CAMERATI ALLO SBARAGLIO – LA SCANDALOSA NORMA INFILATA NEL DECRETO LEGGE OMNIBUS CHE CASSA I CANDIDATI DEI CDA USCENTI NEL CASO UN SOCIO CON ALMENO IL 9% PRESENTI UNA PROPRIA ROSA DI NOMI, È L’ESATTO OPPOSTO DI QUANTO VORREBBE FRATELLI D’ITALIA CHE LO PROPONE! - UNA NORMA APPLICABILE NON SOLO A MEDIOBANCA DOVE CALTAGIRONE E MILLERI/DELFIN SONO SOPRA LA SOGLIA. MA FA FELICI ANCHE I FRANCESI: AGRICOLE HA IL 9,9% DEL BANCO BPM E VIVENDI HA IL 23,75% DI TIM - IL PROVVEDIMENTO È ORA ALL’ATTENZIONE DI MATTARELLA…
AZIONARIATO DI MEDIOBANCA E GENERALI AL 3 MAGGIO 2023
Andrea Deugeni e Andrea Pira per “MF – Milano Finanza” - ESTRATTO
Piazza Affari torna ad accendere i riflettori su quella che una volta era la «galassia del Nord» ovvero i titoli di Mediobanca e Assicurazioni Generali il cui 13,1% rappresenta la principale partecipazione della merchant bank milanese.
Le azioni sono finite sotto la lente degli investitori dopo che la scorsa settimana dal gruppo Caltagirone hanno confermato che l’imprenditore romano è salito al 9,9% del capitale di Piazzetta Cuccia. La mossa è da leggersi come una continuazione del pressing del costruttore-editore -che del Leone è grande azionista con il 6,23%- sul cambio di governance a Trieste, obiettivo di lungo periodo che potrebbe passare prima per un azzeramento dell’attuale board di Mediobanca che a ottobre deve rinnovare il mandato. Da quel giorno le azioni di Piazzetta Cuccia hanno portato a casa il 6,41%, a 10 euro, segno che sul titolo è partito un certo appeal speculativo.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
Le Generali, invece, hanno guadagnato il 2,21%, a un soffio da quota 19 euro, non lontano dai massimi di 20,77 euro del 31 marzo in piena battaglia sul rinnovo di Philippe Donnet. E ieri gli acquisti sono proseguiti.
Nell’alimentare l’appeal speculativo lo zampino ce l’ha messo anche la norma per regolare l’istituto dalla «lista del cda» inserita nel decreto legge Omnibus approvato giovedì 4 maggio dal Consiglio dei ministri.
Tale norma, come raccontato da MF-Milano Finanza, può diventare anche un gancio per riproporre un emendamento per cassare i candidati dei vertici uscenti nel caso un socio forte, con almeno il 9% presenti una propria rosa di nomi in una lista di maggioranza. Un istituto applicabile non soltanto a Mediobanca dove sia Caltagirone e sia Delfin sono sopra la soglia in questione.
FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO
Ma anche al Banco Bpm, dove i francesi del Credit Agricole hanno in portafoglio il 9,9% del capitale e a Tim, con Vivendi al 23,75% e Cdp al 9,81%.
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Il provvedimento è ora all’attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in passato ha sollevato perplessità sull’opportunità di presentare decreti non omogeni nei contenuti.
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Nel caso in cui passasse il disco verde del Parlamento e diventasse legge, per quanto riguarda le dinamiche della «galassia del Nord» la norma sarebbe un assist per Caltagirone nel caso in cui il nuovo piano industriale che il ceo di Mediobanca Alberto Nagel presenterà alla comunità finanziaria il 24 maggio e le strategie a cascata sul Leone non dovessero soddisfare i due soci forti.
La legge sulle liste del board uscente (su cui Nagel è al lavoro) con il blocco automatico in caso di liste alternative renderebbe più agevole a ottobre introdurre discontinuità in Piazzetta Cuccia. Per poi passare a Trieste.