“ALCUNI PARTITI POSSONO NON AVERE APPREZZATO LA MIA GUIDA” – LE CONFESSIONI DI GIOVANNI TOTI TRA LA TANGENTOPOLI AL PESTO E LE ASSENZE DEGLI ALLEATI ALLA PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO IN REGIONE (ZERO ESPONENTI DI FDI E FORZA ITALIA. BUCCI SI FERMA 11 MINUTI, IL LEGHISTA RIXI SE NE VA PRIMA DELL’INIZIO DEL DIBATTITO): “DICEVO ALLA GENTE COSE CHE NON PIACEVANO A TUTTI. QUESTO MI È VALSO UN NUMERO DI GRILLI PARLANTI E CORVI ALLE MIE SPALLE” – ESPONENTI DEL CENTRODESTRA LIGURE: “L’EREDITÀ DI TOTI È IL NOSTRO PRINCIPALE PROBLEMA”
Marco Imarisio per corriere.it - Estratti
Una volta qui era tutto Giovanni Toti. Non soltanto in senso figurato, anzi. Se i luoghi hanno un loro significato, la Terrazza Colombo in cima alla palazzina di Primocanale è sempre stata vista dai detrattori dell’ex presidente della Liguria come un simbolo del totismo imperante, del suo connubio con uno dei principali mezzi di comunicazione locali, per altro diventato un capo di imputazione poi patteggiato anche nell’ambito della nota inchiesta.
(...)
«Certo, alcuni partiti possono non avere apprezzato la mia guida. A volte dicevo alla gente cose che magari non piacevano a tutti, come per esempio sul green pass ai tempi del Covid. Questo mi è valso un discreto numero di grilli parlanti e corvi alle mie spalle, lo riconosco».
Giovanni Toti non se n’è andato politicamente in pace. Seduti davanti a lui mentre dialoga con il direttore del Giornale Alessandro Sallusti ci sono i fedelissimi rimasti tali e i reduci del suo movimento. «Questa è la classe dirigente liberale che io spero possa essere valorizzata tra due settimane» dice rivolto ai suoi pochi candidati superstiti, tre a Genova, una a Spezia, poco altro. Sono gli unici che cita per nome. Quasi nulla rimane di una forza che quattro anni fa stravinse le elezioni regionali con venti punti percentuali di scarto, complice la sua lista personale che segnò un 23 per cento senza precedenti.
il libro di giovanni toti - confesso ho governato
In questa occasione mondana che non solo per via delle luci basse ha un retrogusto di crepuscolo, o almeno di linea d’ombra definitivamente varcata, addio alla politica, torno al caro vecchio giornalismo, contano anche i vuoti. Compresi quelli lasciati da presenze mordi e fuggi. Il suo aspirante successore, il sindaco di Genova Marco Bucci, entra nel grattacielo dritto come un fuso, senza parlare con nessuno, e si ferma per undici minuti, quasi lo stesso tempo fatto segnare dal deputato e coordinatore di Fratelli d’Italia Matteo Rosso, che si porta avanti con il lavoro congedandosi dagli astanti prima ancora di salire.
La sosta più lunga al box in alta quota di Toti è quella di Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, plenipotenziario salviniano in Liguria. Al momento è l’unico politico di vaglia che nel centrodestra sta dando davvero una mano a Bucci, in questa campagna elettorale che pare abbia valore nazionale ma dove il centrodestra nelle sue varie espressioni appare ancora incerto se fare presenza o meno.
«Io sono io, non Toti» è il ritornello della canzone di Bucci, che pure difende il bilancio degli ultimi nove anni dell’amministrazione regionale, ma al tempo stesso, come ha fatto ieri sera a un confronto tra candidati, definisce «ridicola» l’accusa fatta dal rivale Andrea Orlando di essere in continuità con lui. Il centrodestra ligure appare oggi come un equilibrista in bilico tra la rivendicazione dei risultati 2015-2024 e il tentativo di prenderne le distanze. «L’eredità di Toti è al momento il nostro principale problema» ammettono alcuni esponenti della coalizione.
Cosa farne, dove metterlo. Giorgia Meloni ha già fatto sapere di non gradirne la presenza accanto a lei sul palco durante la manifestazione che chiuderà la campagna elettorale. Ragioni di opportunità, ma non solo quelle. La scelta dell’ex presidente ligure di patteggiare una condanna di due anni per uscire dall’inchiesta per corruzione che lo ha portato alle dimissioni è considerata come lo spartiacque del suo gradimento.
matteo salvini e giovanni toti con la vocalist aryfashion al papeete agosto 2016
Un prima nella percezione del totismo, e un dopo molto più negativo, che mal tollera il presenzialismo, o l’umana voglia di non scomparire, dell’ex presidente. L’insofferenza si travasa anche sui «suoi» candidati, come l’ex portavoce Jessica Niccolini, accusata a mezza voce, ma anche intera, di aver lanciato la sua campagna elettorale con un evento troppo «totiano», inteso come sfarzoso, alla discoteca Mako.
Ma il fantasma di Toti è destinato a incombere su queste elezioni regionali così incerte. Con il tormento aggiuntivo, per il centrodestra, di non sapere se si tratta di uno spiritello maligno da allontanare o da fare proprio. Perché questo lo si capirà soltanto la sera del 28 ottobre. A urne ormai chiuse.
giovanni toti a roma 1GIOVANNI TOTI ESCE DAGLI ARRESTI DOMICILIARISILVIO BERLUSCONI E GIOVANNI TOTILA LETTERA DI DIMISSIONI DI GIOVANNI TOTI MARCO BUCCI E GIOVANNI TOTI CON IL PESTOGIOVANNI TOTI ESCE DAGLI ARRESTI DOMICILIARIGIOVANNI TOTI ESCE DAGLI ARRESTI DOMICILIARIMATTEO SALVINI - EDOARDO RIXI - GIOVANNI TOTI