donald trump

AMERICA FATTA A MAGLIE – LA GUERRA DEI DAZI, I RAPPORTI INCESTUOSI CON LA RUSSIA, LA SFIDA CON L’IRAN: MA COM’È POSSIBILE ALLORA CHE LA POPOLARITÀ DI TRUMP SIA AL 45% (E ALL’88 TRA I REPUBBLICANI)? – PER CAPIRE IL TWEET DI MINACCE A ROUHANI BISOGNA TORNARE A HELSINKI: TRUMP SI È ACCORDATO CON PUTIN PER FARGLI MOLLARE L’IRAN GRADUALMENTE E COLLABORARE CON USA E ISRAELE – A WASHINGTON CI SI ASPETTA UN’OFFERTA ANCHE DA PARTE DI JUNCKER…

Maria Giovanna Maglie per "Dagospia"

 

donald trump

I rapporti incestuosi con la Russia? La guerra suicida delle tariffe?  La vittoria del 2016 rubata grazie alle interferenze? L'inchiesta sul Russia Gate che non si ferma? Le polemiche furibonde sui confini e l'immigrazione? La sfida con l'Iran? L'ex capo della CIA e quello dell' FBI che lo chiamano traditore? I democratici che chiedono pubblicamente e quotidianamente l'impeachment?

 

Com'è possibile una popolarità al 45%, secondo il sondaggio del Wall Street Journal insieme alla NBC, fatto proprio tra il 16 e il 18 luglio, a ridosso del controverso faccia a faccia con Vladimir Putin  a Helsinki?

 

Putin e Trump

Di più, tra i repubblicani la popolarità è all'88%, un record superato solo dopo un anno e mezzo di presidenza da W Bush, ma eravamo in pieno dopo 11 Settembre, per capirci, a Ronald Reagan era al 79 e Barack Obama all'81.

 

Il messaggio è chiaro per il partito repubblicano nella sua parte scalpitante contro i metodi di Donald Trump. Solo l'odio sistematico dei democratici scatenati, soprattutto sulle due coste, in iniziative di richiesta di impeachment per le strade nei salotti e nei teatri, assieme alla costante messa in discussione della sua legittimità e dei suoi poteri attuata a Washington, mantengono tutto sommato modesto il livello totale di popolarità del presidente.

GAY TALESE

 

Sarà che, come dice Gay Talese, newyorkese inventore con Tom Wolfe del New Journalism e certamente non un trumpiano, l'America attraversa il periodo di maggiore ipocrisia della sua storia e le élites non capiscono l’essenza dell'America, che invece Trump rappresenta.

 

Deve essere per l'ipocrisia che quando si arriva a giudicare la gestione dell'economia dell'ultimo anno e mezzo, l'indice di approvazione sale miracolosamente, 50% secco e solo un 34% di disapprovazione.

 

Sempre per citare Gay Talese, quelli che già erano ricchi fanno ancora più soldi e parlano male di chi glieli fa fare, ma all'interno della nazione la classe media e quella operaia respirano dopo anni di sofferenza.

trump e putin 6

 

Mai stata così bassa la disoccupazione tra i neri, mai così bassa tra gli ispanici, mai tra le donne. Gli estensori del sondaggio la spiega in maniera semplice è tutta legata all'economia.

 

Trump riesce a resistere a una pressione mai vista, un po' come Bill Clinton nel 1998 riuscì a resistere allo scandalo di Monica Lewinsky alle sue pubbliche bugie e al procedimento di impeachment che in quel caso fu avviato, perché l'economia andava molto bene allora come adesso.

 

Una differenza però c'è, ed è l'atteggiamento della stampa e dei poteri forti di Washington, che restarono neutrali all'epoca, ed ora sono scatenati contro la presidenza

TRUMP MINACCIA L'IRAN SU TWITTER

 

La quale presidenza paura certo non se ne mette, anzi, l'atteggiamento da newyorkese rapace e sprezzante del pericolo sta tutta nella risposta via Twitter di Donald Trump al presidente iraniano Rouhani.

 

Ancora una volta funziona il metodo ossessivo dei messaggi via Twitter del presidente, che salta i corpi intermedi sapendoli nemici se non quando strettamente necessario. Chiunque  scriva che sarebbero da evitare I Tweet non capisce l'eccezionalità della presidenza Trump, questi fastidioso uso dei social ne costituisce il nocciolo duro

 

trump putin nyt

Succede così che il presidente avverte l'iraniano di stare attento a quel che gli può succedere se minaccia gli Stati Uniti preceduto da un intervento del segretario di stato Mike Pompeo che definisce la leadership iraniana una mafia. L’Informazione per essere completa deve ricordare però che il primo a parlare era stato Rouhani minacciando gli Stati Uniti di evitare qualsiasi conflitto che sarebbe la madre di tutte le guerre.

 

La risposta è un Tweet tutto maiuscolo, quindi gridato nel linguaggio social.

 

TRUMP PUTIN PALLONE

"Non minacciate mai più gli Stati Uniti – scrive su Twitter, o subirete conseguenze come pochi nella storia ne hanno sofferte". "Non siamo più un Paese – aggiunge Trump– che sopporterà le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione".

 

Altrettanto serio l'attacco del segretario di Stato durante un discorso in California alla Library di Ronald Reagan:  "Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime dimostra che l'Iran è guidato da qualcosa che assomiglia alla mafia più che a un governo.

 

Qualche svolta sembra che il mondo sia diventato insensibile davanti all'autoritarismo del regime in casa ed alle sue campagne di violenza all'estero, ma l'orgoglioso popolo iraniano non resta in silenzio sui molti abusi del suo governo".

 

rouhani

È urgente allora ridurre "il più possibile vicino allo zero le importazioni" di petrolio iraniano da qui a novembre, quando entreranno in vigore le sanzioni americane, decise dopo il ritiro dall'accordo sul nucleare voluto da Barack Obama.

 

Segue messaggio per noi europei, rimasti nell'accordo "Chiediamo a tutti i Paesi che sono stanchi del comportamento distruttivo della Repubblica islamica di unirsi alla nostra campagna di pressione, e questo riguarda in particolare i nostri alleati in Medio Oriente ed in Europa, dove ci sono persone che sono state terrorizzate per decenni dall'attività violenta del regime".

 

JUNCKER TRUMP

Non sono impazziti né Trump Né la “colomba” Pompeo, hanno solo fatto un accordo con la Russia e con Putin che prevede che quest'ultimo molli l'Iran gradualmente e collabori con gli Stati Uniti  e con Israele nella exit strategy della guerra in Siria e nella ricostruzione dai profitti miliardari che seguirà.

 

Per intanto gli Stati Uniti incoraggiano e appoggiano, e forse non lo fanno da soli, rivolte popolari in Iran dove si annuncia una guerra dell'acqua molto agguerrita

 

Se il dossier Medio Oriente e avviato e probabilmente passerà da un accordo con Mosca e con i sauditi, il dossier Europa è completamente aperto, tanto che il super democratico Los Angeles Times titola in prima pagina che è finita un'alleanza storica tra Stati Uniti ed Europa.

 

selmayr juncker

Sarà così? Molte chiacchiere circolano intorno all'imminente viaggio di Jean Claude Juncker a Washington. Larry Kudlow, consigliere economico di Trump, dice esplicitamente che si aspetta un'offerta precisa per trovare un accordo sulla questione dei dazi e delle tariffe, segnatamente quelli delle automobili, e ricorda che il presidente una proposta rivoluzionaria che metterebbe tutti d'accordo l'ha già fatta, quella di azzerare tutti i dazi.

 

Da Bruxelles frenano, precisano che si tratta di un viaggio molto importante per ammorbidire le tensioni nelle relazioni, tanto più necessario dopo il vertice di Helsinki, ma che Jean Claude Juncker non è autorizzato a portare nessuna offerta.

putin erdogan rouhani

 

Bisogna vedere chi, e da parte di chi. Certamente Angela Merkel è in una grande urgenza di trovare una soluzione al problema delle esportazioni di automobili tedesche, perché già è commissariata in casa dalla destra del suo partito e dai riottosi alleati socialdemocratici.

 

Juncker viaggia accompagnato dal commissario al commercio Cecilia Malmstrom, e soprattutto dal suo  segretario generale, Martin Selmayr, tedesco e potentissimo, in realtà comanda lui, naturalmente un funzionario non eletto da nessuno.

 

Martin Selmayr

Avvocato, 47 anni, detto Rasputin per i modi autoritari e dispotici, è l'esempio tipico di come agiscono i tedeschi dell'Unione Europea per gestire il potere, prediligendo incarichi apparentemente oscuri ma dal quali si manovrano personale, soldi, si gestiscono dossier, si bloccano decisioni.

 

 Selmayr è vicinissimo alla Merkel. Un osso duro che si scontrerà direttamente con Donald Trump, che ha cominciato senza timore la guerra sui dazi ma che la devi chiudere anche rapidamente con una vittoria per rassicurare gli americani sui prezzi da pagare .

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