BOICOTTE-RAI BRUNETTA - “IN ESTATE NESSUNO FA LA GUARDIA AL BIDONE? O C’È UN FASTIDIO A FORNIRE I DATI SUI POLITICI IN TV?”
Renato Brunetta per "Il Foglio"
Al direttore - Boicottaggio? Sabotaggio? Non posso crederci. Per così poco. Non sono un judoka israeliano, e neanche un pompelmo di Jaffa, non ci sono abituato a queste cose, e non ho intenzione di propormi per un monumento come vittima di simpatici e austeri signori come la presidente Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi.
Eppure. Vediamo. Agosto in Rai è stato un mese di repliche, e di dirette dell'atletica leggera. Ma capi e funzionari vari dell'etere di stato riposano tutti? Anche là dove batte il cuore del potere e dei palinsesti, dove si vigila su qualità e pluralismo dei telegiornali, tutti al mare? Li capiamo. Dura la vita del dirigente del servizio pubblico. Sempre di corsa, sempre a pensare, programmare, contrattare. Giuste ferie.
Il fatto è che il sottoscritto, procedendo nel suo lavoro di deputato commissario della Vigilanza sul servizio pubblico, aveva inoltrato l'8 agosto un paio di richieste - tramite commissione di Vigilanza, come da regolamento - alla dirigenza della Rai, dotata com'è noto di prestanti e abbondanti ufficiali e sottufficiali, al punto che di norma le risposte alle interrogazioni parlamentari giungono per iscritto e firmate non da Toro Seduto o Geronimo, ma da un vicedirettore delle relazioni istituzionali. Di solito in agosto i direttori smammano in ferie, e i vice si dannano.
Invece niente, non arriva risposta. Capiamo, anzi ne siamo sollevati. Ci fanno paura i funzionari zelanti, via, un po' di relax fa bene. Poi arriva settembre. Dieci giorni di settembre. Continuano le ferie di massa a Viale Mazzini? Nessuno che abbia dato una mossa a chi si sia addormentato in agosto facendo la guardia al bidone? Se fosse così sarebbe un bel problema di organizzazione del lavoro.
Qualcuno che sistemi i turni di ferie, come nei giornali o nei telegiornali ci vorrebbe. Tanto più che il curriculum dei capi attesta il loro passaggio da multinazionali dove non si batte la fiacca e si fanno marciare le truppe col tamburo. Poi improvvisamente, scorrendo una biografia di Giulio Andreotti, l'idea maligna. Confesso: ho pensato male. La presunzione si è fatta strada. Non è che avrò rotto troppo le scatole e si sono stancati in Rai di passarmi le munizioni su misura per abbattere il fortilizio dei compagnucci e delle compagnucce?
In questi mesi di lavoro, confortati dai dati attinti dall'Osservatorio di Pavia (la cui porta d'accesso sta in Rai) e dai comunicati stampa sulle presenze di ospiti politici o intellettuali forniti dagli stessi programmi di Rai3, ho presentato interrogazioni e consegnato esposti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom). Per la precisione, finora ho fornito all'Authority sei occasioni di indagine e relativa sentenza.
Le delibere sono state a tutt'oggi quattro. Tre mi hanno dato pienamente ragione, ordinando di rimediare al furto di democrazia subito dal Popolo della Libertà e dall'area culturale di centrodestra. E qui ci riferiamo ai programmi di Lucia Annunziata, Fabio Fazio, al Tg3 di Bianca Berlinguer. Una delibera ha considerato benevolmente "Ballarò", pur in presenza di numeri molto sfasati: per questo ho fatto ricorso al Tar.
Aspettiamo con pazienza le risposte su "Agorà " e il TgR (qui sappiamo che l'AgCom sta facendo un'istruttoria regione per regione coinvolgendo le Authority territoriali). Fatto sta che dall'8 agosto niente. Avevo domandato i conteggi di tempi e presenze, che l'Osservatorio di Pavia ha pronti per conto della Rai su "Agorà estate" e "Codice a barre".
L'ho fatto per le vie previste dalla legge. Rileggo i regolamenti e i doveri della Rai. E li riepilogo usando - e mi scuso - il polveroso linguaggio burocratico: "L'articolo 1, comma 2, della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza e allo svolgimento di quesiti con risposta immediata, rivolti alla Rai, approvata in commissione di Vigilanza Rai il 21 aprile 2009, stabilisce che le segnalazioni e i quesiti provenienti da deputati e senatori relativi all'andamento del servizio pubblico radiotelevisivo sono inoltrati alla Rai, ai fini della risposta scritta, non oltre le 48 ore; la Rai, ai sensi del citato comma, è tenuta a rispondere a tali quesiti non oltre i 15 giorni dalla loro ricezione".
Mi chiedo, e l'ho chiesto in un'interrogazione parlamentare: "Per quale motivo la Rai non ha ancora trasmesso, dopo più di un mese, i dati richiesti dallo scrivente, in qualità di parlamentare componente della commissione di Vigilanza Rai?". Delle due l'una: o il ritardo è dovuto al periodo estivo, e questa sarebbe comunque un'inadempienza, dato che la legge non prevede che le regole vadano in vacanza con i funzionari. Oppure c'è un lieve fastidio che si sa rende più lenti i gesti, più meditabonde le pratiche. Come chiamarlo? Sabotaggio delle funzioni parlamentari? Non esageriamo. Boicottaggio? Fuochino. Ostruzionismo? Fuoco. Aspetto risposta.
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