brunetta commosso

"BRUNETTA È INTELLIGENTISSIMO. MA NON GLI BASTA. VUOLE ESSERE UN GENIO. DA PICCOLO PUNTAVA AL NOBEL" – IL RITRATTO AL VELENO BY MASCHERONI (IL GIORNALE) - "PERMALOSO COME UN RECALCATI, PIGNOLO COME UNA GRUBER, INCAPACE DI INNAMORARSI DI QUALCUNO CHE NON SIA SE STESSO, BRUNETTA DOPO L'ADDIO A FORZA ITALIA HA DECISO DI NON CANDIDARSI PIÙ (MA POI: CON CHI?). E IERI, A CERNOBBIO, LA SUA ULTIMA VOLTA SUL PALCO DEL FORUM AMBROSETTI, SI È ANCHE COMMOSSO. TORNERA’ A… - LA CRISI ISTERICA DAVANTI A BERLUSCONI - VIDEO

https://video.corriere.it/politica/brunetta-commosso-cernobbio-non-mi-candido-decisone-dolorosa-torno-fare-professore/699aafee-2c3d-11ed-a881-0468ff338f41

 

 

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

BRUNETTA COMMOSSO 3

Renato Brunetta quando lo guardi sembra sempre ce l'abbia con te, anche quando sorride. E di fatto Brunetta non sorride mai. Gli altezzosi, ghignano.

 

Un ghigno capace di aprire conflitti, iroso, del tutto privo di autoironia, permaloso come un Recalcati, pignolo come una Gruber, sempre disponibilissimo a farsi un selfie coi «Brunetta lovers» ma incapace di innamorarsi di qualcuno che non sia se stesso e campione assoluto di rissa verbale (c'è soltanto una cosa che gli piace più di litigare: avere ragione), Brunetta bagolo, pagiòla e papusse - ama tre cose.

 

La prima è Venezia. Ricambiato: due volte candidato sindaco, due volte bocciato. È nei Registri della Serenissima, anno 2010, seconda corsa alla poltrona di sindaco mentre è già ministro per la Pubblica amministrazione, quella volta che percorrendo la roadshow dalla Stazione di Santa Lucia a piazza San Marco distribuendo strette di mano e santini, viene fermato da un vecchio veneziano che lo saluta: «Onorevole, mi ghe dago il voto, e con mi ghe se tuta la me famegia: semo in sie. Ma me scusa tanto: come xe che pol far insieme el sindaco e ministro?».

BRUNETTA COMMOSSO

 

Risposta di Brunetta: «Ma non rompermi i coglioni!». Come perdere sei voti in un colpo. Diceva di lui Gianni De Michelis, del quale Renatino era ai tempi il portaborse: «Brunetta è intelligente, ma deve stare in seconda fila. Se lo mandi avanti, antipatico com' è, fa danni».

 

La seconda cosa che ama di più - la vera passione - è la politica, cui è fedelissimo da quarant' anni, quando era consigliere economico nei governi Craxi I, Craxi II, Amato I, Adorato II, Idolatrato III, Venerato IV: il socialismo non si professa, si divinizza. Come il potere.

 

E la terza sono i dipendenti pubblici, che ama così tanto, ma così tanto, che vorrebbe passare tutto il giorno con loro. Per sorvegliarli meglio. «Fannulloni! » «Tornate a lavorare!». «Imboscati di m*rda!». «Vi riformo dalla testa ai piedi!».

renato brunetta cernobbio

 

Testa brillante e piedi per terra, Renato Brunetta è sì intelligentissimo. Ma non gli basta.

Lui vuole essere un genio. È noto a tutti, tranne agli accademici di Stoccolma, la volta in cui, ospite da Enrico Mentana, con un coraggio che in una scala da uno a La7 vale dieci, e con il suo proverbiale senso della misura, confessò che da giovane puntava al Nobel per l'Economia. «Ma Lei sta scherzando, vero?».

 

 «No, affatto: perché?». Ma poi, si sa, Brunetta optò per una più rassicurante carriera precaria. Quale è, appunto, la politica.

 

Precario come deputato per tre legislature, due da europarlamentare, tre anni da Ministro per l'Innovazione, per due volte Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta è un fautore assoluto dell'efficienza. Il suo sogno è aumentare la produttività del 50 per cento. «Bisogna raddoppiare tutto!».

 

renato brunetta si commuove a cernobbio 2

 Tipo: fare il ministro in due governi diversi. Brunetta è talmente produttivo che nessuno come lui ha fatto fruttare così tanto la propria carriera politica. Svariate poltrone, innumerevoli incarichi, infinite deleghe e 72 anni d'età, è il ministro in carica più anziano, tanto che se Mario Draghi fosse diventato Presidente della Repubblica è andata male, peccato... - Brunetta in quanto decano del Governo sarebbe diventato premier ad interim.

Che non è veneziano, e in italiano significa: «Il più a lungo possibile». Abondansa e arogansa xè tuta na pietansa.

 

Ora Brunetta, finita l'abbuffata politica, dopo l'addio a Forza Italia ha deciso di non candidarsi più (ma poi: con chi?). E ieri, a Cernobbio, la sua ultima volta sul palco del Forum Ambrosetti, si è anche commosso. Tornerà a insegnare. Da precario della politica al posto fisso di Professore. Una rivoluzione dalla sera alla mattina.

renato brunetta si commuove a cernobbio 1

 

Serioso più che serale, mattinale più che mattiniero, Brunetta, da figlio di un venditore ambulante di gondoete e suvenir, bancarella in lista di Spagna sognando l'America, ultimo di tre fratelli, fiòlo della Venezia popolare, dai marciapiedi di Cannaregio a Piazza di Montecitorio, fin da piccolo ha imparato il valore del sacrificio, l'ansia di riscatto, la sacralità del lavoro e soprattutto l'ingiustizia di un mondo diviso fra i ricchi e la brunetta dei Ricchi e poveri. A pensarci bene, il ministro perfetto per la Pubblica amministrazione. I lavoratori in smart working? «Imboscati!».

 

I precari? «L'Italia peggiore!». Le élite? «Di merda». I poliziotti?

«Panzoni!». I registi? «Parassiti!».

I sindacalisti? «&*?#ù!».

«Ma a questo che dorme sul posto di lavoro gliela mandiamo o no una bella lettera di licenziamento?».

denis verdini renato brunetta niccolo ghedini

Parole che Renato Brunetta detesta: «Smart working». «Concertazione». «Giulio Tremonti».

«Salario minimo». «Spread».

«Reddito di cittadinanza». «Aumenti di stipendio». Ma soprattutto «Matteo Renzi», body shaming e granseola.

 

Goloso di granchietti e anguelle, judoca (gli piace molto giocare) - primo dan, secondo vengono gli sgei - un amore per i classici e la storia romana sognandosi novello Cincinnato, tanto che per prepararsi all'abbandono dell'agone politico si è comprato una tenuta nell'Agro romano, borgo Capizucchi, Renato Brunetta (Lib-lab, tip tap e keynesiano dalla testa alla punta della cravatta) ha sempre creduto nell'economia, ambito purtroppo meno affidabile dell'aruspicina. Brunetta e quelli che la moneta unica ci renderà tutti più ricchi, la Brexit distruggerà la Gran Bretagna, il green pass preserverà l'economia, le sanzioni piegheranno la Russia... L'economia non è solo la scienza triste, è anche la più inesatta... E non si capisce, viste le troppe previsioni sbagliate degli economisti, se la cosa è più drammatica o più comica.

tweet piroso su brunetta

 

Comico nei momenti più drammatici e drammatico nei momenti quasi comici, di lui narra la leggenda che temporibus illis, era il 2008, dovendo Silvio Berlusconi nominare i ministri del suo nuovo governo, e avendo scelto per l'Economia l'acerrimo collega Giulio Tremonti - si era a Palazzo Grazioli - il delusissimo Renato si gettò istericamente a terra, scalciando e gridando: «Silvioooooo, se non mi fai ministro, non mi alzo da qui!». E non si alzò.

 

Se non una volta avuta la nomina al dicastero dell'Innovazione. Un'appendice recita che, il giorno dopo, gli stessi che presenziarono all'atto di superbia assistettero a quello di umiltà, quando Brunetta si gettò ai piedi del Capo, piangendo: «Silvio perdonami! Ti pregoooo!!».

 

Ateo, dichiarazioni spesso sopra le righe e un attivismo plateale, Renato Brunetta resta con tutti i tanti pregi e qualche difetto un italiano archetipico. Furbo, astuto, ossessionato dal potere - ora fedele al Cavaliere ora mansueto coi Draghi - e con un debole atavico e italico per il mattone. Villone con 14 vani catastali, giardino e piscina sulla via Ardeatina a Roma. Casale a Todi.

 

renato brunetta

Villetta a picco sul mare di Ravello. Una casina nel parco delle Cinque Terre, residenza a Venezia a Dorsoduro. Da cui la celebre orazione: «L'Imu non si paga perché lo dico io che sono la maggioranza».

 

renato brunetta contro un lavoratore 4

Ubi Di Maio minor cessat, l'aspetto più umano di Brunetta un cursus honorum accademico e politico da annichilire metà Parlamento, l'altra metà invece non sa il latino è l'invidiabile capacità di mantenere la testa fredda quando la situazione si fa calda e scegliere la frase esatta nel momento migliore. Solo uno statista come lui poteva dichiarare: «A Salvini e Meloni dico: smettetela con i giochetti da Prima Repubblica, il Paese ha bisogno di serietà». Che poi è il motivo per cui la politica fa così ridere.

RENATO BRUNETTA MARIASTELLA GELMINI RENATO BRUNETTA MARIO DRAGHI renato brunetta 2RENATO BRUNETTArenato brunetta 1brunetta malagòLA FOTO DI GRUPPO LEGA FORZA ITALIA A CASA DI BERLUSCONIsilvio berlusconi a venezia con renato brunetta e luigi brugnarorenato brunetta silvio berlusconi e luigi brugnaro a veneziadraghi brunettaaltero matteoli giancarlo galan silvio berlusconi luca zaia renato brunettasilvio berlusconi a venezia con brunettasilvio berlusconi a venezia con renato brunetta 2renato brunetta silvio berlusconi e luigi brugnaro a venezia 2silvio berlusconi a venezia dopo la marea con brunetta e brugnaro 1silvio berlusconi a venezia con renato brunetta 5silvio berlusconi a venezia con renato brunetta 4Brunetta Salvini foto Lapresse Brunetta Salvini foto Lapresse renato brunetta

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)