. E lì Virzì ha gioco facile. Certo, riconosco che le scene molto simili con Charles Grodin malato di Alzheimer nel bellissimo film di James Toback, The Private Life of a Modern Woman, sono decisamente superiori come scrittura. Eppure, anche nella prevedibilità delle scelte musicali, da “It’s Too Late” di Carole King a “Me and Bobby McGhee” di Janis Joplin, nella presenza un po’ inutile di due attori sconosciuti che interpretano i figli della vecchia coppia in fuga, non è facile non cadere nella trappola che fa comunque funzionare il film. E che forse gli permetterà un buon successo almeno in Italia.

 

The Leisure Seekers di Paolo VirziThe Leisure Seekers di Paolo Virzì

Cioè la presenza, praticamente in ogni scena, di due attori che recitano anche al di là di un copione poco riuscito. E, come nei grandi classici della commedia italiana, spesso, meno regia senti e più libertà hanno gli attori di costruirsi il loro film. Magari esagerando, certo, e infatti c’è chi si lamenta che Helen Mirren parla un terribile accento da South Carolina, e sembra costretta non solo a tenere in piedi la fuga di John e Ella Spencer, ma anche tutto un film che sbanda più della vecchia carretta, un camper Winnebago del 1975, eppure alla fine ti ritrovi a credere all’amore che lega lei, malata di un tumore dilagante, al vecchio marito malato di Alzheimer.

 

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Piccoli miracoli del cinema, dove anche tutti questo “my love”, “honey”, “darling”, alla fine suonano non come riempitivi, ma come parte di una lunga storia d’amore. L’idea del film, e del romanzo da cui è tratto, scritto da Michael Zadoopian, è estremamente semplice. Una vecchia coppia, lui, John, professore di letteratura pazzo di Ernest Hemingway, lei, Ella, fedele moglie da 50 anni, decidono di concedersi una sorta di folle vacanza sul loro storico camper scendendo verso sud, addirittura verso la casa di Hemingway a Key West.

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Nel romanzo andavano in realtà a Disneyland, che forse sarebbe apparsa i nostri occhi una scelta un po’ vanziniana ma meno ovvia di questa trovata più adatta a un film di Muccino. John passa da momenti di lucidità a sbalzi improvvisi di mancanza di memoria creando così sia situazioni da commedia, fra loro due o con presenze esterne, che da dramma.

 

La moglie Ella, malata e coi giorni contati, ha un piano in testa, ma cerca comunque di controllare il delirio progressivo del marito. Detto questo e ripetuto che alla fine cadiamo nella trappola sentimentale di Virzì, riconosciamo anche che i due personaggi non hanno però grande profondità di sceneggiatura e l’intreccio è modesto. Certo, Sutherland è fantastico quando recita Hemingway e la Mirren è fantastica quando si toglie la parrucca e si mostra senza pietà allo spettatore. Ma davvero da un regista come Virzì ci si aspettava qualcosa di più.

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