‘A RENZI, FACCE TARZAN! - L’ITALIA VISTA DAGLI “AMEREGANI”: “ROMA NON SFRUTTA LE POTENZIALITA’ CHE HA. I GOVERNI MONTI E LETTA HANNO EVITATO LA CATASTROFE MA ORA IL PREMIER DEVE FARE LE RIFORME - NECESSARIE NUOVE PRIVATIZZAZIONI E IL TAGLIO DELLA SPESA PUBBLICA”. AMEN

Paolo Mastrolilli per “La Stampa

 

«Purtroppo, il recente focus sull’austerity ha sottratto spazio alle riforme che potrebbero portare la crescita, e in realtà ha soppresso i consumi interni, aggravando perciò la recessione». E’ preoccupato, l’ambasciatore americano in Italia John Phillips, quando scrive questo giudizio al presidente Obama, e non lascia molti dubbi su quale sia la posizione degli Stati Uniti riguardo le politiche economiche europee: il rigore, imposto dalla Germania, sta soffocando la ripresa, e sarebbe ora di sostituirlo con iniziative capaci invece di favorire la crescita.

 

MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE

Il documento in cui Phillips esprime queste opinioni, che «La Stampa» ha ottenuto, è classificato «Secret». Porta la data del 21 febbraio 2014 e si intitola «Scenesetter for the President’s March 26-28 Visit to Rome». In sostanza è la relazione complessiva che l’ambasciatore invia al dipartimento di Stato, e quindi al capo della Casa Bianca con cui ha un ottimo rapporto personale, per preparare il suo viaggio in Italia e il primo incontro ufficiale con Matteo Renzi in veste di presidente del Consiglio. 

 

MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE

I diplomatici americani avevano messo in guardia da tempo Washington sulla possibilità di un cambio a Palazzo Chigi. Si capisce, ad esempio, dal rapporto che avevano inviato a Foggy Bottom il 19 novembre del 2013, intitolandolo così: «Italy: Pdl Schism Rearranges Government Dynamics». Enrico Letta in quel momento è premier, e Renzi non è ancora segretario del Pd. Eppure i rappresentanti Usa a Roma hanno capito che qualcosa si sta muovendo. Due mesi dopo, infatti, Phillips prepara l’incontro di Obama a Roma con un nuovo capo del governo.

 

Mario MontiMario Monti

Il capitolo più urgente, e ancora attuale, è quello economico, che l’ambasciatore intitola «Trying to Turn a Corner». L’Italia sta cercando di voltare l’angolo, ma non ha ancora trovato la strada: «Dopo otto trimestri consecutivi di declino - la recessione continua più lunga dalla Seconda Guerra Mondiale - la crescita economica italiana si è appiattita nel terzo quarto del 2013. La risalita dagli otto punti persi durante questo periodo di due anni sarà lenta. La percentuale ufficiale di disoccupazione, 12,6%, probabilmente continuerà a crescere nel 2015, e potrebbe non recuperare i livelli pre-crisi per almeno un decennio.

 

All’inizio della sua amministrazione, l’ex premier Letta aveva sottolineato il crescente problema della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto quasi il 42%. Il suo governo ha finanziato alcuni piccoli programmi di formazione e agevolazioni fiscali per l’assunzione dei giovani - finora con un minimo impatto misurabile - e ha sostenuto la discussione sul problema in sede europea e al G20. Le banche in Italia restano riluttanti a dare soldi, e la domanda di prestiti rimane bassa.

 

ENRICO LETTA ENRICO LETTA

Eppure, il mercato dei titoli di Stato è migliorato in maniera netta, da quando la crisi finanziaria era cominciata nel 2011. Le rese dei bond stanno rispondendo bene al graduale “quantitative easing” della Federal reserve americana, e i mercati del debito sovrano italiano potrebbe diventare sempre più un paradiso sicuro, per gli investitori che vedono la volatilità nei mercati emergenti».

 

Il ragionamento di Phillips è chiaro: l’Italia avrebbe grandi potenzialità, ma non riesce a sfruttarle. Quindi spiega perché, e cosa si potrebbe fare per cambiare tendenza: «L’aumento delle tasse e la significativa riforma delle pensioni attuati dai governi precedenti hanno aiutato a mettere in ordine le finanze pubbliche italiane, risollevato la credibilità internazionale del Paese, e soddisfatto l’impegno con l’Europa a portare il bilancio in pareggio nel 2013».

ENRICO LETTA CON MATTEO RENZI ENRICO LETTA CON MATTEO RENZI

 

Onore, quindi, ai governi Monti e Letta, perché dopo gli anni di Berlusconi hanno evitato la catastrofe, che rischiava di travolgere l’euro e riportare l’economia globale, Usa compresi, verso la recessione. «Il nuovo gabinetto - commenta Phillips - dovrebbe rimanere attento all’obbligo dell’Italia di ridurre il peso del suo debito ogni anno, a partire dal 2015, e potrebbe continuare la ricerca di nuove risorse praticata dagli esecutivi precedenti, attraverso un possibile nuovo round di privatizzazioni, un’ampia revisione della spesa pubblica, e altre fonti».

 

Detto questo, però, il problema adesso sarebbe soprattutto favorire la ripresa: «Purtroppo, il recente focus sull’austerity ha sottratto spazio alle riforme che potrebbero portare la crescita, e in realtà ha soppresso i consumi interni, aggravando perciò la recessione. L’incertezza politica ha anche frenato i progressi nella soluzione delle sfide di lungo termine sulla competitività dell’Italia. Non solo la costante minaccia del collasso ha distratto il governo Letta dalla sua agenda di riforme, ma gli interessi di parte hanno continuato ad arroccarsi contro i tentativi di rendere le rigide leggi del lavoro più flessibili, semplificare la complessa burocrazia, e riformare le corti, per abbassare la media di sette anni necessari alla soluzione della cause civili».

ENRICO LETTA AL QUIRINALE CON LA FIAT ULYSSE ENRICO LETTA AL QUIRINALE CON LA FIAT ULYSSE

 

Questo è un punto che sta molto a cuore a Phillips. L’ambasciatore prima faceva l’avvocato, e sa quanti uomini d’affari americani vorrebbero investire in Italia. Però l’assenza di cambi strutturali, la lentezza e l’incertezza della giustizia civile, li bloccano. «Questa mancanza di riforme, combinata con le tasse, e i costi dell’energia che sono fra i più alti in Europa, frenano gli investitori, che non sono disposti a correre così tanti rischi. Di conseguenza, il potenziale livello di crescita dell’Italia rimane piatto nel lungo termine».
 

Tra i rimedi possibili, l’ambasciatore nota che Letta voleva far approvare il nuovo trattato per il commercio transatlantico TTIP durante il semestre italiano di presidenza della Ue, ora in corso, nonostante «secondo un sondaggio finanziato dal governo americano, solo l’11% degli italiani sa cosa sia. Roma generalmente non è stata leader nella definizione delle posizioni della Commissione Europea sul TTIP, e la sua priorità è ottenere una maggiore protezione degli indicatori di provenienza geografica dei prodotti. L’Italia riconosce anche che deve attirare addizionali investimenti stranieri diretti, per competere nel mondo globalizzato, ma i suoi sforzi passati sono rimasti al livello retorico, piuttosto che tangibile».

Linda e John Phillips Linda e John Phillips

 

L’ambasciatore quindi conclude con l’invito ad Obama di finalizzare la partecipazione americana all’Expo di Milano, durante la sua visita, perché il governo Letta prevedeva che l’esposizione aumenterà il Pil italiano del 2%. Sono passati appena sei mesi da quel rapporto e la situazione non è cambiata. Questi sono i temi che, sul piano economico, potrebbero riemergere durante gli incontri che Renzi avrà con Obama domani al vertice Nato nel Galles, alla fine di settembre nel suo viaggio all’Onu, Detroit e California, e certamente nella visita alla Casa Bianca che dovrebbe avvenire in autunno.

 

Gli Usa considerano l’Italia un alleato importante, ad esempio per quanto può fare nella crisi ucraina o in Libia, ma anche preoccupante, se tornasse agli errori che lo avevano portato a minacciare la stessa sopravvivenza dell’euro, e quindi la stabilità economica globale. La speranza dunque è che Roma completi le riforme, necessarie a realizzare le sue enormi potenzialità.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…