IL BANANA FULMINA LA “DISCESA IN CAMPO” DI MONTI: “VUOLE CANDIDARSI? BENE, ALLORA IL NOSTRO NEMICO è LUI” - DELL'UTRI ROTTAMA ANGELINO: “POVERETTO ALFANO, LA SUA SEGRETERIA NON E’ MAI ESISTITA” - IL PRETORIANO DEL BANANA SI PREPARA ALL'ENNESIMA CAMPAGNA ELETTORALE: “NON E’ PIU’ TEMPO DI FEDELISSIMI MA CRETINI. CON LUI IN BATTAGLIA FINO ALL´ULTIMO SANGUE”...
1- BERLUSCONI: "TORNO SOLO PER VINCERE"
Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
Ieri mattina Berlusconi ha annunciato la sua scesa in campo alle elezioni: «Torno per vincere» ha detto. Il segretario del Pdl Alfano ha assicurato al governo il voto alla legge di stabilità ma chiede poi di andare subito alle urne. Esultanza della Santanchè per la decisione in serata di Monti di dimettersi. Ma la scelta del Professore è vissuta con apprensione a Berlino, Londra, Bruxelles: a rischio l´Italia e l´euro.
La prima reazione, appena appresa la notizia, è stizzita, se quello lanciato da Palazzo Chigi è un guanto di sfida, viene raccolto: «Vuole metterci all´angolo. Bene, il Professore ha rotto gli indugi. Avrà deciso di candidarsi, ci misureremo alle urne. A questo punto lo scontro sarà con lui».
La reazione ufficiale, quella concordata nel giro di pochi minuti al telefono con Angelino Alfano - sorpreso nel frattempo in pieno relax con amici a Montecatini - è inevitabilmente diplomatica. E conferma la linea della «responsabilità » e della disponibilità a votare la legge di stabilità in tempi rapidi. Ma nelle telefonate coi suoi più stretti collaboratori Berlusconi mostra di aver compreso tutta la portata politica e i rischi del gesto compiuto dal presidente del Consiglio. C´è parecchia tensione. «Vogliono far ricadere su di noi la responsabilità della crisi, ci accuseranno di averlo sfiduciato e di aver provocato un nuovo innalzamento dello spread» sostiene il Cavaliere.
Ma più che l´aspetto politico a preoccuparlo è la clessidra che a questo punto scorre più velocemente, più di quanto avesse preventivato. Nei colloqui privati degli ultimi due giorni, l´ex premier non aveva fatto mistero di non avere alcuna fretta di votare in tempi rapidi. Di voler organizzare per bene la campagna più delicata della sua carriera politica. Tanto più dovendo rifondare e rilanciare ex novo il partito, selezionare centinaia di candidature, pianificare una campagna in grande stile. «Se alla fine il Quirinale decidesse per fine marzo o il 7 aprile non mi dispiacerebbe più di tanto» aveva confessato a uno degli ultimi deputati ricevuti a Palazzo Grazioli prima di tornare a Milano per il week end di festa. Ora tutti i piani saltano.
Nei calcoli fatti in serata tra i dirigenti pidiellini, calendario alla mano, un´approvazione anticipata della legge di stabilità e il conseguente, immediato scioglimento delle Camere determinato dalle dimissioni potrebbe portare al voto il 24 febbraio. Neanche due mesi di tempi, dal rientro dallo stop natalizio, per scatenare la macchina elettorale della nuova Forza Italia. Pochissimo, anche per l´artiglieria collaudata del Cavaliere. Il sospetto che aleggia da ieri sera tra Villa San Martino ad Arcore e il quartier generale del partito a Roma è che l´exploit del Professore nasconda un patto con gli avversari, un accordo magari neanche tanto tacito con Pier Luigi Bersani.
Se non addirittura la decisione del premier di mettersi in gioco sponsorizzando i centristi. In ogni caso, Berlusconi intende capovolgere a proprio favore la carta messa sul tavolo da gioco dal Monti. «Diremo che ha fatto bene a dimettersi», raccontano sia stato uno dei primi ragionamenti confidati da Berlusconi: «Del resto l´80 per cento dei nostri elettori non ne poteva più di questo governo delle tasse». Contro l´esecutivo dei tecnici lui stesso stava per imbastire la prima parte della campagna elettorale, quella già partita. Le dimissioni del premier in parte spiazzano la strategia. Anche se, raccontano i suoi, l´affondo contro «la politica recessiva» del governo dell´ultimo anno resterà uno dei tratti essenziali del programma. Le dimissioni di Monti, dunque, andranno sbandierate come un mezzo successo. Anzi - come già sostiene Daniela Santanché e come da oggi sosterranno tutti i falchi - «un risultato del Cavaliere».
à la linea della controffensiva già partita. La verità è che l´affondo di Palazzo Chigi è andato a segno e ha sortito i suoi effetti. Non è un caso se, nonostante la tarda serata di un sabato festivo, una parte del Pdl ha dato subito voce alla profonda irritazione generata nel partito dalla mossa a sorpresa di Mario Monti, accusato perfino di «scorrettezza» e quasi di ingratitudine dai senatori berlusconiani Viceconte e Gentile. Il refrain ufficiale delle prossime ore sarà all´insegna del self control, della disponibilità a votare subito la legge di stabilità per andare alle urne, anche presto, anche a febbraio.
«Non intendiamo certo sfiduciare il governo - spiega a caldo Mariastella Gelmini - Voteremo la legge fondamentale per i conti dello Stato. Non vogliamo gettare il paese nel caos, siamo e restiamo responsabili». Come dire, se di pistola puntata si tratta, allora la pistola è «scarica». Il Pdl dovrà dimostrare di non aver paura del voto ancor più imminente. Ma tutto a questo punto si complica nella trincea di un Berlusconi tornato con l´elmetto.
2- DELL´UTRI: "MAI ESISTITA LA SEGRETERIA DI ANGELINO. POVERETTO, DEVE CRESCERE"
Carmelo Lo Papa per "La Repubblica"
Dice che «Silvio ha fatto più miracoli di Padre Pio». Ma che d´ora in poi non ci saranno più «miracolati». Dice che troppa «gente inutile ha ricoperto cariche importanti grazie a un soffio» del Cavaliere, salvo poi voltargli le spalle. E non è più tempo di «fedelissimi ma cretini». Largo a giovani e volti freschi per la «nuova Forza Italia». Con poche eccezioni e tra le eccezioni lui: Marcello Dell´Utri. Perché «in battaglia si sta fino all´ultimo sangue», spiega appena uscito dal Salone del libro di Milano. Al fianco dell´amico Berlusconi sempre, come da mezzo secolo a questa parte.
Berlusconi non ha trovato il suo clone del â94. Senatore Dell´Utri come giudica la ri-discesa in campo?
«La giudico necessaria. Per il Paese, per lui e per tutti coloro che credono in lui. Per lui perché non si deve mollare mai la lotta, la battaglia, nel momento in cui tutto sembra andare in una direzione diversa rispetto a quella sperata».
E poi c´è una magistratura che a Berlusconi «fa paura». Sarà d´accordo con lui.
«Non posso che condividere. Ci sono tanti magistrati per bene, scevri da qualsiasi condizionamento politico. Altri che davvero fanno paura, liberi di colpire e fare del male. Ma guardi che non fanno solo paura a me o al presidente, ma a tantissimi italiani, a tutti coloro che a vario titolo hanno un qualche conto aperto con la giustizia. Vittime di soprusi, lo sa bene Silvio Berlusconi come lo so bene io».
Dunque la battaglia contro quella magistratura continua.
«Deve continuare la lotta contro una magistratura politicizzata. E io combatterò al suo fianco. Sono disposto a farlo, all´ultimo sangue. Non posso abbandonare, non posso arrendermi. Come del resto non lo farà Berlusconi. Sul piano politico poi siamo nelle stesse condizioni del â94, la continuità dunque è inevitabile. E come sono stato al suo fianco all´inizio dell´avventura, lo sarò anche adesso».
C´entra qualcosa il decreto sulla incandidabilità dei condannati? Dicono sia stata la classica goccia.
«Non credo. E poi io su quello sono d´accordo col governo. Servono regole e liste davvero pulite».
Lo dice perché non rientra tra le maglie della disciplina?
«Ah, non rientro? Buono a sapersi. Ad ogni modo, se fossi rientrato mi sarei adeguato e avrei rispettato il divieto».
Ha visto i tanti tornati a baciare la pantofola del Cavaliere?
«La mia reazione a quelle scene è stata di sgomento. Ho visto gente nata e cresciuta politicamente grazie a un soffio di Berlusconi, voltargli le spalle. Gente inutile che solo per lui è assurta a importanti cariche politiche e istituzionali priva di qualsiasi riconoscenza».
Faccia qualche nome, si lasci andare.
«Non ne faccio. Mi riservo di farli. Servirebbe un registro, l´elenco è lungo. Ma questa purtroppo è la vita. Mia zia diceva che se ti dà fastidio l´ingratitudine allora è meglio non fare del bene. Ma Berlusconi è fatto così: è un benefattore. Ha fatto più miracoli lui che Padre Pio».
Addirittura?
«Ma si, tanti, troppi miracolati. Adesso dovrà cambiare tutto, ripartire da zero, rifondare Forza Italia. E questa volta i fedelissimi non bastano. I fedeli talvolta possono essere cretini e non servono allo scopo. Servirà gente all´altezza. Il presidente stavolta dovrà essere drastico anche con gli amici. Me compreso, se servisse. Ma io non sono un amico acquisito nella stagione politica, sono un amico di vecchia data».
E da amico pensa che lui possa ancora convincere gli italiani? Avete dato un´occhiata ai sondaggi?
«La battaglia sarà dura e difficile. Ma con la forza del rinnovamento si può risalire la china. Ora i vecchi consiglieri devono farsi da parte. Solo pochi e selezionati, tra le file della vecchia guardia. Poi, mandiamo i giovani a combattere in prima fila».
La parabola di Alfano alla guida del partito è conclusa. Che idea si è fatto del segretario?
«La segreteria Alfano non è mai esistita. Poveretto, non ha potuto cambiare niente, se siamo ridotti in questo stato è perché il partito è imploso, non si è rinnovato. Angelino avrebbe dovuto sostituire i coordinatori nazionali, quelli regionali, le regole, l´intera classe dirigente. Non lo ha fatto: in questo è consistita la delusione di Alfano. Si è dedicato ad altro. Persona brava e capace, sia chiaro, ma non ha la maturità per aspirare al premierato. Ancora poco più che quarantenne, farà la sua carriera, crescerà , maturerà ».





