renzi boschi

“ABBIAMO SBAGLIATO A FIDARCI DI QUESTI DIRIGENTI” - 500 DONNE DEL PD CONTRO RENZI, ORFINI E BOSCHI: “ANCHE LEGA E M5S HANNO PIÙ RAPPRESENTANTI FEMMINILI IN PARLAMENTO E NEI GRUPPI. C’E’ STATO UN USO CINICO DELLE PLURICANDIDATURE DI ALCUNE DONNE” - NON È ESCLUSO CHE DA QUESTA RIVOLTA POSSA NASCERE UNA CANDIDATURA “ROSA” ALLA SEGRETERIA PD

Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”

RENZI BOSCHI

 

Non solo il M5S, ma persino la destra, compresa quella berlusconiana, accusata solo pochi anni fa di "mercificare" il corpo delle donne, di umiliarne la presenza in politica, si è comportata meglio. E a dirlo sono le stesse donne del Pd, in un urlo che è un vero e proprio atto di guerra. Ma contro i vertici del Pd. Non per niente l' appello riprende un grido di battaglia, Towanda, reso famoso dalle protagoniste di "Pomodori verdi fritti", l' urlo delle donne del Sud, ribelli al potere maschile e al razzismo.

ORFINI

 

Questa volta, però, a urlare Towanda sono donne del XXI secolo. Donne di sinistra, del Pd. Contro i maschi del Partito democratico. Contro l' ex segretario Matteo Renzi e il presidente Matteo Orfini, ma anche contro gli attuali vertici. Colpevoli di aver ridotto la presenza femminile non solo nei gruppi parlamentari, ma anche negli organismi dirigenti. Al punto che il M5S e persino il centrodestra hanno superato il Pd quanto a valorizzazione del genere femminile.

 

LE ACCUSE

CIRINNA'

«Abbiamo sbagliato a fidarci», scrivono le donne dem, «non accadrà mai più». Le firmatarie sono 500 e l' elenco di accuse è lunghissimo: dalla violazione del principio della «parità effettiva a ogni livello», contro lo statuto e nel silenzio degli organismi di controllo all' uso «cinico» delle pluricandidature femminili per far eleggere più uomini; dalle politiche di destra introdotte surrettiziamente, come la previsione del "dipartimento mamme" separato dal "dipartimento pari opportunità" ai molti temi controversi inseriti nei 100 punti del programma. Il risultato, scrivono, è quello ora sotto gli occhi di tutti: il Pd è oggi meno rosa di M5S e della destra. A firmare l' appello sono ex amministratrici locali, dirigenti nazionali, militanti, ex e attuali parlamentari. Di tutte le correnti.

Marina Sereni

 

Tra le altre, la senatrice Paola Boldrini, la sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni, Sesa Amici, la deputata Chiara Braga, la senatrice Monica Cirinnà, Emilia De Biasi, Manuela Ghizzoni, Susanna Cenni, Josefa Idem, la senatrice Vanna Iori, Donata Lenzi, Camilla Fabbri, Francesca Puglisi, Laura Puppato, l' ex vicepresidente della Camera Marina Sereni, Patrizia Maestri, Magda Zanoni.

Laura Puppato

 

«Per la prima volta», si legge nell' appello, «il Partito Democratico è sovrastato nella rappresentanza femminile parlamentare dal Movimento 5 Stelle e dalla Destra e mentre chi ha vinto le elezioni affida la leadership dei gruppi parlamentari e le cariche istituzionali alle elette, nel Partito Democratico un gruppo dirigente sempre più chiuso e muto si trincera in delegazioni e "trattative" di soli uomini». Il riferimento è alla composizione della delegazione Pd al Quirinale, ma anche alle poche cariche decise in queste settimane.

 

IL CONFRONTO

josefa idem medaglie

Eppure, osservano le donne dem, «nella scorsa legislatura, anche grazie alle primarie con la doppia preferenza di genere, eravamo il gruppo più rosa del Parlamento. Abbagliate dal primo Governo con il 50 e 50, ci siamo fidate. Abbiamo pensato: è fatta. Un errore politico fatale che non ripeteremo mai più. Mai più pluricandidature femminili di poche per far eleggere molti uomini. Il cinismo non ha sortito pienamente i propri effetti perché il "flipper" si è incagliato nella batosta elettorale. Il tutto in violazione palese dello Statuto e nel silenzio degli organismi preposti al controllo».

ilaria borletti buitoni

 

Ed è un appello che potrebbe avere sviluppi. Diventerà, infatti, un ordine del giorno dell' assemblea nazionale prevista il 21. Se, infatti, il parlamentino del Pd convocasse il congresso, decadrebbero tutti gli organismi e a quel punto andrebbero tutti rifatti.

Non è escluso, poi, che da questa rivolta possa nascere una candidatura alla segreteria. Una donna, Debora Serracchiani, ha già detto di voler correre alle primarie. Forse non sarà l' unica.

Ultimi Dagoreport

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…