renzi merkel

DA BRUXELLES, ENNESIMO VAFFA A RENZI: L'UNICO ITALIANO PRESENTE NEL GABINETTO DI JUNCKER, L'ESPERTO GIURIDICO CARLO ZADRA, COSTRETTO A DIMETTERSI DOPO UNA SERIE DI CONTRASTI CON IL CAPO DI GABINETTO, IL TEDESCO MARTIN SELMAYR

JUNCKER RENZIJUNCKER RENZIJUNCKER RENZIJUNCKER RENZI

Marco Galluzzo per Corriere.it

 

Ennesimo capitolo dello scontro in corso fra Roma e Bruxelles. In attesa di un incontro di chiarimento fra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, in agenda a febbraio, un nuovo episodio ha arricchito la serie di incomprensioni recenti fra governo italiano e autorità europee: l' unico italiano presente nel gabinetto di Juncker, l' esperto giuridico Carlo Zadra, si è dimesso. La decisione è arrivata dopo una serie di contrasti con il capo di gabinetto Martin Selmayr, tedesco, culminati con l' attribuzione delle deleghe di Zadra a un collega britannico.


Un fatto «inaccettabile», lo ha definito il sottosegretario Sandro Gozi, che ha le deleghe sui rapporti con l'Unione Europea. L' Italia ora chiede con forza che la casella nell' esecutivo Ue resti italiana: «Iniziare il 2016 senza un italiano non faciliterebbe certo i rapporti, pretendiamo rispetto per quello che abbiamo fatto e stiamo facendo», dicono a Palazzo Chigi.

MERKEL JUNCKER DRAGHI RAJOY TSIPRAS RENZIMERKEL JUNCKER DRAGHI RAJOY TSIPRAS RENZILETTERA DI RENZI A JUNCKERLETTERA DI RENZI A JUNCKER


Sono tredici i membri del gabinetto di Juncker, non è un obbligo che uno sia italiano, ma è certamente di rilievo politico che un italiano che si dimette non venga sostituito con un connazionale. «Carlo Zadra è un ottimo funzionario, che conosco dai tempi in cui era al gabinetto Reding e con cui ho sempre lavorato molto bene», afferma Gozi. Per noi è essenziale che un membro di nazionalità italiana sia nel gabinetto Juncker», afferma ancora il sottosegretario, specificando di aver «già fatto una richiesta al capo di gabinetto, Martin Selmayr. Juncker - conclude Gozi - non ha nessun obbligo giuridico di avere determinate nazionalità nel suo gabinetto.
Ancora una volta è una questione di opportunità politica».

Renzi Juncker Van RompuyRenzi Juncker Van Rompuy


Le dimissioni di Zadra, che aveva le deleghe su migrazioni, giustizia e affari interni, sono maturate dopo una serie di scontri cominciati già all' inizio del 2015. Ma a far scattare la decisione del funzionario italiano è stata la scelta del potente capo del gabinetto Juncker di nominare il britannico Michael Shotter, affidandogli il «coordinamento strategico» sulle materie già delegate a Zadra. La nomina è stata fatta poco prima di Natale, dopo il duro confronto tra Renzi e la Merkel nel Consiglio europeo di dicembre.


I funzionari sono formalmente indipendenti dai Paesi di origine, ma per tutte le cancellerie è importante avere un punto di riferimento negli uffici in cui vengono forgiate le politiche europee. Due eurodeputati di Forza Italia, Fulvio Martusciello e Salvatore Cicu, hanno affermato che l' uscita di scena di Zadra «dimostra l' inconsistenza del governo italiano e del premier Renzi».

renzi merkel exporenzi merkel expo


La decisione di Juncker arriva anche dopo lo scontro fra Roma e Bruxelles sulla crisi dei quattro istituti bancari italiani, dopo le procedure di infrazione avviate dall' Europa nei nostri confronti su migranti e Ilva, e soprattutto dopo la denuncia del premier di un doppio standard nelle decisioni europee, a svantaggio del nostro Paese.

RENZI MERKEL  RENZI MERKEL

 

A dicembre Renzi ha sollevato una serie di questioni sugli equilibri di potere nella Ue, da un presunto occhio di riguardo nei confronti del gasdotto Nord Stream - dopo la bocciatura del progetto South Stream che vedeva l' Eni come capofila - al dossier dei migranti, sul quale gli altri Paesi, in tema di relocation , non starebbero facendo quanto promesso.

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO