BERLUSCONI CONTRO LA STAFFETTA – CON RENZI A PALAZZO CHIGI, IL BANANA VEDE ALLONTANARSI LE URNE E PENSA ALLA SOLUZIONE FINALE: ROMPERE CON RENZI SULLE RIFORME E LASCIARLO COL CERINO IN MANO A TRATTARE CON GIOVANARDI E FORMIGONI

Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"

«Basta manovre di palazzo, che sono diventate la norma dopo l'operazione contro di me nel 2011. Basta, siamo di fronte al terzo presidente del Consiglio che approda a Palazzo Chigi senza il voto, è una situazione insostenibile». Lo sfogo di Silvio Berlusconi diventa tam tam, ispira le dichiarazioni di tutti i big forzisti, a partire dai capigruppo Brunetta e Romani e passando per Gelmini, Gasparri, Bernini, Matteoli, tutte le anime di un partito il cui leader è «veramente sorpreso, un atteggiamento così non lo capisco».

Raccontano infatti che il Cavaliere davvero veda con stupore la mossa «spregiudicata e brutale» del leader pd, che pure ha sempre guardato con simpatia, ma che ora umanamente proprio non comprende: «Sta sbagliando, troppa fretta, un fuoriclasse non si muove così... Troppa furbizia...».

Da giorni si preparavano all'eventualità in Forza Italia, ma in fondo pensavano che alla fine il passaggio si sarebbe rivelato troppo arduo e rischioso per essere compiuto: pensavano che Renzi lasciasse Letta «cuocere nel suo brodo», lo logorasse fino ad arrivare a un voto magari in autunno, o la prossima primavera. E invece i tempi si fanno rapidissimi e Berlusconi, forte anche delle rivelazioni del libro di Alan Friedman su una presunta congiura ai suoi danni per portare Mario Monti al governo, usa a piene mani l'argomento dell'usurpazione del potere senza la legittimazione del voto per fare il primo argine all'avvento di quello che resta pur sempre il suo avversario.

Sì, perché nonostante la simpatia nutrita da subito per Renzi, oggi la sua reazione è di rabbia e sconcerto per quello che si annuncia come «un governo nato da un'operazione di palazzo basata sul cecchinaggio esplicito di un compagno di partito, sostenuta ancora una volta dal capo dello Stato, frutto dell'accordo con gente che vuole solo rimanere attaccata alla poltrona».

Un'operazione che, dicono, allo stato non sembra possa portargli vantaggi. C'è nel suo entourage chi suggerisce cautela, perché magari con Renzi si potrà creare un clima favorevole non solo alle riforme, ma anche a provvedimenti che possano giovare al Cavaliere e alla sua situazione giudiziaria. Ma gli intimi dell'ex premier giurano che lui ormai non ci crede più. E sta organizzando le contromisure.

«Gli faremo opposizione dura», promette Giovanni Toti, perché questo è «un cambio di prospettiva non previsto». E se è vero che Renzi - ha ragionato con i suoi il Cavaliere - potrebbe impantanarsi molto presto perché «avrà da trattare tutti i giorni con i Formigoni e i Giovanardi, con i centristi, dovrà affrontare una lotta nel Pd, dovrà spiegare tutti i giorni con quale legittimità è lì», è altrettanto vero che - se volesse - Forza Italia un'arma ce l'avrebbe per fare male sul serio a Renzi: sottrarsi al dialogo sulle riforme. La decisione non è ancora presa, molto è ancora da capire. Ma ieri tra i fedelissimi del premier l'ipotesi di un sostegno solo alla legge elettorale «che conviene anche a noi, perché almeno se tutto crolla si può subito andare a votare» e non sulle riforme, c'era: «Il percorso si complica, non c'è dubbio...», l'opinione comune.

L'ultima parola spetterà come sempre a Berlusconi, che prima di pronunciare parole definitive vuole capire la strategia, le eventuali offerte, l'atteggiamento che terrà Renzi. Quel Renzi che però non lo affascina più come prima: «Troppa fretta, troppa spregiudicatezza...».

 

 

FRANCESCA PASCALE SILVIO BERLUSCONI E DUDU BERLUSCONI DUDU DUDU DIETRO IL CANCELLO RENATO BRUNETTA LITIGA CON PAOLO ROMANI frzgncc24 gelmini carfagna brunettaDECADENZA BERLUSCONI IL BACIO DI PAOLO ROMANI ALLA BERNINI BERLUSCONI E GIOVANNI TOTI ALLA BEAUTY FARM

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