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SALUTAME RENZI! ALFANOIDI E VERDINIANI HANNO CAPITO CHE IL BULLETTO DI RIGNANO HA PERSO IL TOCCO MAGICO E SCAPPANO - BONDI & REPETTI MOLLANO “ALA” E TORNANO NEL GRUPPO MISTO E I SENATORI DI NCD ESPOSITO E AZZOLLINI SONO PRONTI A TRASLOCARE
T.M. per “Libero Quotidiano”
SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI
Il Pd esce con le ossa rotta dai ballottaggi e gli alleati entrano in fibrillazione. Sarà un caso, ma tra i compagni di viaggio di Matteo Renzi, tra forze che sostengono la maggioranza (Area popolare) e quelle che hanno accompagnato il cammino delle riforme (Alleanza liberalpopolare) iniziano i malumori. Il caso che fa più rumore riguarda Ala, il gruppo parlamentare fondato da Denis Verdini, che ieri ha dovuto subire l' abbandono di Manuela Repetti e Sandro Bondi. I due, provenienti dal gruppo Misto dopo aver lasciato Forza Italia, hanno comunicato l' intenzione di fare il percorso inverso.
«La mia posizione è sempre la stessa: pieno sostegno alle riforme che questo governo sta realizzando. Mai avuto ripensamenti», ha minimizzato Repetti, che ha derubricato l' addio ad Ala per tornare al Misto solo con l' esigenza di «avere una maggiore autonomia». Lei e il compagno avevano aderito al gruppo di Ala, costituito il 29 luglio 2015, lo scorso 22 dicembre. Adesso sono i primi, dopo una tornata amministrativa difficile per la maggioranza, a lasciare.
A sorprendere è la tempistica del passaggio di gruppo, notificata il giorno dopo l' esito dei ballottaggi, quasi a marcare una presa di distanza dall' esecutivo. In realtà, pare che alla base del divorzio ci siano non tanto divergenze sul rapporto con il governo, cui Repetti ha infatti confermato il sostegno, quanto malumori sulla gestione e l' organizzazione del gruppo parlamentare, incluso il possibile ruolo della stessa Repetti. Il gruppo di Ala, così, determinante per blindare i numeri della maggioranza al Senato, che senza i senatori verdiniani non avrebbe la certezza della maggioranza assoluta, scende a 18 componenti.
Acque agitate anche in Area popolare. Due senatori vicini al capogruppo Renato Schifani, Giuseppe Esposito e Antonio Azzollini, hanno inviato un ultimatum al leader del partito, Angelino Alfano. «Non mi appartiene l' atteggiamento di chi, pur di salvare se stesso e con un trasformismo-lampo, scarica le proprie colpe guardando in casa d' altri», ha attaccato Esposito, che ha accusato Alfano di aver «ridotto questo nostro movimento, in tre anni, portandolo a percentuali irrilevanti e vicine allo zero».
A scatenare la rabbia di Esposito sono state le parole con le quali il ministro dell' Interno, dopo il voto, si è soffermato sulla «bella batosta» del Pd, definendo allo stesso tempo estinto «il vecchio centrodestra come lo abbiamo conosciuto». All' offensiva anche Azzollini, secondo cui «conclusa questa tornata elettorale, che per quanto riguarda Area popolare ha registrato magri risultati», è necessario «aprire una seria riflessione. Siamo chiamati a fare una scelta rispetto alla nostra partecipazione alla maggioranza di governo».