enrico letta alessandro sallusti

“LETTA DEVE NASCONDERE LA BANDIERA, ALTRIMENTI GLI ELETTORI DI SIENA LO RINCORRONO CON I FORCONI” - ALESSANDRO SALLUSTI SDERENA IL SEGRETARIO DEM, CHE SI PRESENTA ALLE SUPPLETIVE SENZA IL SIMBOLO DEL PD: “SI VERGOGNA DEL SUO PARTITO CHE PROPRIO IN QUELLA CITTÀ AVEVA IL SUO BANCOMAT NAZIONALE CHE A FURIA DI PRELIEVI È RIMASTO A SECCO. ‘È PERCHÉ VOGLIAMO ESSERE INCLUSIVI’”, SI GIUSTIFICA. MA A FURIA DI INCLUDERE CHIUNQUE PASSI DA QUELLE PARTI FINIRÀ A ESCLUDERE GLI ELETTORI’…”

alessandro sallusti ph massimo sestini 2

Alessandro Sallusti per “Libero quotidiano”

 

Enrico Letta, segretario del Pd, si candida alle elezioni suppletive di Siena senza il simbolo del Pd.

 

Si vergogna, il segretario, del suo partito che proprio in quella città aveva il suo Bancomat nazionale (il Monte dei Paschi) che a furia di prelievi è rimasto a secco.

 

 

Quello di camuffarsi, direi mimetizzarsi, è un vecchio trucco del Pd che le sue prime elezioni nazionali le vinse con un democristiano (Prodi) e un simbolo di fantasia (L'Ulivo).

 

LA CORSA DISPERATA DI ENRICO LETTA A SIENA

 

 

 

In effetti oggi a votare secco Pd, anche per uno di sinistra, ci vuole una buona dose di coraggio anche nella rossa Toscana.

 

Negli ultimi due anni il partito è andato a braccetto con Di Maio, Conte, Renzi, Draghi, Berlusconi e Salvini.

 

IL SIMBOLO DELLA LISTA DI ENRICO LETTA PER LE SUPPLETIVE DI SIENA

In tredici anni ha cambiato dieci segretari, uno all'anno e poco più, oscillando dalla sua estrema sinistra (Epifani) alla sua destra (Renzi). È passato dal patto con Berlusconi, il Patto del Nazareno, a quello più recente con Beppe Grillo cavando il nullain entrambe le circostanze.

 

Dal '93 in poi il partito della sinistra vive di luce riflessa della destra, mai uno straccio di idea ma solo contro.

 

A lungo contro Berlusconi, poi contro Salvini a cui ora si aggiunge la Meloni. È l'unica organizzazione italiana a dover ringraziare il Duce di essere esistito, la sua unica ragione di vita è infatti dare la caccia ai fantasmi di fascisti che vede ovunque e non riesce ad andare oltre.

 

Dalla classe operaia, ammesso che ancora esista, è stato mollato da tempo, oggi cerca consenso tra gli immigrati, i gay e i trans, tutta gente rispettabile ma numericamente non sufficiente a sostenere una forza di governo.

mattia santori con enrico letta e matteo lepore

 

Le famose élite collaterali (giornalisti, magistrati, intellettuali) fanno quello che possono ma sono un po' come i giapponesi asserragliati nella giungla a guerra finita che ancora pensavano di potercela fare.

 

Povero Letta, per provare a portare a casa un seggio e uno stipendio deve nascondere la bandiera, altrimenti gli elettori di Siena lo rincorrono con i forconi. «È perché vogliamo essere inclusivi», si giustifica. Ma a furia di includere chiunque passi da quelle parti finirà a escludere gli elettori.

ENRICO LETTAenrico letta matteo salvini meeting rimini 2ENRICO LETTA A CORTONA enrico letta matteo salvini meeting rimini enrico letta

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)