LA ZUPPA DEL CASALEGGIO - IL PARA-GURU DI BEPPEMAO TEME DI PERDERE CONSENSI MODERATI E MAL-DESTRI DOPO IL VOTO DELLA “BASE” CHE VUOLE ABOLIRE IL REATO DI CLANDESTINITÀ
Jacopo Iacoboni per âLa Stampa'
Non è che ieri Casaleggio fosse contentissimo del risultato del referendum. Diciamo che lo descrivono «preoccupato». Chi scriverà che è arrabbiato dice una cosa difficile da verificare, e non tanto credibile in quei tipi di carattere. Però resta della sua idea, questo sì. Che forse è molto più radicata di quella di Grillo.
Il cofondatore del Movimento cinque stelle rimane convinto, come lui e Beppe Grillo scrissero in un post brutale che divise molto il Movimento, che «se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità , presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico».
Insomma, il suo timore è che questa posizione - che pure è effettivamente maggioritaria tra gli iscritti, e tra gli eletti (non solo i parlamentari) - sia controproducente dal punto di vista elettorale. Brutto o bello che sia, questo è un fatto. E, racconta chi gli parla, pensa che il problema dell'immigrazione «andrebbe affrontato con una riforma complessiva» che si occupi di flussi migratori, e anche dei Cie (narrano che Casaleggio non sia a favore dei Cie, anzi), non centrandosi sulla sola questione del «reato».
Ieri anche Grillo ha ripetuto «non possiamo parlare di immigrati col buonismo retorico della finta sinistra». Ma era a Rovereto quando scoppiò la polemica dentro il Movimento e - inopinatamente abbracciato da un marocchino per strada - disse: «Ho visitato il centro di Ponte Galeria, sono centri indecenti. Se accolgo devo poter dare un tetto e un pasto subito a quelli che accolgo».
C'è però un lato B. Il calcolo non è uno solo, nei due capi (quello elettorale), ma forse due. Uno che li conosce spiega: «Chi è che ha accelerato perché si votasse? Proprio Casaleggio. Sosteneva che non si può andare in ordine sparso al voto in Senato». Il gruppo parlamentare su alcune cose tende a votare un po' sparpagliato; e questo, soprattutto, non piace a Milano.
Meglio un voto che va contro le loro stesse idee che uno senza la minima compattezza. Ieri i dissidenti hanno molto criticato l'approssimativa comunicazione della consultazione on line, e le modalità improvvise con cui è avvenuta: eppure ha vinto (non si sa se a sorpresa, qui si ritiene di no) la posizione a loro cara, quella a favore dell'abolizione del reato.
Dunque possono lamentare che il referendum è stato mal comunicato, non che sia stato «manovrato». E qui si arriva al secondo calcolo. Poiché il problema per Casaleggio - come dice ai pochi con cui parla di cose come l'immigrazione - contiene un aspetto di sostanza e uno comunicativo, di certo a Milano sanno che un risultato a favore dell'abolizione è mediaticamente meno scomodo, allontana l'accusa di essere un movimento destrorso: quell'anima c'è, ma non domina.
Diciamo due terzi e un terzo. Quale che sia la verità (nell'elettorato le cose sono assai più difficili da testare), non è un risultato disprezzabile neanche per i due fondatori. Tra l'altro molte persone anche assai vicine al gruppo dei capi - per esempio Alessandro Di Battista - hanno idee di massima apertura sull'immigrazione; il reporter dello Tsunami tour, Salvo Mandarà , scrisse che lui non aveva condiviso il post sull'immigrazione. E anche nello staff esiste questa linea. Altri hanno - è vero - un'idea diversa. Che poi è quella dello Hobbit Casaleggio anche sul no allo ius soli.
Insomma, i due calcoli si intrecciano. Preoccupazione per l'elettorato, ma anche una piccola via d'uscita dal prevedibile assedio mediatico. Fermo restando che sul blog hanno ritenuto necessario rassicurare il voto "di destra": «Con l'abrogazione si mantiene comunque il procedimento amministrativo di espulsione che sanziona coloro che violano le norme sull'ingresso e il soggiorno nello Stato».
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