giuseppe conte luigi di maio ponte morandi benetton concessioni autostrade

NON TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENETTON – GOVERNO E AUTOSTRADE ASPETTANO A FARE LA PRIMA MOSSA PERCHÉ ENTRAMBI HANNO PAURA DI UNA CATASTROFE. L’ESECUTIVO DI DOVER SGANCIARE 23 MILIARDI. I BENETTON DI VEDER FALLIRE LA LORO SOCIETÀ - PER QUESTO POTREBBE RIPARTIRE LA TRATTATIVA SEGRETA PER UN MAXI RISARCIMENTO. LA CLAUSOLA DEL MILLEPROROGHE, LE SPARATE DI DI MAIO E QUEI 700 MILIONI DEI MAGLIARI CHE POTREBBERO CAMBIEREBBERO TUTTO…

Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

giuseppe conte luigi di maio

Costa fra sei e otto miliardi di euro allo Stato una eventuale decisione del governo di revocare la concessione firmata dodici anni fa con Autostrade per l' Italia (Aspi). È questo l' effetto implicito di una norma nel decreto «milleproroghe» di Natale che, di fatto, modifica le clausole di rottura dell' accordo del 2007 fra il governo di allora e Aspi.

 

PONTE MORANDI FOTO PELLIZZA FLICKR

Queste ultime prevedono l' indennizzo totale dei ricavi previsti dall' azienda fino alla fine della concessione nel 2038, in ogni caso: sia che il governo intervenga nell' interesse pubblico, che per inadempienza del concessionario come è il caso per il crollo del ponte Morandi. Anche dopo un «indennizzo» da parte dell' azienda del 10% per i propri errori, il conto della revoca sarebbe dunque astronomico: per toglierle la gestione di quasi tremila chilometri di autostrade, lo Stato dovrebbe versare alla società del gruppo Atlantia 23 miliardi.

 

luciano benetton

Con il decreto «milleproroghe», invece, la situazione cambia, ma solo in parte. Una rottura dell' accordo non funzionerebbe infatti come previsto due giorni fa dal capo dei 5 Stelle Luigi Di Maio, secondo il quale «si perdono solo i profitti dei Benetton» (la famiglia che controlla Aspi attraverso una quota del 30,2% nella holding Atlantia). Lo Stato dovrebbe comunque rimborsare Autostrade per le opere già realizzate e altre penali: secondo stime affidabili, appunto, fra sei e otto miliardi. Di sicuro si aprirebbe poi un contenzioso legale, perché Atlantia chiederebbe l' intero risarcimento di 23 miliardi e un pagamento per i danni alla reputazione della holding quotata.

 

autostrage per l italia

Così fra il governo e i Benetton si sta creando un equilibrio del terrore. Ciascuna delle due parti aspetta che l' altra ceda per prima nel timore di una catastrofe. Il governo rischia di cadere sulla conversione in legge del decreto «milleproroghe», perché Italia Viva rimane contraria a una revoca della concessione considerandola un esproprio; la maggioranza e soprattutto il Pd rischiano anche di essere bollati dagli investitori internazionali come inaffidabili, indifferenti agli impegni presi con le imprese - giusti o sbagliati che essi siano -, capaci di cambiare le regole del gioco arbitrariamente in ogni momento.

 

giuseppe conte luigi di maioLA LETTERA APERTA DI ATLANTIA - AUTOSTRADE PER L'ITALIA A UN ANNO DAL CROLLO DEL PONTE MORANDI

Quanto ai Benetton, anch' essi hanno qualcosa da temere: rischiano il fallimento di Aspi e pesanti ricadute di mercato sull' indebitata holding Atlantia, dato che le autostrade italiane contribuiscono ancora oggi per un terzo dei margini lordi del gruppo. Se lo scontro sulla revoca finisse in tribunale, lo Stato bloccherebbe qualunque indennizzo a Aspi.

 

Entrambi i fronti, poi, hanno molto da perdere nell' incertezza di una sfida giudiziaria destinata a durare anni e in grado di infliggere danni pesantissimi su chiunque ne esca perdente. Del resto l' esito dello scontro in tribunale non è scontato perché, per quanto squilibrata e anomala, la concessione del 2007 conserva sempre valore di legge.

 

luciana lamorgese paola de micheli giuseppe conte luigi di maio

Divisi dal crollo di Genova e da tanti altri casi evidenti di cattiva manutenzione delle autostrade, il governo e i Benetton ora hanno circa due mesi. L' atto di revoca del ministero dei Trasporti potrebbe infatti arrivare a inizio marzo.

 

ATLANTIA

Nel frattempo, le due parti possono provare riprendere le fila di un negoziato che il premier Giuseppe Conte aveva aperto in autunno con una richiesta precisa: un taglio delle tariffe autostradali del 5% stabile nei prossimi anni.

 

LUIGI DI MAIO ATLANTIAATLANTIA INVESTITORI

Aspi finora ha respinto questa ipotesi, tracciando due linee rosse: rifiuta di offrire riduzioni dei pedaggi - anche quelle proposte dall' Autorità dei Trasporti - e non vuole ridiscutere neanche per il futuro i termini della convenzione che prevedono indennizzi colossali a proprio favore in caso di revoca per la sua stessa malagestione. In compenso gli emissari dei Benetton mettono sul tavolo del negoziato del denaro: 600 milioni di euro per ricostruire il ponte di Genova, 800 per indennizzi ai genovesi e 700 che il governo potrebbe impiegare come meglio crede.

PAOLA DE MICHELI GIUSEPPE CONTE

 

ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE

Nel governo quest' offerta viene considerata insufficiente a compensare per le inadempienze di Autostrade. Se però l' azienda mettesse a disposizione altri 700 milioni, si raggiungerebbe una somma sufficiente proprio a sostenere un taglio delle tariffe del 5% come quello richiesto da Conte. In totale l' impegno finanziario di Aspi sarebbe pari a un anno del suo fatturato. Ma in caso di accordo, in pochi giorni un probabile recupero del 20% del titolo di Atlantia in Borsa farebbe salire di un miliardo il valore della quota dei Benetton.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...