BERLUSCONI FA FUORI IL CAPOGABINETTO DELL’ECONONIA FORTUNATO, ANIMA NERA DI GRILLI, E METTE CATRICA-LETTA A GUARDIA DELL’”OSTILE” SACCOMANNI
Francesco Bei per "la Repubblica"
Tra i tanti patti, espliciti e riservati, alla base del governo Letta, c'è n'è anche uno che riguarda il cuore dello Stato. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio uscente, Antonio Catricalà , molto vicino a Gianni Letta, dovrebbe infatti andare a sostituire a breve lo storico capo di gabinetto del ministero dell'Economia, Vincenzo Fortunato. Non si tratta di una notizia da addetti ai lavori, visto che parliamo del ruolo più in vista a via XX Settembre dopo quello del ministro.
Anzi, per molti proprio Fortunato è stato negli ultimi anni il «vero» ministro dell'Economia, uno degli uomini più potenti dell'apparato statale. Capo di gabinetto ininterrottamente dal 2001, con quattro ministri e tre maggioranze diverse: dal 2001 al 2006 all'Economia con Giulio Tremonti prima e Domenico Siniscalco poi; pausa di due anni alle Infrastrutture con Di Pietro e, dal 2008 a oggi, di nuovo all'Economia con Tremonti e poi Mario Monti.
Il fatto è che di Vincenzo Fortunato Berlusconi non si fida affatto. Lo ritiene anzi uno
degli artefici della caduta del suo governo. Il burocrate che, d'intesa con Tremonti, mise ostacoli ai provvedimenti che avrebbero potuto ridare fiato all'economia. Ma più che a Berlusconi Fortunato è inviso massimamente a Renato Brunetta, l'antagonista numero uno del ciclo tremontiano.
Dunque via, Fortunato se ne tornerà alle Infrastrutture insieme a Maurizio Lupi. Per dare il via libera alla nomina di Fabrizio Saccomanni al Mef - che inizialmente non voleva - , il Cavaliere ha poi chiesto (e ottenuto) che al posto di Fortunato vada Antonio Catricalà , in uscita da palazzo Chigi. «Di lui ci possiamo fidare - ripete in privato Berlusconi - non metterà ostacoli».
L'altro patto segreto dietro la nascita del governo Letta riguarda la scadenza del 30 aprile, data entro la quale il Parlamento avrebbe dovuto tassativamente votare la fiducia. La ragione? Nell'aprile 2014 scadono i Cda delle principali società a partecipazione pubblica e Catricalà , come altri calibri pesanti del governo Monti, ambiscono a quei posti.
Ma la legge Frattini impone dodici mesi di incompatibilità «dal termine della carica di governo». Per aggirare lo stop era necessario votare entro ieri la fiducia e così è stato. A giovarsene sarà anche Corrado Passera, che punta alla poltrona di Paolo Scaroni all'Eni.
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