“CHI HA SCRITTO LE LETTERE ANONIME MI ODIA” – VITTORIO SGARBI, DOPO LE DIMISSIONI DA SOTTOSEGRETARIO, NON CI PENSA PROPRIO AD ABBASSARE LA CRESTA. IL CRITICO D’URTO ANNUNCIA RICORSO AL TAR E UNA DENUNCIA ALLA POLIZIA POSTALE: “È STATO RUBATO L’ACCOUNT DEL MINISTERO CON TUTTI I DATI DELLE MIE ATTIVITÀ” – “LE LETTERE FINITE ALL'ANTITRUST SONO STATE SCRITTE DA UN TALE DARIO DI CATERINO CHE VOLEVA LAVORARE PER ME E IO INVECE NON L’HO ASSUNTO” – E ATTACCA IL MINISTRO SANGIULIANO: “CHIUNQUE RICEVE UNA LETTERA ANONIMA PRIMA DI TUTTO PARLA CON IL SUO COLLABORATORE, LUI INVECE…”
Estratto dell’articolo di Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”
Vittorio Sgarbi, da quanto stava pensando di dimettersi da sottosegretario alla Cultura?
«Non ci ho mai pensato».
E allora come mai si è dimesso?
«L’ho fatto d’istinto dopo aver ricevuto il documento di condanna dell’Antitrust. Lo avevo letto sull’aereo. Il documento stabilisce l’incompatibilità tra il sottosegretario e Sgarbi».
Che vuol dire tra il sottosegretario e Sgarbi?
«Io sono diventato sottosegretario alla Cultura perché sono scrittore, conferenziere, critico d’arte. Ma questa non si può considerare una professione come fare il medico. Invece queste attività che faccio io per loro sono un’interferenza con l’attività di sottosegretario».
VITTORIO SGARBI E GENNARO SANGIULIANO
E invece secondo lei non lo sono?
«Non si capisce con che metro si misura questa incompatibilità. Ieri sera il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato un suo libro. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di un altro suo libro».
L’Antitrust però ha contestato la sua incompatibilità per via dei compensi che lei riceve per questa attività...
«Non è così».
Com’è allora?
«La questione non è se le attività sono a pagamento o sono gratuite. L’incompatibilità vale in tutti e due i casi, così è scritto nel documento del’Antitrust, una sessantina di pagine».
Lei quanti compensi ha ricevuto per fare queste sue attività?
«Circa 150 mila, 200 mila euro. Ma sono tutti fatturati e regolarmente denunciati. La determinazione dell’Antitrust è assurda».
Come è nata tutta questa vicenda?
«Con due lettere anonime di un tale Dario Di Caterino.
Mi odia perché voleva lavorare per me e io invece non l’ho assunto».
Ma se sono lettere anonime come fa a sapere il nome di chi le ha mandate?
«Perché poi lui si è dichiarato al Fatto Quotidiano, l’unico che ha raccolto le sue lettere come se le avesse prese dalla sua buca delle lettere».
Perché parla di due lettere al plurale?
«Perché ne sono state mandate due: una il 20 ottobre e l’altra il 24 ottobre».
LE CAPRE E LE DIMISSIONI DI VITTORIO SGARBI - VIGNETTA BY VUKIC
Cosa c’era scritto in queste lettere?
«Si parlava della Milanesiana, della mia conferenza con Pupi Avati, quella su Caravaggio come fossero tutte attività professionali contrastanti con la mia attività di sottosegretario. Ma non solo queste».
Quali altre?
«È una lista lunga. È stato rubato l’account del ministero con tutti i dati di quello che ho fatto».
Rubato l’account? E chi è stato?
«Farò una denuncia alla polizia postale per saperlo. Io all’Antitrust ho fatto una relazione per segnalare che sono presidente di diversi musei, di Ferrara, del Mart di Rovereto, fino a giovedì lo sono stato anche della Fondazione Canova...». […]
Torniamo alle lettere. Come si è arrivati all’Antitrust?
VITTORIO SGARBI MINACCIA DI TIRARE FUORI L UCCELLO CON REPORT
«È stato il ministro Sangiuliano a spedirle all’Antitrust».
L’ha contattata prima?
«No. Chiunque riceve una lettera anonima prima di tutto parla con il suo collaboratore, non le manda a scatola chiusa».
Cosa farà adesso?
«Un ricorso al Tar».
Pensa di riuscire ad avere ragione?
«Certo perché è evidente che il testo dell’Antitrust è senza fondamento».
In che senso?
«Le attività di cui parla l’Antitrust dichiarandole incompatibili sono certo frequenti ma restano occasionali. Il Tar non può non riconoscere questo aspetto».
Lei è anche indagato in Procura per via di un quadro che sarebbe stato esportato illegalmente...
«Sono tutte invenzioni del Fatto Quotidiano e di Report, che hanno fatto i piccoli poliziotti dando retta a Di Caterino e al restauratore Gianfranco Mingardi, tutti e due avevano ragione di aver astio e odio nei miei confronti. Posso dimostrare che sono tutte falsità». […]
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