REDDITOMETRO A CHI? - NESSUNO NE VUOLE RICONOSCERE LA PATERNITÀ: IL BANANA, IL CUI GOVERNO L’HA CONCEPITO, LO HA CHIAMATO “ROBA DA STATO DI POLIZIA”, RIGOR MONTIS, IL CUI GOVERNO L’HA RESO EFFETTIVO, CONTINUA A DIRE CHE ERA MEGLIO NON FARLO E CHE ANZI ANDREBBE TOLTO DI MEZZO - INTANTO IL MINISTRO GIARDA HA ANNUNCIATO CHE 94 MISURE SCADONO PRIMA DEL VOTO, E CHE BISOGNA OCCUPARSENE…

La campagna politica-elettorale, per definizione, non è la stagione propizia per pacate e approfondite discussioni sul da farsi. Né possiamo immaginare che in questa fase il Governo (dimissionario) e il Parlamento (sciolto) possano andare molto oltre l'ordinaria amministrazione. Ma a questa fase di "sospensione", va detto con chiarezza, c'è un doppio limite. Un limite è dettato dal buon senso, e investe sia i dati di fatto che la memoria dei cittadini-contribuenti-elettori.

L'altro è imposto dall'esigenza di realizzare, fino in fondo, ciò che è stato già preparato e approvato, rispettivamente, dal governo Monti e dalla maggioranza che lo ha sostenuto. Il caso del nuovo redditometro, la cui entrata in vigore è stampata sulla Gazzetta ufficiale del 4 gennaio, è esemplare. Abbiamo un provvedimento operativo (il Fisco, si sa, non riposa mai) ma sembra che sia caduto dal cielo al termine di un misterioso processo di auto-generazione.

Non è così. Il direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, l'ha presentato con tanto di slides il 20 novembre scorso e il ministero dell'Economia del governo Monti ha varato il relativo decreto attuativo alla vigilia di Natale 2012. E non basta. Il redditometro affinato nella strumentazione altro non è che il frutto del decreto legge 78 del 2010 (articolo 22, aggiornamento dell'accertamento sintetico) voluto dall'allora governo Berlusconi su proposta del ministro Giulio Tremonti (e direttore-macchinista delle Entrate era sempre Befera).

Tuttavia, oggi, né Monti né Berlusconi riconoscono l'oggetto smarrito. Se l'ex premier parla di «roba da stato di polizia» e afferma che il suo redditometro era «completamente diverso», il premier attuale ricorda che si tratta di una misura «doverosa di chi ci ha preceduto» ma che funziona come «una bomba ad orologeria sulla strada del governo». «Fosse per me - ha spiegato Monti che pure nel suo discorso programmatico aveva messo l'accento sulla necessità contro l'evasione di "potenziare e rendere operativi gli strumenti di misurazione induttiva del reddito" - non l'avrei messo, ed è da valutare seriamente l'ipotesi di toglierlo».

Resta da capire perché, allora, il governo non abbia proposto strada facendo una modifica, disinnescando la bomba, o più semplicemente non l'abbia ritirato dalla circolazione. In ogni caso, tutto si può dire meno che il redditometro sia un asteroide precipitato sulla Gazzetta ufficiale delle leggi il 4 gennaio scorso. Certo, in una campagna elettorale per grandissima parte giocata sui temi fiscali, il redditometro è politicamente scomodo da maneggiare di fronte ai contribuenti già fiscalmente stressati ma che al contempo reclamano più durezza contro gli evasori.

E meglio sarebbe, invece che rimpallarsi la sua paternità, spiegare chiaramente nel merito se e come questo strumento deve essere cambiato o rinviato. Quanto al secondo limite che deve essere posto a questa fase di "sospensione", esso riguarda la tendenziale inerzia nell'approvazione delle misure legislative, regolamentari e amministrative che impediscono la piena attuazione delle riforme già approvate dal governo Monti. La campagna elettorale in corso non può far dimenticare il senso dell'emergenza vera e propria che ha contraddistinto un anno di governo dei professori.

Ora le strade della "strana" maggioranza si sono divise e lo stesso premier Monti è in campo con la sua proposta politica. Ma questo non dovrebbe bloccare la conclusione operativa del piano di governo che è stato condiviso fino a dicembre scorso. Come documentato da Rating 24, dopo che si sono perse riforme come la delega fiscale e sta per aprirsi la nuova e incredibile lotteria telematica del "click day" per i rimborsi Irap, sono tanti i provvedimenti che attendono di giungere in porto.

Lo stesso ministro Piero Giarda ha confermato che sono 94 le misure che scadono prima del voto del 24 febbraio (su 246 ancora da adottare) e che ai colleghi ministri è stato chiesto uno sforzo supplementare. Il tempo è poco ma un colpo d'ala su questo terreno, nel momento in cui la polemica politica si fa più aspra, dimostrerebbe due cose. La prima: il senso dell'emergenza non è stato perduto e si lavora con serietà fino all'ultimo minuto utile.

La seconda: al partito dei frenatori che alberga nelle burocrazie ministeriali, parastatali e amministrative si dà una scrollata forte proprio nel momento in cui pensa di essere nella rilassante fase di passaggio da una legislatura all'altra. In attesa di conoscere i nuovi timonieri politici per poi accerchiarli come sempre. Sarebbe un bel, e soprattutto utile, contropiede.

 

MARIO MONTI A PORTA A PORTA E DIETRO LIMMAGINE DI SILVIO BERLUSCONI BERLUSCONI MONTI BERLUSCONI MASAI CON LA TESTA DI MONTIBENNY SU BERLUSCONI E MONTI DA LIBERO REDDITOMETRO logo agenzia delle entrate Ministro Piero Giarda

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini luca zaia vincenzo de luca tribunale

DAGOREPORT - SE DOMANI SALVINI SARÀ CONDANNATO, CHE FARÀ LA DUCETTA DEI DUE MONDI? CHIEDERÀ AL LEADER DELLA LEGA DI DIMETTERSI, RISCHIANDO DI FAR CADERE IL GOVERNO, O ATTACCHERÀ LA MAGISTRATURA ACCUSANDOLA DI AVER SFORNATO UNA “SENTENZA POLITICA”? LA SECONDA CHE HAI DETTO! - A QUEL PUNTO, IL "NESSUNO SI DIMETTE" VARRÀ ANCHE PER SANTANCHÈ, CHE RISCHIA IL RINVIO A GIUDIZIO? – ANNO NUOVO, ROGNE NUOVE: LE REGIONALI AD APRILE 2025 CON LE GRANE CAMPANIA E PUGLIA E IL CASO VENETO DEL DOPO-ZAIA – MELONI PONTE TRA TRUMP E L’UE? UNA FREGNACCIA CHE FA INCAZZARE FRANCIA, GERMANIA E POLONIA: PER PARLARE CON IL NUOVO BOSS DELLA CASA BIANCA, NON ABBIAMO BISOGNO DELLE SMORFIE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA…

giovanni caravelli giorgia meloni francesco paolo figliuolo

DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE. PRENDERÀ IL POSTO DI NICOLA BOERI (CHE FU SCELTO DALLA CAPA DEL DIS, ELISABETTA BELLONI, IN CHIAVE ANTI-CARAVELLI) – PARE CHE LA DUCETTA SIA RIMASTA STREGATA DAL PIGLIO MARZIALE DI FIGLIUOLO, AL PUNTO DA PIAZZARLO SULL’IMPORTANTE POLTRONA GIUSTO PRIMA DELLA FINE DEL SUO MANDATO POST-ALLUVIONE IN EMILIA E ROMAGNA (26/12/24) – LA NOMINA, ''VOLATA'' SOPRA CARAVELLI E MANTOVANO, FA STORCERE IL NASO ANCHE A VARIE FORZE MILITARI: NON ERA MAI ACCADUTO CHE AI VERTICI DELL’AISE CI FOSSERO TRE GENERALI DELL’ESERCITO (CARAVELLI, FIGLIUOLO E ZONTILLI)...

mauro crippa nicola porro bianca berlinguer pier silvio berlusconi paolo del debbio

DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER DETRONIZZARLA: STAREBBERO RACCOGLIENDO UN “PAPELLO” CON LAGNANZE E MALCONTENTI VERSO LA GIORNALISTA DA SOTTOPORRE A PIER SILVIO BERLUSCONI – GLI ANTI-BIANCHINA SONO STATI "INCORAGGIATI" ANCHE DAI FISCHI RISERVATI ALLA CONDUTTRICE AD "ATREJU" DAL POPOLO DI DI FRATELLI D'ITALIA CHE INVECE HA OSANNATO PAOLO DEL DEBBIO COME LEADER DI FORZA ITALIA IN PECTORE (TE CREDO, DEL DEBBIO E' PIU' ''MORBIDO'' DI TAJANI CON LA MELONI) – TRA I PIU' INSOFFERENTI (EUFEMISMO) VERSO BIANCA IL DUPLEX CONFALONIERI-CRIPPA, CAPO DELL'INFORMAZIONE MEDIASET (PORRO, DEL DEBBIO, GIORDANO, SALLUSTI): TUTTI INSIEME NON HANNO MAI DIGERITO CHE L'EX "ZARINA" DI RAI3 INTERLOQUISCA DIRETTAMENTE CON PIER SILVIO

marina pier silvio berlusconi niccolo querci

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (COME “AMBASCIATORE” PER I GUAI POLITICI) E DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO (CHE CURAVA I RAPPORTI PER MEDIASET) - GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE E RITAGLIARSI IL RUOLO DI INTERMEDIARI. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI…

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?