FARSA ITALIA - ALFANO TENDE LA MANO A FITTO (OCCHIO ALLA COLTELLATA) - IL PUGLIESE, GIA’ CONDANNATO IN PRIMO GRADO, MESSO IN CAMPO DAL BANANA PER CONTRASTARE GLI ALFANO’S (QUESTO E’ IL LIVELLO DELLO SCONTRO)

Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Oggi dovrebbe essere la volta buona. Sono due giorni che Berlusconi annuncia il suo arrivo a Roma e poi l'annulla. Il Cavaliere non ha voglia di occuparsi delle questioni del partito, gli viene la nausea, ha ben altro cui pensare: l'umiliante decadenza da senatore, l'indigeribile affido ai servizi sociali. Tra l'altro, non ha ancora deciso se eleggere residenza nella capitale o tenerla ad Arcore, dove dedicarsi al prossimo.

La scelta della residenza non è secondaria, anche per lo stesso Pdl. A Palazzo Grazioli, dopo avere assolto ai suoi obblighi di recupero sociale, sarebbe costretto a sorbirsi la processione degli esponenti del partito, ascoltare i lamenti dell'uno e dell'altro, tutti a cercare la sua mediazione e benedizione. Per quanto faticoso e scocciante, avrebbe un controllo maggiore del Pdl. Se invece dovesse tenere la residenza a Villa San Martino i rapporti diventerebbero più rarefatti e chi riuscirà a controllare il partito avrebbe più libertà di manovra.

Già, chi prenderà il comando? Per il momento sulla tolda non c'è Berlusconi, che oggi viene a Roma per spegnere il fuoco divampato con l'iniziativa di Fitto e dei cosiddetti lealisti. Incontrerà e ascolterà l'ex governatore pugliese che chiede l'azzeramento delle cariche di partito e le dimissioni di Alfano da segretario perché «un sedere può stare in una sola poltrona e non in tre», quella di segretario, vicepremier e ministro dell'Interno. Falchi un passo indietro, lealisti in prima fila, contestano ai ministeriali di aver tradito Berlusconi, di aver detto signorsì al Cavaliere e poi al Senato gli hanno fatto trovare 23 firme sulla mozione di fiducia al governo Letta.

«Furbetti del quartierino» che vogliono portare il Pdl in dote a un'operazione neocentrista che faccia tabula rasa di Berlusconi. Fitto vorrebbe conquistare il partito e lasciare Alfano al governo, ma Berlusconi non può sconfessare il segretario. Significherebbe sconfessare tutti i ministri, i quali ieri si sono presentati nella sala stampa di Palazzo Chigi per rivendicare le cose fatte nel solco del programma Pdl.

Per smentire di voler fare piccoli centri, ma un grande centrodestra con Berlusconi. Sentinelle antitasse e motore della riforma della giustizia. L'uno accanto all'altro Alfano, Lupi, Quagliariello, De Girolamo e Lorenzin, una sola squadra. «Non facciamo e non faremo polemiche - ha spiegato Alfano - non siamo qui per parlare di regole interne. Tutti insieme faremo le scelte più giuste.

Andremo alla ricerca di punti di incontro per favorire l'unità di partito». Alfano sembra tendere la mano a Fitto. Ma Fitto non gli stringe la mano. Dice che il suo interlocutore è solo Berlusconi: «Nel Pdl ognuno di noi vale uno, mentre Berlusconi vale 10 milioni di voti. Alfano deve dimostrare di avere i voti. Voglio capire dalla sua viva voce se ha abdicato a favore di Alfano. Io non ci sto».

Di buttare a mare Angelino, Berlusconi non ci pensa proprio, ma usa Fitto per limitarne l'ascesa ed evitare il suo pensionamento. Forse oggi farà incontrare i due, chiederà loro di mettersi d'accordo, ma a questo punto Fitto non vuole la cogestione del partito, lo vuole tutto. Il Cavaliere lascerà che i contendenti si azzannino ancora un po' e poi deciderà. Usa tutte le parti in campo.

Ad esempio ieri alla conferenza stampa dei ministri ha mandato Maria Rosaria Rossi, la sua più stretta collaboratrice. E negli stessi minuti Sandro Bondi da Arcore scriveva di non comprendere il senso di una conferenza stampa dove non si fa cenno al «dramma» di Berlusconi. «La conferenza stampa rischia di apparire incomprensibile e perfino paradossale».

 

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