andrea scanzi e alessandro di battista

“HO POSTICIPATO I PROGETTI DI ANDARE ALL'ESTERO PERCHÉ TEMO LA CRISI” - DI BATTISTA CI INFLIGGE I SUOI SERMONI ALLA PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO A ROMA CON ANDREA SCANZI: “TUTTI A DIRE CHE SALVINI È PIÙ BRAVO. MA A FARE CHE? VEDIAMO SE SI METTE CONTRO AUTOSTRADE PER LA REVOCA DELLA CONCESSIONE. PURE DI RENZI DICEVANO CHE ERA PIÙ BRAVO, POI GLI ABBIAMO FATTO UN MAZZO COSÌ, OGGI VA IN GIRO CHE SEMBRA IL BAFFO DELLE TELEVENDITE…”

1 - DI BATTISTA: «HO RINVIATO I VIAGGI PERCHÉ TEMO LA CRISI»

Tommaso Labate per il “Corriere della sera”

 

ANDREA SCANZI E ALESSANDRO DI BATTISTA

«Arma', perdoname, ma secondo te io posso mettermi a chiama' Freccero per suggerirgli un programma?». La folla che ha animato la presentazione del suo Politicamente scorretto è scemata, d'altronde sono le 20.30 ed è ora di cena. Ma qualcuno ancora c'è. E quando l' autore di format televisivi gli si fa sotto per sottoporgli qualche idea da veicolare in Rai, Alessandro Di Battista usa l'assist per fare la parte della suocera che manda a dire a nuora. «Io sono contrario alla politica che decide che cosa si fa in Rai e che cosa no. Manda una mail a quelli dello staff comunicazione, no?».

 

ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO

E l'altro, di rimando: «E che ti pensi, che quelli rispondono? Ale, nun l'hai capito che qua non risponde più nessuno?». E lui, a chiudere: «Vabbe', mandame 'sta mail che me la leggo. Però non ci posso fare niente, scusa. Non posso fare una cosa che è contraria ai miei principi. E poi sto fuori da tutto».

 

Ecco, di fronte alla robusta platea di aficionados che partecipa alla presentazione della sua ultima fatica letteraria (uscita per Paper First) nella libreria di uno dei quartieri più borghesi della Capitale, Di Battista lo rimarca spesso, il suo essere «fuori». Andrea Scanzi, che lo intervista, gli chiede se il rosicamento per non essere diventato ministro gli è passato. «Sì, è passato». E poi, occhi all'insù. «I treni che passano». Pausa. «Chissà se passeranno ancora». Altra pausa.

 

Tira l'elastico in continuazione, Di Battista. Stando sempre attento a non spezzarlo.

L'alleanza di governo con la Lega era l'unica possibile, «oggi come allora il Movimento non aveva alternative», scandisce.

DI BATTISTA DI MAIO

 

Poi, però, c'è Salvini. «Tutti a dire che Salvini è più bravo. Ma a fare che? Vediamo se si mette contro Autostrade per la revoca della concessione oppure no», e la gente applaude. «Pure di Renzi dicevano che era più bravo, poi gli abbiamo preso le misure. Lui col guru Jim Messina e noi coi treni regionali, e com'è finita? Gli abbiamo fatto un mazzo così, oggi va in giro che sembra il baffo delle televendite».

 

politicamente scorretto di alessandro di battista

Con la hit «Renzi» è vincere facile, però. Il difficile - di fronte a una platea divisa sul continuare a incedere a braccetto con la Lega - è l'oggi. Di Battista va in slalom. La Sea Watch? «Deve sbarcare, poi intervenga la magistratura. E i migranti siano divisi tra i Paesi europei». I rapporti con Di Maio? «Ci siamo scritti, capitano a tutti le incomprensioni».

 

Alla fine della presentazione, tra pochi intimi, dirà che no, «neanche per un secondo» si è sentito di troppo nel Movimento. Neanche dopo il fuoco amico che l' ha accusato di essere alla ricerca di un posto fisso. Prima aveva detto: «Per essere chiari. Non accetterò nessun lavoro che comporti denaro pubblico senza prima essere passato dal voto popolare». Niente incarichi né di governo né di partito.

 

«Salvini parla con una voce sola. La nostra comunicazione? Casalino?», gli chiedono. Di Battista risponde: «Rocco fa il portavoce di Conte. Per gli altri c'è una struttura "prendi e porta a casa". Io non ho mai avuto un responsabile comunicazione che si occupasse di me». L'elastico è pronto a essere tirato ancora. Sulla Tav, per esempio. «C' è un' analisi costi-benefici, per me non si fa e mi auguro che il Movimento».

 

alessandro di battista

Già, ma se il Movimento la facesse passare? «Non commento i se», risponde. «E vediamo come finisce la storia della concessione ad Autostrade». E nell' animo di tutti, ma proprio tutti, rimane viva l' immagine di uno strappo imminente. «Io non voglio che si voti a settembre ma ho la sensazione che Salvini voglia buttare giù il governo. Loro mi dicono di no. Ma se poi succede, io lo griderò urbi et orbi che l' avevo detto In ogni caso ho posticipato i progetti di andare all' estero perché temo la crisi».

 

2 - DI BATTISTA SNOBBATO DAI 5 STELLE FA LO SKETCH ANTI BERLUSCONIANO

Domenico Di Sanzo per www.ilgiornale.it

 

di battista

«Ma hanno detto che Marco Carta è già entrato», dice la passante davanti alla libreria Mondadori del quartiere Prati dove Alessandro Di Battista ha organizzato la presentazione romana del suo libro Politicamente scorretto. Nella sala, piccola, non c'è il cantante, ma la star del grillismo che celebra sé stesso. Senza parlamentari, senza politici del Movimento. Solo attivisti, in maggioranza over 60, il «moderatore» Andrea Scanzi del Fatto e i suoi colleghi del giornale di Travaglio che siedono in prima fila dopo aver letto la testata per cui lavorano.

 

Se ieri Il Giornale titolava sui «due Movimenti», quello di Luigi Di Maio e quello di Roberto Fico, dopo la presentazione di Di Battista si potrebbe parlare anche del terzo. A trazione Dibba. Senza big, solo «voi attivisti». Seppure in tutto la platea non ha superato le cento persone. I parlamentari, già con il trolley in mano in vista del week-end, non si sono presentati.

 

alessandro di battista intervistato foto di bacco (1)

Se contattati nicchiano «non si è trattato di un evento del M5s» e alcuni fanno capire che era consigliato prendere il treno per tornare nel Palazzo martedì. «Il Palazzo è nefasto dice Di Battista è necessario uscirne». Il famoso «rosicamento» per la mancata nomina ministeriale è ancora a metà: «Certo, ci sono treni che passano e chi lo sa se ripassano, io il giuramento lo vidi su internet da San Francisco, un po' mi è dispiaciuto non essere lì, ma non per la poltrona, anche perché al Quirinale non c'ero mai stato».

 

Nel frattempo i grillini che erano catalogati nella corrente Dibba sembrano evaporati. Dalla deputata, in Commissione Esteri, Marta Grande al sottosegretario della Farnesina Manlio Di Stefano. «Molti non li conosco, gli ho tirato solo la volata sorride Di Battista ma ad esempio Patuanelli (Stefano capogruppo al Senato, ndr) è una persona straordinaria». Poi va all'attacco di Silvio Berlusconi, e l'applauso degli attivisti è facile e scontato. «Io in quel messaggio di cui parlo nel libro avevo detto a Salvini di mollare Berlusconi e il berlusconismo».

 

di battista

Poi la battuta: «Berlusconi dovrà scomparire», segue sorrisino e sguardo al cielo, e la precisazione: «politicamente». Sull'attualità, ha tenuto banco la questione della Sea Watch 3. Alla domanda sulla necessità di fare sbarcare i migranti ha risposto: «Assolutamente sì e poi se ne deve occupare la magistratura. Successivamente devono essere redistribuiti in diversi paesi dell'Unione europea». L'altro punto sono le incomprensioni con Di Maio, stemperate da Di Battista, nonostante l'evidenza: «Capita a tutte le persone di discutere e di avere incomprensioni. È successo con Di Maio, ci siamo scritti e abbiamo chiarito». Dalla sala c'è chi mugugna: «Vi siete scritti perché non vi sentite mai».

 

alessandro di battista e luigi di maio

Intanto cominciano le domande. Un attivista legge il quesito preparato da casa sui «poteri forti». Dibba non nega la risposta, salvo poi scherzare: «Ma chi te l'ha scritta?». E strappa di nuovo applausi scroscianti con gli attacchi ai giornalisti, compresi «Quelli là, Il Giornale, Libero, i giornali berlusconiani» e non appena evoca la presunta «tessera della P2» di Berlusconi, ancora mito capacitante della protesta grillina. E ancora il futuro personale: «Ho posticipato i miei progetti», di partire ancora all'estero, «per vedere cosa succede, temo la crisi, e non sarebbe nell'interesse del Paese andare a votare a settembre». Quindi la conclusione, a voler mettere le mani avanti: «Non accetterei mai un incarico pubblico senza passare per le elezioni».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…