CHI METTE D'ACCORDO "IL GIORNALE" E "IL FATTO"? ALFANO! DAI KAZAKI AL TRIBUNALE, IL MINISTRO DEI FLOP RESTA INCHIODATO ALLA POLTRONA. COL PARTITO ALLO SBANDO - TRAVAGLIO: "SCUSA JOSEFA, ABBIAMO CHIESTO LE TUE DIMISSIONI E ORA CI TENIAMO ANGELINO"
1. ALFANO, MINISTRO AI FLOP: SCANDALI, SBARCHI E UN PARTITO ALLO SBANDO
Gian Maria De Francesco per "il Giornale"
italo bocchino fabrizio cicchitto angelino alfano (2)
«Alfano, dimettiti!». Lo urlava ieri il grillino Di Battista, lo ripete quotidianamente il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, e di tanto in tanto ci prova pure qualche esponente del Pd. Ma poi non succede nulla. Troppo prezioso il ministro dell'Interno per le fragili maggioranze di questi due anni di legislatura. Talmente prezioso da esser sopravvissuto alla serie inenarrabile di fallimenti verificatisi da quando è titolare del Viminale.
In principio fu lo scandalo kazako della dissidente Alma Shalabayeva rimpatriata assieme alla figlioletta in fretta e furia. Tutto all'insaputa del ministro. Ma quello del 2013 era solo l'antipasto: da quando è in carica il governo Renzi per Angelino Alfano al Viminale sono stati dolori. Fu una brutta figura per il ministro assistere a Genny 'a carogna che, dopo l'assassinio del tifoso napoletano Ciro Esposito, conduceva da pari a pari una trattativa con le forze dell'ordine stabilendo che la finale di Coppa Italia si potesse giocare. Poi, il triste record degli sbarchi di migranti.
L'anno scorso sono stati oltre 170mila, quasi il triplo del 2011 quando furoreggiavano le primavere arabe. Dall'operazione Mare Nostrum all'attuale Triton la musica non è cambiata: si sprecano soldi, assieme ai profughi arrivano anche criminali e potenziali terroristi e l'Unione Europea continua a lasciare l'Italia da sola.
salvini twitta la fine che fa il podio di alfano
Infine, le migliaia di episodi che aumentano la percezione di un Paese più insicuro. In quel caso un ministro dell'Interno può impuntarsi affinché i fondi destinati al capitolo sicurezza non siano troppo decurtati. Tasto dolente, perché prendere per il bavero Renzi e Padoan e far cambiare loro le tabelle della Stabilità non è nello stile di Alfano che a volte nei confronti del premier pare addirittura deferente. Questa situazione non può chiamarsi altrimenti che un fallimento politico.
Il 2015 avrebbe dovuto essere l'anno della svolta per Angelino, ma altre due tragedie ne hanno messo in dubbio l'adeguatezza alla funzione. In primis, la teppa olandese che ha sfregiato la Capitale prima di Roma-Feyenoord. Indi la strage al Tribunale di Milano. I due predecessori politici di Alfano al ministero, Roberto Maroni e Giuliano Amato, non avevano dovuto portare questo fardello perché si dedicarono interamente al loro incarico.
Non è il caso di Angelino che ha la passione della politica: ha pure fondato un partito, il Nuovo Centro Destra, per dare il giusto sfogo alla sua verve, per replicare l'esperienza del suo mentore Silvio Berlusconi. «Non ci siamo staccati dal centrodestra, ma non aderiamo a Forza Italia», declamò con enfasi nel giorno dello scisma. Da nuova chiave di volta dello schieramento alternativo alla sinistra, Ncd è divenuto (nella migliore delle ipotesi) l'ennesima mutazione genetica post-democristiana.
A voler essere ipercritici, come l'ex capogruppo Nunzia De Girolamo, lo si può chiamare «una costola di Renzi» oppure «zerbini» del premier, pronti ad allearvisi in vista delle Regionali. Talmente proni da rinunciare a un ministro delle Infrastrutture senza batter ciglio solo perché citato nelle intercettazioni della Procura di Firenze.
Insomma, questo nuovo vascello che il prode Alfano aveva varato nei mari procellosi della politica post-berlusconiana si è trasformato in una ridotta piena di veleni e rancori, nel quale si vive con l'assillo di non superare le soglie di sbarramento. Al siculo Angelino non resta che chiedere un miracolo alla Madonna nera di Tindari. Magari si eviterà un altro fallimento.
2. SCUSA, JOSEFA
Marco Travaglio per "il Fatto Quotidiano"
Due anni fa, giugno 2013, Il Fatto e Libero svelano uno scandalo di lavori abusivi in una palestra e di evasioni dell’Ici e dell’Imu a Ravenna che coinvolge Josefa Idem, campionessa olimpionica di kayak, neodeputata del Pd e neoministra delle Pari Opportunità, Sport e Politiche giovanili del governo Letta.
EMILIANO CARLI ROMANZO VIMINALE CON ALFANO
In pochi giorni, dopo un’im - barazzata difesa insaputista alla Scajola, la Idem si dimette. Poi sana le sue pendenze col fisco, versando 3 mila euro per le tasse non pagate (col trucco di dichiarare “abitazione principale” la casa-palestra dove si allenava) e 654 euro per l’abuso edilizio (la palestra, spacciata per luogo di allenamento privato, era aperta al pubblico, priva di agibilità e gestita da un’associazione sportiva con dipendenti e iscritti).
nunzia de girolamo e saltamartini con cicchitto all assemblea di ncd
Sul piano penale, è ancora imputata per truffa aggravata sui contributi previdenziali erogati dal Comune dopo che la Idem si era fatta assumere dal consorte pochi giorni prima di diventare assessore allo Sport nel 2006. Esattamente ciò che ha fatto nel 2004 Matteo Renzi con la ditta di strillonaggio del padre, che da Co.co.co. l’ha promosso dirigente alla vigilia delle elezioni che l’hanno portato alla presidenza della Provincia di Firenze (ma, diversamente dalla Idem e da altri amministratori locali, non è stato mai perseguito dalla magistratura fiorentina).
Ncd Angelino Alfano CARTELLONE PARODIA
Perché ricordiamo questa storia, che pare preistoria? Perché, quando la scoprimmo e la raccontammo, scrivemmo che la Idem doveva lasciare il governo. E lei, spinta dal premier Letta, a sua volta pressato dalle mozioni di sfiducia annunciate da 5Stelle e Lega, se ne andò. Un mese dopo si scoprì che il Viminale, diretto (si fa per dire) dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, aveva fatto arrestare, rinchiudere in un Cie e infine deportare nel loro paese Alma e Alua Shalabayeva, moglie e figlioletta del dissidente kazako Muxtar Äblyazov. Nuova mozione di sfiducia individuale di M5S, Sel e Lega per Angelino Jolie, scaricato anche da Renzi, sindaco di Firenze.
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO ALFANO TAGLIO IL RAMO DI BERLUSCONI
“Se Alfano sapeva – dichiarò il Rottamatore –, ha mentito e questo è un piccolo problema. Ma, se non sapeva, è anche peggio”. Poi intervenne Napolitano con un monito pro-Alfano e tutto il Pd, renziani compresi, salvò l’inde - gno ministro. A novembre, altro scandalo nel governo Letta: la ministra della Giustizia, Annamaria Cancellieri, intercettata mentre solidarizza con gli amici arrestati Salvatore Ligresti & figlie, e si adopera per farne scarcerare una. Solito copione: mozione di sfiducia M5S-Sel, Renzi scatenato per le dimissioni, monito salva-ministro di Napolitano, tarallucci e vino.
Gennaio 2014: il Fatto svela lo scandalo dell’Asl di Benevento, che investe la ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo (Ncd): pressioni per incarichi a parenti. Lei prova a resistere, le opposizioni annunciano la mozione di sfiducia, Renzi fa trapelare che se ne deve andare, e lei alla fine lascia. Febbraio 2014: Matteo il Castigamatti sloggia Letta da Palazzo Chigi e ha finalmente l’oc - casione di mostrare al governo la sua nobilitate. E qui casca l’asino. Si riprende Alfano, sempre al Viminale.
alfano nuova democrazia cristiana
E imbarca come sottosegretari quattro inquisiti del Pd: la Barracciu, appena convinta a “scandidarsi” alle Regionali in Sardegna; Bubbico, all’epoca imputato per abuso d’ufficio (e in seguito assolto); De Filippo e Del Basso de Caro, indagati anch’essi – come la Barracciu – per peculato negli scandali dell’uso privato di rimborsi regionali (De Caro è stato poi archiviato).
Non contento, candida alle Europee Renato Soru, imputato per evasione fiscale e indagato per falso in bilancio e aggiotaggio; Nicola Caputo e Anna Petrone, consiglieri in Campania, indagati per peculato; e il sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, imputato per falso ideologico e abuso. Per fortuna Ferrandino non fu eletto per un soffio (fu il primo degli esclusi), altrimenti la settimana scorsa i carabinieri avrebbero dovuto andare ad ammanettarlo a Bruxelles o a Strasburgo. Soru invece viene eletto. Renzi e i suoi cari ripetono ogni volta a pappagallo che “c’è la presunzione d’innocenza fino alla Cassazione”.
C’è tempo. Così le quote marron si allungano: il sottosegretario Ncd all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, indagato per abuso e turbativa d’asta al Cara di Mineo; e il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, indagato per il porto di Olbia, confermato al suo posto e archiviato. Poi però finisce nelle intercettazioni dall’inchiesta Grandi Opere, beccato a raccomandare il figlio con Incalza: scaricato e costretto a dimettersi. Per lui la presunzione d’innocenza non vale: non è indagato. Ora la Corte di Strasburgo rivela (sai che novità) che nella scuola Diaz di Genova, al G8 2001, la polizia torturò. E chi era il capo della Polizia che torturò?
Gianni De Gennaro, penalmente assolto ma funzionalmente responsabile di quei fatti ignobili, ora presidente di Finmeccanica. Forse dovrebbe andarsene, anche perché lì ha subito ingaggiato come consulente per la sicurezza – pagato dai contribuenti –l’ex capo dello Sco Gilberto Caldarozzi, condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi per falso, reato commesso proprio alla Diaz firmando il verbale che attestava il sequestro (mai avvenuto) di bottiglie molotov.
Perché mai dovremmo stipendiare l’ennesimo pregiudicato? Ma il premier assicura a De Gennaro “piena fiducia” perché “è stato assolto” (Caldarozzi condannato, ma fa lo stesso). Il Renzi del 2014 avrebbe detto: “Se sapeva, ha mentito e questo è un piccolo problema. Ma, se non sapeva, è anche peggio”. Il Renzi di oggi dev’essere un omonimo. In ogni caso, scusaci Josefa: sai com’è, ogni tanto ci capita di distrarci e di pensare di vivere in una democrazia normale.