joe biden e xi jinping

FEDERICO RAMPINI SPIEGA PERCHE' L’INCONTRO TRA JOE BIDEN E IL PRESIDENTE CINESE XI JINPING AL VERTICE DI BALI SARA' "UNO DEGLI EVENTI GEOPOLITICI PIÙ IMPORTANTI DELL'ANNO" - “I DUE HANNO UN PROBLEMA IN COMUNE: COME DEFINIRE LA RELAZIONE CON L’ALTRO. XI JINPING PENSA CHE I TEMPI DI DECLINO DELL’OCCIDENTE SI SONO ACCELERATI. MA QUESTO NON SIGNIFICA CHE LUI POSSA FARE A MENO DELL’AMERICA. NÉ L’AMERICA PUÒ GESTIRE UN DIVORZIO ECONOMICO IN TEMPI RAPIDI, DOPO 30 ANNI DI INTEGRAZIONE CHE HANNO DETERMINATO UNA SIMBIOSI TRA LE DUE ECONOMIE, DI FATTO ‘GEMELLE SIAMESI’. LA ROTTURA DETERMINEREBBE COSTI ESORBITANTI..."

Federico Rampini per www.corriere.it

 

joe biden

L’incontro bilaterale fra Joe Biden e Xi Jinping questo lunedì a Bali, a margine del G20 presieduto dall’Indonesia, è forse uno degli eventi geopolitici più importanti dell’anno. I due non si vedevano di persona dall’inizio della pandemia. Il loro rapporto ha toccato molti punti bassi, forse il più grave fu quest’estate in occasione della visita di Nancy Pelosi a Taiwan. 

 

Per quanto le loro posizioni siano distanti, hanno un problema in comune: come definire la relazione con l’altro. L’antagonismo è nei fatti, la rivalità è irriducibile, e su questo la dottrina americana da Trump a Biden non ha fatto che aprire gli occhi su quella che era la visione cinese da molto tempo, forse da sempre. 

 

I comunisti cinesi ai tempi di Deng Xiaoping (fine anni Settanta, dopo la morte di Mao e l’avvio della transizione al capitalismo) adottarono una politica estera di basso profilo non perché volessero accettare l’ordine globale americano-centrico, ma perché non erano abbastanza forti per scardinarlo e sostituirlo. 

 

xi jinping joe biden

Ora la loro politica estera è aggressiva perché Xi Jinping pensa che i tempi di declino dell’Occidente si sono accelerati. Ma questo non significa che lui possa fare a meno dell’America.  Né l’America può gestire un divorzio economico in tempi rapidi, dopo 30 anni di integrazione che hanno determinato una vera e propria simbiosi tra le due economie, di fatto «gemelle siamesi».

 

videoconferenza joe biden xi jinping

Perciò il summit di Bali può servire a definire le regole del gioco di una contesa: Washington e Pechino continueranno ad essere antagoniste, ma hanno interesse a prevenire incidenti di percorso involontari, conflitti incontrollabili, spirali di incomprensione che potrebbero sfuggire di mano e nuocere a entrambe. 

 

Per spiegare cosa intendo per «gemelle siamesi» e perché il divorzio economico sia tanto complicato, prendo il caso di Apple. Ho già affrontato la situazione delle fabbriche Foxconn – proprietà taiwanese ma sedi in Cina – dove si assemblano la maggior parte dei prodotti Apple e in particolare l’85% di tutti gli iPhone. 

 

videoconferenza joe biden xi jinping antony blinken

La politica «zero Covid» di Xi Jinping, che solo ora comincia ad avere qualche accenno di attenuazione (ancora molto parziale: per i viaggiatori dall’estero), ha inflitto danni pesanti ad Apple sotto forma di ritardi e scarsità nella produzione. Questi disagi si aggiungono allo scenario generale che dalla pandemia in poi ci ha reso più consapevoli dei rischi geopolitici legati a catene produttive e logistiche troppo dilatate o affidate a paesi ostili e suscettibili di ricattarci. 

 

Apple ha avviato la sua versione del friendly-shoring rilocalizzando alcune produzioni in paesi più amici come l’India e il Vietnam. 

 

JOE BIDEN XI JINPING

Ma la partnership con la Cina non si sostituisce in fretta, né facilmente. I produttori cinesi hanno impiegato un ventennio per conquistarsi la fiducia degli americani: che è fatta anche di produttività della manodopera, affidabilità del management, controlli di qualità, integrazione con l’indotto (componentistica locale), infine logistica e infrastrutture che funzionano per trasportare grandi quantità di prodotti velocemente in tutto il mondo. Né l’India né il Vietnam offrono condizioni paragonabili, e non riusciranno a competere con i cinesi per molto tempo ancora. 

 

JOE BIDEN XI JINPING

Un’altra battaglia è quella di Biden per privare la Cina delle più sofisticate tecnologie americane.  È in atto, per esempio, un embargo Usa sulle esportazioni di certe tipologie di semiconduttori, i più avanzati: non devono cadere nelle mani dei cinesi che potrebbero farne anche un uso militare. 

 

joe biden xi jinping

Però l’industria americana dei micro-chip non rinuncia tanto facilmente all’immenso mercato di sbocco della Repubblica Popolare. È di pochi giorni fa la notizia che la società Nvidia – un gigante del software basato a Santa Clara nella Silicon Valley californiana – ha trovato un modo per aggirare l’embargo di Biden e continuare a vendere ai suoi clienti cinesi (tra cui Alibaba, Baidu, Tencent) i micro-chip della categoria graphics-processing. La Nvidia ha messo a punto un micro-chip designato con la sigla A800, che non ricade nella fattispecie di quelli esplicitamente sottoposti all’embargo di Washington. 

 

XI JINPING JOE BIDEN

Questo è un esempio fra tanti: l’industria tecnologica americana è impegnata in una gara di slalom tra le regole, per salvare capra e cavoli, cioè non mettersi in rotta di collisione con la Casa Bianca, non subire sanzioni, ma al tempo stesso mantenere il più possibile il suo accesso al mercato cinese. 

 

Separare le «gemelle siamesi» è difficile e doloroso anche dal punto di vista cinese. Scelgo un altro esempio dall’industria dei semiconduttori – un terreno strategico su cui si combatte la nuova guerra fredda – ma stavolta per illustrare la dipendenza cinese dagli Stati Uniti. 

 

XI JINPING BIDEN

Il caso della Advanced Micro-Fabrication Equipment (Amec) è emblematico. L’Amec è una delle aziende di punta a cui la Repubblica Popolare affida le sue speranze di fare un salto di qualità nei semiconduttori, onde ridurre la propria dipendenza da Usa, Taiwan, Corea del Sud. 

 

Amec però è stata fondata a Shanghai da un cinese-americano, Gerald Yin, e tra i suoi venti top manager impiega sette cittadini americani. Tutti ricadono sotto l’embargo di Biden che vieta agli americani di prestare servizi in certe aziende tecnologiche cinesi. Il futuro di Amec è improvvisamente più precario, perché privarsi del know how americano e della componentistica occidentale può avere conseguenze fatali.

joe biden e xi jinping JOE BIDEN XI JINPING

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…