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VITA, OPERE E PATURNIE DI ALESSANDRO BENVENUTI: ''IO E ATHINA CENCI ERAVAMO DUE ENORMI ROMPICOGLIONI. COI GIANCATTIVI ERAVAMO TALMENTE ALTERNATIVI CHE CI EVITAVANO PURE GLI ALTERNATIVI - PER FRANCESCO NUTI HO NUTRITO TRE ANNI DI ODIO ASSOLUTO. MA POI RECUPERAMMO. LUI È NATO CON UN MALE OSCURO'' - ''VERDONE MERAVIGLIOSO, MONTESANO È UNA PERSONA CHE HA TANTI PROBLEMI'' - E POI LA FUGA DA ''STRISCIA'', I CECCHI GORI, BENIGNI ''QUANDO NON ERA ANCORA ISTITUZIONALIZZATO'', I DELITTI DEL BARLUME...

VIDEO - I GIANCATTIVI

 

 

 

 

 

Estratti dell'intervista di Malcom Pagani per il Fatto Quotidiano

 

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"Io e Athina Cenci - e la prego di scrivere enormi - eravamo due enormi rompicoglioni. Due cerberi terrificanti. Pedanti, molto comunisti, abbastanza ideologici e anche un po' ossessivi con quella storia dello studio, delle prove, dell' attenzione maniacale a quel che facevamo. Lo sapevamo e sapevamo anche che dopo l' iniziale innamoramento, gli attori che si avvicinavano fuggivano perché di noi non ne potevano più. Ci stava bene. Non ci importava perché - pensavamo - non saremmo cambiati. Non cercavamo il successo facile. Quando con I Giancattivi iniziammo a calcare il cabaret eravamo talmente alternativi che non ci volevano neanche gli alternativi".

 

A 20 giorni dai suoi 67 anni, Alessandro Benvenuti, regista, autore, interprete, decine di titoli al cinema, in teatro o in tv, sa che le stagioni non sono state tutte uguali. Tra i teatrini con i Giancattivi e I Delitti del BarLume di Roan Johnson (9 e 16 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno) hanno trovato posto quelle savie e quelle deliranti:

 

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LA GAVETTA

"In un inverno di inizio Anni 80, a Roma, dovetti decidere se farmi tagliare la luce o il telefono. Scelsi la luce perché dalla cornetta poteva sempre arrivare un ingaggio e perché di tornare sconfitto al paesello non se ne parlava. Non ne sarei più uscito. Così tirai la cinghia e quando mi trovai allo stremo venni salvato dai film commerciali". Gegia, Sabrina Salerno, Guido Nicheli. Professione vacanze di Vittorio De Sisti, 1985, è un caleidoscopio degli Anni 80.

 

compagni di scuolacompagni di scuola

Avevo bisogno di soldi, ero veramente ridotto sul lastrico e quindi ripartii dal fondo. Da dove non sarei mai voluto andare. Fu una grande scuola quel tipo di cinema. Anche di sofferenza. Perché in qualche modo dovevo espiare. Avevo perso il successo proprio perché non ne avevo avuto coscienza. All' epoca mi costringevo a quotidiani esercizi volti a massacrarmi. Per 3 volte al giorno mi imponevo di comportarmi diversamente da come mi sarei comportato nella normalità.

 

(...)

 

Poche volte mi sono sentito veramente imbarazzato: una gliela racconto perché è bellina.

 

alessandro benvenutialessandro benvenuti

Per Carabinieri si nasce mi vestirono da Rambo e mi misero tra i bagnanti di Forte dei Marmi. Era agosto, sulla spiaggia passava gente che conoscevo e per il ridicolo mi sentii morire. La regia era di Mariano Laurenti, aiuto di Risi e di Steno, poi caposcuola dei film con infermiere, liceali e ripetenti. Un uomo delizioso, anzi un gentiluomo. Alle ragazze, a fine scena, regalava sempre una rosa rossa.

 

                      

LA NASCITA DEI GIANCATTIVI

Eravamo partiti come operatori culturali dell' Arci nel 1972 e aggregando realtà molto diverse tra loro, anche europee, avevamo creato una rete di realtà in cui tra satira e pantomima si sperimentava un teatro lontano dai circuiti ufficiali. Una sera venne a vederci Mario Luzzatto Fegiz e scrisse un bellissimo pezzo sul Corriere. Le lodi attirarono le attenzioni di Bruno Voglino e di quel genio dimenticato di Enzo Trapani, il regista di Non Stop. Lui e il suo autore, Alberto Testa, vennero a cercarci. "Potreste essere la nuova smorfia - ci dicevano - fareste un provino?" "Non vogliamo", "E perché?", "Perché non ci interessa". A quell' epoca io non possedevo neanche la tv.

alessandro benvenuti i delitti del barlumealessandro benvenuti i delitti del barlume

 

I DELITTI DEL BARLUME

Che dio lo benedica, Roan. Lui e le sue idee. Interpreto Emo, uno dei 4 vecchietti che nei romanzi di Malvaldi aiutano Filippo Timi, Massimo il barista, a indirizzare le sue indagini. Lavoriamo in estate, all' Elba, in una irripetibile atmosfera Anni 60. Sembra di tornare indietro nel tempo.

 

 

BENIGNI

(...) Una volta suggerimmo Roberto Benigni ai promotori di una festa dell' Unità. Lo presero. Lui cantava L' inno del corpo sciolto, in platea si guardavano perplessi. Alla fine si avvicinarono truci i promotori: "Ma chi ci avete mandato?". "Questo farà strada" rispondemmo.

 

Il Benigni degli inizi, quello non ancora istituzionalizzato che mi aveva folgorato con il Cioni Mario di Gaspare fu Giulia, rappresentò un punto di riferimento. L' ho rimesso in scena facendolo interpretare con la sua carica anarcoide a Bobo Rondelli. Per qualcuno è addirittura meglio di quello di Benigni.

 

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MONNI

Carlo Monni l'ho amato di un amore totale. Faceva parte di una genia di toscani ruspanti e sinceri che proprio come noi Giancattivi non erano mai stati schiavi del gusto del pubblico. A volte mi faceva arrabbiare perché buttava le battute e aveva la smemoratezza e il menefreghismo tipici di chi sa come dissipare il suo talento.

 

(...)

 

FRANCESCO NUTI

Nel 78 Francesco Nuti si unì a I Giancattivi (...), il terzo componente del gruppo, Antonio Catalano, in tv non voleva andare. Un funzionario dell' Arci ci segnalò un ragazzo: "Gli somiglia, andatelo a vedere". Ci ritrovammo di fronte a Francesco. Aveva fame, voglia di conquistarsi uno spazio, feroce volontà di successo, un volto che bucava lo schermo. Lo imbarcammo.

 

TOSCANITÀ E PAROLACCE

alessandro  benvenuti compagni di scuolaalessandro benvenuti compagni di scuola

Siamo nati in antitesi al mammismo, al buonismo e anche al vernacolo. Far ridere con le parolacce o con le macchiette regionali era troppo semplice. Sono sempre stato un toscano pentito, non perché non ami la mia terra, ma perché non apprezzo la mancanza di autoironia, il compiacimento, la prosopopea, quella orrenda frase idiomatica: "dillo a me" che sottintende "so già tutto", "sono furbo", "sono intelligente". La negazione stessa dell' intelligenza.

 

LA ROTTURA E LA PACE

(...) Nuti non ce la faceva più a stare in gruppo, voleva tentare la fuga e ci riuscì benissimo. A dirgli vattene a dire il vero fu Athina. Sul set, Francesco non si trovava mai. E tra una crisi di coscienza e un' assenza, la situazione si era fatta insostenibile. Ricordo quella lavorazione con grande sofferenza.

 

(...)

 

Per lui ho nutrito 3 anni di odio assoluto. Tre anni di odio vissuto bene, bene, bene. Poi dopo, nel momento in cui con tanta difficoltà e molto dolore ho compreso l' importanza di Francesco non solo dal punto di vista artistico, ho saputo ringraziarlo. Il suo atteggiamento e le sue decisioni mi costrinsero a fare una dolorosissima riflessione sui motivi per i quali avevo perso il successo popolare e l' autostima.

 

Se sono quel che sono e sono riuscito a fuggire dal mio inferno senza bruciature lo devo anche a lui. Il nostro riavvicinamento fu dolce. Avevamo rialimentato i nostri sogni giovanili: portare in scena Aspettando Godot. È mancato il tempo. Ed è un grande dispiacere.

 

(...)

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Francesco è nato con un male oscuro. Qualcosa si è inceppato nell' infanzia e lui non ha mai superato quello scoglio. Il successo ha nascosto il malessere e al primo intoppo - il pericolosissimo Pinocchio - il male si è ripresentato in maniera devastante ed è venuto giù il cielo. Io non so se Francesco fosse predestinato, ma ho l' impressione che per la fortuna che ebbe, la sorte gli abbia presentato poi un conto salatissimo.

 

 

VERDONE E MONTESANO

Carlo fu meraviglioso e stabilì un rapporto stupendo con tutta la troupe. Anni fa vidi una scritta sul muro: "Santolamazza, laziale". Per me vale più di un David...Montesano è una persona che ha tanti problemi. Problemi seri. È un infelicitatore, uno che porta infelicità sul lavoro. Io avrei voluto Pieraccioni che avevo fatto esordire in Zitti e Mosca, ma Mario Cecchi Gori che mi amava e mi trattava come uno di famiglia, mi disse: "Ti faccio un regalo". Era Montesano.

 

(...) Lasciai la Cecchi Gori ma tornai dopo. Vittorio sapeva della stima di suo padre per me e mi richiamò. Accettai e feci un errore perché la signora Rita Rusic considerò da subito l' operazione maledetta e mi rese la vita difficile.

 

(...)

 

STRISCIA LA NOTIZIA

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Oltre alla Cecchi Gori lasciai in 5 giorni anche Striscia la Notizia dopo aver constatato "l' impossibilità di stabilire un qualsiasi rapporto di solidarietà umana e professionale con il collega Luca Laurenti". Ricci era in difficoltà perché Bonolis lo asfaltava ogni sera. Mi propose di fare una rivoluzione e dissi: "eccomi". Mi ritrovai invece con Anna Maria Barbera della cui presenza non avevo mai sentito parlare a rifare - male - il verso a Iacchetti.

 

Dopo 2 giorni di tormenti scrissi un piano di ristrutturazione che presentai alla redazione. Prevedevo, come accade in teatro, di lavorare provando dalle 9 del mattino. Mi guardarono tutti come un pazzo e Laurenti venne da me quasi strattonandomi: "Mi danno non so quanto al giorno per fare il mio doppiaggio e poi tornare a casa, ho mia figlia, mia moglie e il mio cane, io alle 9 qui non vengo". Capii, salutai e salii in taxi. Da lì scrissi il comunicato e lo mandai all' Ansa prima di vedere la marea montare. Ricci si congratulò: "Sei stato ganzo, mi hai fregato sul tempo".

Athina Cenci Athina Cenci

 

(...)

 

SOLDI

Basta non essere ipocriti. L' ultimo spettacolo con il meglio dei nostri sketch che scrissi prima dello scioglimento de I Giancattivi? Business is business. Ci stavamo per dividere, volevamo raccattare un po' di soldi e lo dichiaravamo. Con onestà.

 

 

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