giorgia meloni dritto e rovescio

“LE SORTI DEL GOVERNO MELONI NON SEMBRANO PIÙ COSÌ ‘MAGNIFICHE E PROGRESSIVE’” – POLITO: “IL SOGNO DI ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI DELL’UNIONE STA SVANENDO. E UNA POSIZIONE PIÙ DEBOLE POLITICAMENTE CI RENDEREBBE PIÙ DEBOLI ANCHE FINANZIARIAMENTE” – "SE PRIMA C’ERA SOLO SALVINI A COSPARGERE DI CHIODI IL TRAGITTO DELLA VETTURA MELONIANA, ORA S’È AGGIUNTA FORZA ITALIA SOTTO LA SPINTA DEI BERLUSCONI. E SI STA ESAURENDO UN’ALTRA RENDITA PER GIORGIA MELONI. FINORA IL SUO GOVERNO GODEVA DI UNA TOTALE ASSENZA DI ALTERNATIVE POSSIBILI. ADESSO…”

Estratto dell’articolo di Antonio Polito per il “Corriere della Sera”

 

giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 5

All’improvviso le sorti del governo Meloni non sembrano più così «magnifiche e progressive». Se appena qualche mese fa, prima delle Europee, era lecito dire che le cose non potevano andar meglio per la premier, ora invece è ragionevole prevedere che possano andar peggio.

 

La prima ragione è internazionale. Don Luigi Sturzo diceva che la politica estera è la chiave della politica interna ed economica, e aveva ragione.

 

Purtroppo si sta esaurendo il bonus di credibilità internazionale che Giorgia Meloni aveva conquistato al suo governo, e che ha finora protetto anche il nostro debito pubblico sui mercati: i quali sono oggettivi sì, ma la politica la capiscono e talvolta la fanno (vedi come trattano la Francia coi guanti bianchi).

 

giorgia meloni

Il problema non è solo […] aver votato con Orbán e Le Pen contro Ursula nell’Europarlamento (anche se si poteva gestire meglio la cosa almeno in Consiglio, un capo di governo italiano che si astiene sul presidente della Commissione non s’era mai visto).

 

Né si deve ora ingenuamente prevedere chissà che ritorsioni da Bruxelles nella composizione della Commissione o nelle procedure ai danni dell’Italia, che resta il terzo Grande d’Europa e la seconda potenza manifatturiera.

 

Ma è la dinamica stessa degli eventi che lavora per restringere quel ruolo di cerniera tra sovranismo e atlantismo, tra interesse nazionale e solidarietà europea che Giorgia era riuscita a ritagliarsi con intelligenza finora.

 

VIGNETTA GIANNELLI - GIORGIA MELONI COME DONALD TRUMP

Se, o forse si dovrebbe dire quando Trump entrerà alla Casa Bianca, i giochi infatti cambieranno perché l’Occidente si dividerà. O con Washington, o con Berlino e Parigi.

 

Varrà innanzitutto per l’Ucraina e un possibile tentativo di appeasement con Putin. Sia che l’istinto di destra porti Meloni a stare con Trump, sia che tenga invece il punto e resti con Zelensky, in ogni caso l’Italia non potrebbe più fare da cerniera.

 

Il sogno di entrare nella stanza dei bottoni dell’Unione sta svanendo, almeno fino alle presidenziali francesi.

 

E una posizione più debole politicamente, perché meno necessaria e dunque meno influente, ci renderebbe più deboli anche finanziariamente, soprattutto ora che torna ad aggirarsi per l’Europa lo spettro del Patto di Stabilità.

giorgia meloni - militante del fronte della gioventu

 

Ma non è solo l’Ucraina che può aprire il solco […]. C’è anche la gran voglia di dazi che anima la squadra di Trump, e in particolar modo il vice designato Vance, […] che considera l’Europa un avversario quasi alla pari della Cina.

 

[…] In una guerra dei dazi con l’America la Germania è il paese europeo che rischierebbe di più. Ma l’Italia viene subito dopo, visto che tra i Paesi del G7 vanta il secondo miglior surplus commerciale con gli Usa.

 

MELONI TRUMP

Ad allargare il fatidico solco c’è però anche dell’altro. Tra poco più di un anno la Cdu dovrebbe tornare al governo in Germania. A quel punto la sezione italiana del Partito popolare, e cioè Forza Italia di Tajani, non potrebbe che stare con Berlino.

 

Sarà un interessante spettacolo per tutti — tranne che per la premier — vedere il tiro alla fune tra un vicepremier dalla parte di Trump e l’altro dalla parte di Merz (il possibile futuro cancelliere democratico cristiano, magari in alleanza con i Verdi).

 

antonio tajani ursula von der leyen manfred weber donald tusk

E qui arriviamo alla politica interna. Se prima c’era solo Salvini a cospargere di chiodi il tragitto della vettura meloniana, ora s’è aggiunta la seduta di autocoscienza aperta in Forza Italia sotto la spinta dei «figli» (inutile dire di chi).

 

Il paradosso è che al momento i due alleati di governo sono occupati a fare l’opposizione l’uno dell’altro. Situazione scomodissima per qualsiasi presidente del Consiglio. E che rende politicamente impraticabile quell’uscita di sicurezza da un eventuale stallo che alcuni osservatori un po’ immaginifici ipotizzano, e cioè elezioni anticipate […]. Perché chiedere i voti per la stessa alleanza politica la cui crisi avrebbe provocato le elezioni sarebbe davvero improvvido.

 

GIORGIA MELONI IN EUROPA - MEME BY IL GIORNALONE - LA STAMPA

Last but not least , […] si sta esaurendo un’altra rendita di posizione per Giorgia Meloni. Finora infatti il suo governo godeva di una totale assenza di alternative possibili. Adesso forse si può cominciare a togliere l’aggettivo «totale».

 

Nel senso che non c’è ancora neanche alle viste una proposta credibile di governo del centrosinistra, ma il centro comincia ad allearsi con la sinistra, e questo può essere un game changer  […].

ELLY SCHLEIN CONTE

 

Lo scenario «Pd+cespugli» […] è l’habitat migliore per far risorgere una coalizione dalle ceneri del centrosinistra. Non è perciò un caso che nelle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna, in Umbria, e anche in Liguria se la Cassazione non restituirà la libertà a Giovanni Toti, il centrodestra non parta con i favori del pronostico.

 

Intendiamoci: la premier è ancora ben salda al suo posto.[…] Però, di solito, se una cosa può andar male c’è sempre una buona probabilità che vada male...

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