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ARABIA ESAURITA - IL CALO DEL PREZZO DEL PETROLIO (DA CUI DIPENDE IL 90% DELL’ECONOMIA) COSTRINGE I SAUDITI A TAGLIARE LA SPESA PUBBLICA E A AUMENTARE IL COSTO DI ACQUA E ELETTRICITÀ - VIA LIBERA ALLE PRIVATIZZAZIONI E A NUOVE TASSE

Francesca Caferri per “la Repubblica”

 

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Alla prese con un prezzo del petrolio sceso del 50% in un anno e mezzo, il re ha annunciato un taglio del 14% delle spese statali per il 2016: si fermeranno a 224 miliardi di dollari, nel tentativo di arginare il deficit di bilancio da 98 miliardi di dollari registrato nel 2015. Di conseguenza con effetto immediato ieri in tutto il paese sono saliti non soltanto il prezzo della benzina, ma anche quello dell’elettricità e dell’acqua, finora calmierati dai sussidi.

 

Nei prossimi mesi le spese dei ministeri e di tutti gli organismi statali saranno sottoposte ad una drastica riduzione: stop agli aumenti, ma anche all’acquisto di auto e mobili nuovi, come già stabilito qualche mese fa da un decreto reale.

 

la quota di produzione di petrolio dell opecla quota di produzione di petrolio dell opec

E ancora: via libera alla privatizzazione di diversi settori dell’economia e introduzione di nuove tasse. La priorità nelle spese sarà data ai settori della Sicurezza interna e della Difesa, controllati rispettivamente dall’erede al trono e ministro dell’Interno Mohammed bin Nayef e dal vice-erede e ministro della Difesa Mohammed Bin Salman, figlio del re ed astro nascente del paese.

 

Finito il tempo delle spese folli, è dunque arrivato quello delle scelte: e messo alle corde dalla discesa costante del prezzo del petrolio, da cui dipende il 90% dell’economia, il regno ha deciso di dare priorità alle due minacce più forti alle sue porte: l’offensiva dell’Is (che considera la monarchia saudita uno dei suoi principali nemici) e la guerra in Yemen.

 

la produzione di petrolio americano la produzione di petrolio americano

A pagarne le conseguenze neiprossimi mesi saranno una serie di voci di spesa – dalle borse di studio all’estero per gli studenti, agli investimenti nello stato sociale e nella sanità – che erano state il fiore all’occhiello della gestione di re Abdallah. «È l’inizio della fine dell’era dei soldi facili – commenta Ghanem Nuseibeh della Cornestone Global associates, attento osservatore della realtà saudita – l’intera società dovrà abituarsi a un nuovo tipo di relazione con il governo: questa è una sveglia per tutto il paese».

ALI NAIMI MINISTRO DEL PETROLIO ARABIA SAUDITAALI NAIMI MINISTRO DEL PETROLIO ARABIA SAUDITA

 

Una sveglia non priva di rischi: «I reali devono fare molta attenzione, sotto la calma apparente covano molte tensioni – spiega Liisa Limatainen, autrice di “L’altra faccia dell’Arabia Saudita”, in uscita a primavera dall’editore Albeggi - gli altissimi tassi di disoccupazione giovanile, l’aumento della povertà nella classe media e la mancanza di case sono elementi di una miscela esplosiva. Rimuovere i sussidi potrebbe accendere la miccia». Non a caso commentando la manovra, lunedì il ministro dell’Economia Adel Fakeih ha voluto sottolineare che sono allo studio misure di tutela per le fasce più deboli della popolazione.

 

Basterà questo per tenere a bada un paese che da decenni si basa su patto non scritto fra una famiglia regnante che distribuisce posti di lavoro e livelli accettabili di benessere alla popolazione in cambio della pace sociale? È la scommessa di re Salman e ancora di più di suo figlio Mohammed, a capo (fra le molte altre cose) del neonato Consiglio per lo sviluppo economico e le politiche giovanili, organismo incaricato di disegnare le strategie future di un paese che vorrebbe essere sempre meno legato al petrolio ma ancora non ha una strada chiara per il domani.

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