COME TAROCCO I CLIC - SECONDO “WIRED”, CORRIERE.IT HA GONFIATO IL PROPRIO TRAFFICO ACQUISTANDO CLIC FASULLI, GENERATI ATTRAVERSO IL MECCANISMO DEL “SITE UNDER” - GLI INSERZIONISTI SANNO DI AVER PAGATO PER CAMPAGNE IN PARTE INVISIBILI?

1 - VIDEO CHE SMASCHERA I CLIC TAROCCATI

2 - IL CORRIERE.IT HA GONFIATO IL PROPRIO TRAFFICO INTERNET CON L’ACQUISTO DI CLICK FASULLI

Da “Wired.it”

I CLIC TAROCCATI DI CORRIERE.ITI CLIC TAROCCATI DI CORRIERE.IT

Il Corriere.it ha gonfiato il traffico del proprio sito internet con l’acquisto di click creati in automatico attraverso il cosiddetto “site under”. Oltre a generare pagine e utenti in realtà inesistenti, tale pratica ha provocato anche l’erogazione a vuoto di banner pubblicitari sulla homepage del Corriere della Sera e di preroll, gli spot video,  su Corriere Tv.

Gli inserzionisti hanno dunque commissionato (e pagato?) campagne almeno in parte invisibili. La rivelazione – che Wired è in grado di provare grazie al video pubblicato in questa pagina – arriva all’indomani della dichiarazione che proprio a Wired aveva rilasciato Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs, sui numeri di Corriere.it.

I CLIC TAROCCATI DI CORRIERE.ITI CLIC TAROCCATI DI CORRIERE.IT

Nel commentare il lancio del nuovo sito, che all’avvio aveva avuto più di qualche problema giungendo a dimezzare il traffico, Scott Jovane aveva sottolineato come tuttavia «le correzioni apportate in corsa», avessero avuto esito positivo, tanto che «per alcuni giorni in aprile abbiamo superato il nostro benchmark, Repubblica.it». E proprio al mese di aprile si riferiscono le immagini del video qui sotto.

Nel filmato è ripresa la navigazione sul sito “di gossip e di notizie incredibili” www.stranemaweb.com. Il clip mostra come, cliccando sul simbolo X di chiusura di un pop-up pubblicitario di Allianz, oltre a far sparire l’annuncio si provoca in realtà l’apertura di una pagina sottostante, che carica la home di Corriere.it. L’utente non se ne accorge neppure, se non alla chiusura della pagina soprastante.

SCOTT JOVANE A BAGNAIA SCOTT JOVANE A BAGNAIA

L’operazione viene poi ripetuta in una sezione interna dove, cliccando sulla chiusura di un video, in sottofondo parte il Corriere Tv. In questo caso il video del Corriere, che riguarda una lite tra l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni e Peter Gomez del Fatto accaduta negli studi della 7, è preceduto da un preroll, uno spot pubblicitario che gira a vuoto. Lo scontro Formigoni-Gomez è avvenuto la sera del 16 aprile. La home di Corriere.it che compare nel video si riferisce con ogni probabilità al 18.

Le fonti consultate da Wired non sono state in grado di quantificare l’ammontare del traffico fasullo generato in questo modo, anche se il “site under” si è ripetuto per più giorni. Certo è che – incrociando il dato con il traffico su Audiweb.it, come risulta dall’immagine che riportiamo – si evidenzia che il 17 è proprio uno dei giorni in cui, come ricordava Scott Jovane, si è verificato il sorpasso di Corriere.it su Repubblica.it: 2 milioni 615mila utenti contro 2 milioni e 600mila, 33 milioni di pagine rispetto a 31. Il 16 e il 18 i due siti risultano comunque molto vicini. Ancora, nella giornata del 17 il Corriere.it è risultato essere il sito più visto in Italia tra quelli censiti da Audiweb.it, ad eccezione del portale Libero.

Che il site under non sia stato un fenomeno episodico ma il risultato di una vera e propria campagna si capisce anche dallo stesso video. Al secondo 12, sopra la home di Corriere, nella barra degli indirizzi  appare per qualche istante il parametro “tradedoubler” (vedi immagine in apertura dell’articolo).

Pietro Scott Jovane Pietro Scott Jovane

Si tratta di una multinazionale che ha sede italiana a Milano, e che aggrega un network di siti che mette a disposizione di «inserzionisti che puntano a incrementare in maniera redditizia le vendite e il Roi [ritorno sull’investimento (ndr)] generato dalle attività di marketing». È da questa società che Rcs ha acquistato il traffico.

Va precisato che la pratica dell’acquisto è comune e in sé non censurabile. Spesso gli editori comprano parole chiave sui motori o nei social network per promuovere i propri contenuti o per sostenere le campagne dei propri inserzionisti. Il “site under” tuttavia è diverso.  Lo ha spiegato bene Vittorio Veltroni, già responsabile della divisione digitale di Mondadori e dei servizi online di Vodafone, su Prima comunicazione lo scorso aprile.

RCS RCS

Si tratta una tipologia «fraudolenta», che si basa su «traffico non umano». In alcuni casi questo tipo di traffico è generato da robot, automatismi che simulano il click, o da pixel, la minima unità grafica digitale, all’interno della quale viene compressa la pagina che poi viene mostrata all’utente ignaro. Il “site under” invece, afferma Veltroni, è una «pratica diffusissima anche in Italia; si acquistano inserzioni/banner per cui, aprendo un sito, sotto la pagina si apre automaticamente un’altra finestra o un altro tab del browser.

Questa seconda finestra – molto spesso, una galleria video con pubblicità in autoplay e senza audio – produce, di fatto, una visita, un visitatore unico e la visualizzazione di una serie di unità pubblicitarie». Esattamente quel che è accaduto nel caso del Corriere.it.

Alla richiesta di Wired di spiegazioni in proposito, Rcs  ha dichiarato che quanto accaduto è una pratica «molto poco pertinente ed estranea alla nostra cultura». Nel merito ha inoltre aggiunto che «non c’è stato nulla di fraudolento da parte nostra. Abbiamo comprato traffico in modo trasparente per far conoscere il prodotto. Il fornitore Tradedoubler ha deciso a nostra insaputa di accelerare l’erogazione nei giorni di Pasqua.

Quando ci siamo resi conto che non si trattava di quel che avevamo concordato abbiamo interrotto la fornitura». Rcs aggiunge inoltre che «la quantità di impression è stata comunque minima, inferiore al 3 per cento del totale. Numerosi altri editori», si precisa infine, «si affidano a questi strumenti». Quanto a  Scott Jovane, secondo l’azienda, «trattandosi di un tema di marketing l’amministratore delegato non era a conoscenza dell’accaduto».

Audiweb, l’ente arbitro che certifica il traffico dei principali siti italiani, di cui fanno parte editori, centri media e inserzionisti, ufficialmente non ha voluto commentare il fatto, precisando che non esiste alcuna procedura formale di revisione dei conteggi.

In maniera informale comunque risulta a Wired che «alcune voci su campagne di affiliazione scorrette» fossero giunte all’organismo, e che della cosa qualche giorno fa siano stati informati sia il responsabile del digitale di Rcs Alceo Rapagna sia il direttore del comitato tecnico di Audiweb stessa, con la richiesta di controllare quanto accaduto e – in caso di irregolarità – di porvi rimedio.

Va aggiunto che – come sottolineano alcuni esperti interpellati – la scorrettezza potrebbe essere accaduta alla stessa insaputa del fornitore di Rcs. Il traffico acquistato da un intermediario passa attraverso numerosi siti, e alcuni di questi – almeno in teoria – potrebbero generare traffico in modo improprio senza che neppure l’intermediario se ne possa accorgere.

Il problema del traffico fraudolento non è solo italiano, anzi all’estero ha dimensioni ben più importanti. Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal del marzo scorso, alcune stime arrivano a quantificare che negli Usa i click fasulli potrebbero essere un terzo del totale.

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