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A GRANDI PASSI VERSO LA GREXIT? - ENTRO LUNEDÌ SI DECIDE IL FUTURO DI ATENE, E IL 'FINANCIAL TIMES' FA IL CALENDARIO DELLE TAPPE - SENZA ACCORDO SARÀ UNA LUNGA AGONIA VERSO LA FINE (20 LUGLIO) - NON SAREBBE UN VERO DEFAULT: I CREDITORI SONO FMI E BCE, NON PRIVATI. MA IL RISULTATO È LO STESSO
Peter Spiegel per http://www.ft.com/
Grecia e debitori internazionali alla resa dei conti. Entro la fine di giugno Atene dovrà restituire al FMI di Christine Lagarde 1.5 miliardi di euro. Dopo cinque mesi di stallo nelle trattative, i leader europei sostengono che l’incontro di oggi – giovedì 18 giugno – rappresenti l’occasione giusta per trovare un accordo sui 7.2 miliardi di aiuti complessivi di cui Atene ha disperatamente bisogno. Nonostante gli annunci, però, i funzionari sono sempre più scettici sulla possibilità di trovare un accordo.
Ecco gli appuntamenti cruciali dei prossimi giorni:
Giovedì 18 giugno, l’occasione per trovare l’accordo. I ministri delle finanze dei paesi europei (Ecofin) si riuniscono in Lussemburgo per l’incontro mensile e sperano di strappare un accordo con la Grecia. Yanis Varoufakis, il ministro delle finanze di Atene, ha però detto che arriverà senza una nuova proposta, perciò si dubita che il meeting possa rappresentare un vero punto di svolta.
Gli analisti pensano che se l’occasione di oggi sarà sprecata, si entrerà in una nuova fase di crisi più profonda in vista del pagamento che la Grecia dovrà effettuare entro fine mese. Il tempo per approvare un nuovo accordo nei parlamenti dell’eurozona scarseggia, in particolare in Germania, dove il Bundestag è in pausa.
Venerdì 19 giugno, secondo round. I ministri delle finanze saranno ancora in Lussemburgo per un secondo giorno d’incontri, questa volta in presenza di tutti i 28 paesi dell’Unione Europea. Tutti gli interessati a risolvere l’impasse si troveranno insieme nello stesso luogo, ma se non succederà niente di straordinario come un crollo dei mercati, dopo il nulla di fatto il giovedì, venerdì ci sarà ancora meno di cui parlare.
I funzionari UE sostengono che, in caso di fallimento, il prossimo passo sarà la convocazione di un summit d’emergenza, forse domenica, dei 19 paesi della zona euro. Il summit potrebbe essere annunciato da Donald Tusk, presidente del consiglio europeo, subito dopo il fallimento delle trattative all’eurogruppo.
Domenica 21 giugno, possibile summit d’emergenza. Molti pensano che un summit d’emergenza sia inutile se non c’è accordo tra i ministri delle finanze, ma altri pensano che Alexis Tsipras, il primo ministro greco, voglia strappare un patto. Tsipras ha sempre insistito che l’accordo debba essere politico, non tecnico, quindi trovarsi in una stanza con Angela Merkel e gli altri leader europei potrebbe essere la circostanza migliore per giungere a un accordo.
Lunedì 22 giugno: lo scenario peggiore. Se le trattative falliscono, potrebbe realizzarsi lo scenario peggiore: quello in cui viene attivato il controllo dei capitali per limitare i prelievi agli sportelli delle banche greche, così da evitare il tracollo finanziario.
Se in Grecia dovesse iniziare una corsa agli sportelli, la Banca Centrale Europea potrebbe essere costretta a dichiarare gli istituti ellenici insolventi e sospendere qualsiasi tipo di assistenza. Senza i prestiti di emergenza, le banche greche collasserebbero, e l’unico modo per uscire da questa crisi sarebbe creare una nuova banca centrale con una nuova moneta.
Il controllo dei capitali rallenterebbe questo processo, facendo guadagnare tempo per le trattative, ma una volta imposto sarebbe molto difficile da revocare. Cipro, che dovette ricorrere al controllo dei capitali durante il salvataggio di due anni fa, lo ha sospeso definitivamente solo lo scorso maggio. In Islanda ci sono voluti sette anni.
Contagio Grecia, sì o no?
Giovedì 25 giugno: ipotesi varie ed eventuali. È la data in cui inizierà un grosso summit dell’Unione Europea. Ma l’agenda è già strapiena di temi da affrontare, compresa la presentazione da parte di David Cameron del suo piano per rinegoziare il ruolo della Gran Bretagna in Europa. I funzionari dell’eurozona pensano che a questo punto sarà troppo tardi per trovare una soluzione sulla Grecia.
Martedì 30 giugno: il giorno della scadenza. Atene dovrà restituire 1.5 miliardi di euro al FMI. Senza una lista di riforme credibili, i funzionari hanno detto che il programma di aiuti non sarà rinnovato per la terza volta, lasciando la Grecia scoperta.
Dall’altra parte, Tsipras dice che senza gli aiuti la Grecia non pagherà il Fondo Monetario Internazionale. Anche se tecnicamente non si tratterebbe di default (l’FMI prevede gli “arretrati”) Atene finirebbe nella lista dei paesi in debito insieme a nazioni come Somalia, Cuba e Zimbabwe.
Anche le agenzie di rating non considererebbero il non-pagamento come default, la decisione di dichiarare o no la bancarotta sarebbe sulle spalle della BCE. Se così fosse, i bond greci perderebbero qualunque valore e la BCE sarebbe costretta a tagliare i fondi di emergenza, forzando l’uscita della Grecia dall’euro.
Mercoledì 1 luglio: il territorio inesplorato. Se gli aiuti vengono negati e la Grecia non è in grado di pagare l’FMI, ma la BCE concede i prestiti per tenere in piedi le banche, si entrerebbe in quello che Mario Draghi chiama “il territorio inesplorato”. Con un’economia gravata dal controllo dei capitali, un governo senza soldi e le banche che lottano per sopravvivere, la Grecia si troverebbe ad affrontare un lento processo di soffocamento economico.
Gli analisti pensano che una situazione del genere susciterebbe tanto odio nei cittadini greci da fare cadere il governo Tsipras. Questo potrebbe portare a nuove elezioni o a un governo di unità nazionale, come quello di Papademos nel 2012, per rimediare al pasticcio.
Lunedì 20 luglio: la fine reale. Scadono due bond della BCE per un totale di 3.5 miliardi di euro. Anche se Standard & Poor’s ha detto recentemente che il non-pagamento di questi bond non costituirebbe default (c’è default solo se i titoli non pagati sono in mano a privati), per la Grecia sarebbe impossibile continuare a sopravvivere nell’eurozona se considerata insolvente dalla BCE.