BASTA IPOCRISIE: IL GOVERNO ITALIANO HA RILASCIATO IL TORTURATORE LIBICO OSAMA NAJEEM ALMASRI PER PAURA DI ASSISTERE IMPOTENTE A NUOVI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI. ALMASRI È UN ESPONENTE DI PUNTA DEL GOVERNO DI TRIPOLI, A CUI ROMA SI APPOGGIA PER LIMITARE LE PARTENZE DI MIGRANTI. CHIUDENDO UN OCCHIO SU CARCERAZIONI E TORTURE (E NON C’ENTRA LA MELONI: È UNA “STRATEGIA” INAUGURATA DAL PIDDINO MINNITI) – IL CLAMOROSO PASTROCCHIO COMBINANTO DA NORDIO, COME NEL CASO SALA-ABEDINI, IL RISCHIO DI UN CONFLITTO DIPLOMATICO CON LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE E LE DOMANDE SENZA RISPOSTA: PERCHÉ ALMASRI È STATO "AVVISTATO" SOLO DUE SETTIMANE DOPO IL SUO INGRESSO IN EUROPA? COME HA FATTO A PERDERSI IL MANDATO D’ARRESTO? E PERCHÉ CARLETTO NORDIO NON HA RISPOSTO AI MAGISTRATI ROMANI? STAVA BEVENDO LO SPRITZ?
1. LO SCONTRO TRA ROMA E L’AIA SULLE PROCEDURE E SULLE DATE
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
La scarcerazione e il contestuale rimpatrio di Najeem Osema Almasri rischiano di innescare un conflitto senza precedenti tra la Corte penale internazionale e l’Italia.
[…] Alla base della liberazione di Almasri, decisa dalla Corte d’appello di Roma su parere conforme della Procura generale resta il vizio di forma della mancata «irrinunciabile interlocuzione» con il ministro della Giustizia, vanamente interrogato dalla Procura generale per conoscerne le intenzioni.
Le mosse dell’Aia
In teoria la richiesta di cattura sarebbe dovuta passare per le mani del Guardasigilli prima di arrivare sulle scrivanie dei magistrati.
E questo ufficialmente non è avvenuto. Ma la Corte penale internazionale […] sostiene di aver fatto tutto secondo le regole: nota verbale all’ambasciata italiana in Olanda e successiva trasmissione del mandato d’arresto […]. In ambasciata c’è un magistrato di collegamento che ha verosimilmente investito del caso il ministero degli Esteri, ma ciò che è accaduto in seguito non è dato sapere. Per il momento. È uno dei «misteri» da chiarire.
Dall’Aia ribadiscono che l’Italia, ricevuti gli atti, non ha dato più segni di vita, fino alla scarcerazione del ricercato.
IL VIAGGIO IN EUROPA DI OSAMA AL NAJEEM ALMASRI
Dopo la richiesta della Procura generale di Roma il ministro della Giustizia Carlo Nordio poteva rimuovere il cavillo giuridico che impediva la convalida dell’arresto, dando successivamente il proprio assenso, ma poteva anche chiedere chiarimenti alla Cpi.
Invece il suo silenzio-rigetto è valso come un diniego al provvedimento dell’Aia. Arrivato senza ulteriori interlocuzioni.
Segno di una volontà politica del governo che potrebbe generare ulteriori reazioni, poiché la Cpi si è mossa sulle denunce sollecitate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, ed è a questo organismo che la Cpi dovrà riferire sul comportamento dell’Italia. Ma a Roma […] si stanno disseminando dubbi sulla condotta della Corte internazionale e degli altri Paesi europei coinvolti.
Le tappe in Europa
All’Aia sostengono di aver avuto notizia (presumibilmente dalla polizia tedesca) della presenza di Almasri in Germania solo il pomeriggio di venerdì 17 gennaio. E di aver riunito d’urgenza i giudici, la mattina seguente, per esaminare la richiesta d’arresto giacente dall’inizio di ottobre 2024, ed emettere subito il provvedimento di cattura.
Inoltrato, sabato 18, all’Italia e altri cinque Paesi (Germania, Austria, Francia, Svizzera e Olanda) insieme alla richiesta di inserire l’«avviso rosso» nella banca dati dell’Interpol.
Il problema è che il generale libico era approdato in Europa fin dal 6 gennaio, senza che nessuno — prima del 17 — avvisasse chi doveva trasformare le accuse a suo carico in un mandato d’arresto.
[…] Restano molte domande: dal perché Almasri è stato avvistato ufficialmente solo due settimane dopo il suo ingresso in Europa, al motivo per cui dopo l’invio all’ambasciata italiana il mandato d’arresto nei suoi confronti s’è perso, o è stato abbandonato in qualche meandro ministeriale. Fino alla mancata risposta di Nordio ai magistrati di Roma. Che ha dato il via libera a rilascio ed espulsione a bordo di un aereo con le insegne tricolori.
2. ALMASRI “RESTITUITO” PER TIMORE DI SBARCHI DI MASSA DALLA LIBIA
Estratto dell’articolo di Alessandro Mantovani per “il Fatto quotidiano”
Qualsiasi governo italiano, a ogni latitudine politica, avrebbe avuto serie difficoltà a consegnare alla Corte penale internazionale un personaggio come il comandante libico Najeem Osama Almasri. Per quanto sia ritenuto responsabile di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, torture e stupri nel carcere di Mitiga a Tripoli, è soprattutto un esponente di punta di un regime su cui il governo italiano si appoggia per limitare le partenze di migranti dalla Libia. Anche con la carcerazione e le torture.
LEGA NORDIO - MEME BY EMANUELE CARLI
Consegnarlo ai giudici dell’Aja avrebbe condotto al rischio, se non alla certezza, di un massiccio afflusso di barconi e barchini sulla Sicilia e di ostacoli anche seri alle attività e agli interessi italiani in Tripolitania. Si chiama ragion di Stato, realpolitik, come volete; a volte deprecabile, però comprensibile.
[…] Anche in questo caso, […] come nella vicenda che ha condotto alla liberazione di Cecilia Sala e dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini, c’è stata qualche sbavatura.
Ministeri e apparati che, ossessionati dal segreto, non si parlano fra loro. Nessuno deve aver detto al Viminale, quindi alla polizia di prevenzione e alla Digos di Torino che il ministro della Giustizia non aveva avviato, né avrebbe avviato, la procedura necessaria per arrestare legittimamente Almasri.
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
Che la nota Interpol, quindi, non bastava per andare a cercarlo in albergo e portarlo in galera come è avvenuto domenica 19 gennaio. Nessuno deve aver detto al ministero della Giustizia, martedì 21, che l’aereo di Stato destinato a riportare a casa il comandante libico era già volato da Roma a Torino, che insomma la decisione era stata presa e quindi era meglio tacere che diffondere il comunicato secondo il quale il ministro Carlo Nordio stava “valutando” la richiesta della Corte penale internazionale.
Nessuno poi deve aver pensato che, se davvero era necessario portare a Tripoli il ricercato e i suoi tre misteriosi accompagnatori, si poteva comunque fare a meno di impegnare un Falcon con le insegne della Repubblica italiana: oggi infatti il nostro tricolore fa da sfondo ai festeggiamenti per il ritorno a casa dell’eroe, tra frizzi e lazzi rivolti al nostro Paese.
Come si ricorderà, il mese scorso, nessuno aveva avvisato la Giustizia dell’arresto della giornalista Sala a Teheran, col risultato che l’amministrazione penitenziaria pensò bene di spedire Abedini, al centro della trattativa con l’Iran, nella sezione di massima sicurezza di Rossano Calabro in mezzo a terroristi e presunti terroristi islamici, […] salvo poi riportarlo di corsa a Milano su richiesta del console del suo Paese. La nostra collega subiva intanto una carcerazione durissima nel famigerato penitenziario di Evin, con buona pace della Farnesina che da giorni rassicurava sulla “cella singola”. […]
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