CACCIARI SMONTA LA GIOIA ILLUSORIA DEL PD: “MA QUALE VITTORIA? È UNA SITUAZIONE COMICA: IL 53% DEI CITTADINI NON VA ALLE URNE E DEL 47% DEI VOTANTI CROCETTA RAGGIUNGE A MALAPENA IL 30%. E’ UN’ANATRA ZOPPA” - “SE NON C'È QUALCOSA CHE NON SUPERA QUESTE CASEMATTE DI SINISTRA, DI DESTRA, DI PROGRESSISTI, QUESTO PAESE È SPACCIATO. PER FORTUNA C’È GRILLO”…

Antonietta Demurtas per "Lettera43.it"

È una Sicilia da primato quella che esce dalle elezioni regionali del 28 ottobre. Per la prima volta gli astenuti sono la vera maggioranza; per la prima volta vince un presidente di sinistra; per la prima volta il Movimento 5 stelle è il primo partito.

Ma lo scenario politico non è certo rassicurante e se il voto siciliano rappresenta davvero il banco di prova per le future elezioni non c'è da stare tranquilli: «C'è una frammentazione pazzesca», dice a Lettera43.it Massimo Cacciari, «se non si superano queste casematte di sinistra, di destra, di progressisti, questo Paese è spacciato».

DOMANDA. L'Isola dei primati a partire dal risultato di Grillo: è ancora un voto di protesta da snobbare?
RISPOSTA.
No, è un risultato da accettare. Continua e non poteva non continuare questa onda di protesta e sfiducia nei confronti dell'attuale classe politica. Davanti ai deliri di Berlusconi e alle primarie del Pd, per fortuna c'è Grillo.

D. Perché?
R. Almeno il suo movimento non è di destra, non è razzista o xenofobo, e contiene la protesta all'interno di una dimensione democratica non eversiva. Sempre meglio Grillo che Le Pen o la l'estrema destra olandese, svedese, tedesca.

D. Intanto in Sicilia non ha vinto la destra, ma Crocetta.
R. Temo che sia un'anatra zoppa. Molte liste hanno superato il 5% e quindi avranno la loro rappresentanza: per fare il governo Crocetta si dovrà alleare con qualcuno al di fuori della sua coalizione.

D. Pensa anche lei a un ticket con Miccichè?
R. Non lo so, ma sarà comunque un governo che nasce debolissimo, che dovrà fare i conti con forze esterne e sarà poco rappresentativo.

D. Insomma una vittoria di Pirro?
R. È una situazione quasi comica: il 53% dei cittadini non va alle urne e del 47% dei votanti Crocetta raggiunge a malapena il 30%.

D. Con questi numeri essere rappresentativi è impossibile?
R. Al di là della valutazione aritmetica, la debolezza si acuirà a causa della frammentazione pazzesca dell'assemblea regionale, che renderà tutto più complicato.

D. E alla fine si ritornerà alla vecchia alleanza, al sistema Lombardo?
R. Temo sarà l'unico modo. Certo dovranno fare una coalizione del tutto improbabile. Ma oggi si parla di vittoria molto a buon mercato.

D. C'è chi dice che il blocco berlusconian-democristiano resta sempre il primo in Sicilia.
R. I blocchi non esistono più, magari ci fossero, c'è solo divisione. Il Pdl frana, passando dal 35 al 13%, un risultato clamoroso, e questo non è un bene neanche a livello nazionale.

D. Soprattutto per il segretario del Pdl Angelino Alfano, sconfitto in patria.
R. Appunto, è Alfano che frana, attualmente una delle poche persone dotate di buon senso all'interno del Pdl. Questa sua sconfitta non è certo una buona notizia.

D. E dall'altra parte non se la passano certo meglio...
R. Infatti cantano vittoria, va bene che l'irragionevolezza domina sovrana in terra d'Italia, ma se il Pd ha perso cinque punti rispetto al 2008 che vittoria è?

D. Anche l'Udc ha perso cinque punti.
R. Sì, ma almeno ha la scusante che i suoi cavalli di razza, Giovanna Candura e Michele Termini, sono passati con Musumeci. Quindi l'Udc con il 10% ha ottenuto comunque un buon risultato. Ma dire che il Pd con il 13,5% ha vinto è fantascienza.

D. Infatti Bersani commentando le elezioni ha detto che bisogna «organizzare il campo dei progressisti e portarlo a un colloquio con le forze centrali e moderate».
R. Ma che bella scoperta, e ha iniziato a farlo alleandosi con Vendola? Siamo sempre lì, se non c'è qualcosa che spariglia davvero e non supera queste casematte di sinistra, di destra, di progressisti, questo Paese è spacciato.

D. Cosa bisognerebbe fare?
R. Affrontare le questioni serie indicate dall'agenda Monti, dall'Europa, dalle esigenze di sviluppo e di occupazione. Intorno a questi problemi si deve creare una coalizione, al di là dei nominalismi del passato, altrimenti nessuno riuscirà ad arrestare la decadenza dell'Italia.

D. E la Sicilia è il primo pezzo che cade?
R. Il messaggio delle elezioni siciliane è questo ed è inequivocabile: i partiti franano, la protesta continua.

D. E l'unico vincitore è l'astensionismo.
R. Alle ultime Regionali nel 2008 votò il 66,8%, adesso il 47,42%. Il crollo è iniziato: la gente non va più a votare.

D. C'è il rischio che accada lo stesso alle elezioni nazionali?
R. Sì, succederà questo. L'unica lezione sensata che i politici potrebbero trarre dal voto siciliano è cercare un accordo tra le anime razionali del Pd, di Casini, di Montezemolo o di altre forze di centro.

D. Il patto della crocchetta nazionale?
R. Qualcosa del genere, ma prima bisogna capire anche se i buoi non sono tutti scappati dalla stalla.

D. In che senso?
R. Ormai l'immagine del Pd è quella di una forza di ultra sinistra alleata con Vendola e dentro il Pdl assisteremo a rotture inenarrabili. Il centro con l'Udc di Casini da solo, se non viene rappresentato direttamente da Monti, non vale più del 10%. Quindi il rischio è che a livello nazionale si ripeta quello che è successo in Sicilia, cioè una frammentazione del voto.

 

MASSIMO CACCIARI MASSIMO CACCIARI Crocettamicciche Gianfranco MiccicheANGELINO ALFANO DURANTE UN COMIZIOMassimo Cacciarigrillo beppe grillo beppe dipietro bersani vendola

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…