IL GOVERNO RISCHIA DI SCHIANTARSI SULLA GIUSTIZIA - IN UN COLLOQUIO CON IL MINISTRO CARTABIA, BONAFEDE DIFENDE L'IMPIANTO ORIGINARIO DELLA SUA RIFORMA: LO STOP ALLA PRESCRIZIONE DOPO IL PRIMO GRADO - DRAGHI HA CHIESTO AL MINISTRO CARTABIA DI FARE PRESTO PERCHE' ALLA RIFORMA SARÀ VINCOLATA L'EROGAZIONE DEI SOLDI DEL RECOVERY FUND - L'IPOTESI PER ACCONTENTARE IL M5S: CONCEDERE LA SOSPENSIONE DELLA PRESCRIZIONE DOPO IL PRIMO GRADO CHE PERÒ RIPRENDE IL SUO CAMMINO, CONTEGGIANDO ANCHE IL PERIODO DI SOSPENSIONE, SE DOPO DUE ANNI NON ARRIVA LA SENTENZA…
Ilario Lombardo per "la Stampa"
Mentre la riunione sta per cominciare, dal M5S tengono a far sapere che alla testa della delegazione ci sarebbe stato Alfonso Bonafede, oggi parlamentare semplice, ma per due anni ministro della Giustizia.
Nel palazzo di via Arenula, Bonafede si ritrova con i capigruppo grillini di Camera e Senato e altri colleghi di fronte al suo successore, Marta Cartabia, e lo fa per difendere le riforme che portano il suo nome dalle modifiche al centro dell' incontro con la ministra. Su tutte, lo stop alla prescrizione. Va detto subito che il colloquio di oltre due ore è cordiale, e, in queste settimane, Bonafede non ha mai mancato di ribadire di essere stato positivamente stupito che Cartabia abbia voluto partire dall' impianto delle sue proposte di legge, sul processo civile, sul penale e sul Csm.
Come sanno tutti i presenti, però, la questione non si può risolvere con uno scambio di sorrisi. Perché sul tavolo restano le distanze su alcuni punti. L'incontro al ministero cade il giorno dopo la presentazione della relazione della commissione per la riforma del processo penale presieduta dall' ex presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi. Quali passaggi al suo interno non piacciono al M5S lo spiegano i parlamentari a Cartabia: l' inappellabilità delle sentenze di primo grado da parte del pm e alcune norme accessorie per i reati contro la pubblica amministrazione.
Ma soprattutto uno è lo scoglio sulla strada che dovrà portare presto a un accordo nella litigiosissima maggioranza di Mario Draghi: la prescrizione. I grillini sono tornati a difendere la formula originaria di Bonafede che prevede lo stop alla prescrizione dopo il primo grado. E ieri, all' uscita dal colloquio l'hanno motivata così: «Riteniamo sia fondamentale garantire a ogni cittadino un processo celere che si esaurisca in termini ragionevoli.
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Ma questo non deve mai tradursi in denegata giustizia». Nella nota del M5S non si legge mai la parola prescrizione, ma è evidente che senza una soluzione su questo capitolo la riforma rischia di naufragare. Draghi lo ha capito così bene che, alla vigilia dell' incontro di ieri, ha chiesto direttamente rassicurazioni a Cartabia: «Bisogna fare presto», è l'invito del premier, consapevole che alla riforma sarà vincolata l' erogazione dei soldi del Recovery fund europeo.
Il dibattito nell' aula del Parlamento è stato fissato per il 25 giugno ed è prevedibile che gli emendamenti della ministra arrivino la prossima settimana, sul calco delle proposte della relazione di Lattanzi. Tutte basate su un principio: la prescrizione è garanzia contro l'irragionevole durata dei processi che fa scappare gli investitori. Due sono le ipotesi che la commissione ha messo sul tavolo.
La prima piace al Pd: la prescrizione viene abolita ma il processo deve avere una durata prestabilita a seconda delle diverse fasi di giudizio (4 anni per il primo grado, 3 per l'appello, 2 per la Cassazione). La seconda ipotesi invece concede la sospensione dopo il primo grado della prescrizione che però riprende il suo cammino, conteggiando anche il periodo di sospensione, se dopo due anni non arriva la sentenza.
In aggiunta, però, la commissione prevede di allungare i tempi di prescrizione. E questa, sulla carta, potrebbe essere l' esca per attirare i 5 Stelle. Anche se per l' ex ministro Bonafede, come ha confessato ai colleghi, pure nella seconda ipotesi «viene fatta rientrare dalla finestra la prescrizione che abbiamo buttato fuori dalla porta». Dopo la nota dei grillini, Cartabia ha fatto filtrare di essere aperta a «correttivi tecnici». Ma la sostanza è politica e un accordo ancora non c' è.