giulio napolitano nepi

VISTO DA "IL FOGLIO"- LE TELEFONATE TRA ADINOLFI E RENZI SONO LE SOLITE SMARGIASSATE IRRILEVANTI. RENZI VOLEVA FAR FUORI LETTA? BERLUSCONI ERA CONVINTO DELL'ODIO DI NAPOLITANO? SAI CHE SCOOP

Salvatore Merlo per “il Foglio

 

Adesso immaginiamo che Matteo Renzi, al telefono con l’ormai famoso generale Adinolfi, avesse pronunciato le seguenti parole: “Enrico Letta è troppo in gamba. Mi sta fregando. Sta uscendo dalla crisi e sta rilanciando il paese. Devo sbrigarmi a farlo cadere, sto organizzando una manovra per impedirgli di diventare il Merkel italiano. Quello, se continua così, governa per vent’anni”.

Michele AdinolfiMichele Adinolfi

 

Accidenti che scoop per mezzo d’intercettazione telefonica! Chapeau. Ma Renzi, allora segretario del Pd, in quella conversazione con l’alto ufficiale della Guardia di Finanza è in realtà il solito bullo, la solita bocca mobile e pronta all’ammicco e al sarcasmo, è lo stesso dello storico e perculante tuìt #enricostaisereno. Non usa iniziatiche allusioni, indecifrabili perifrasi, contorte reticenze, diabolici machiavellismi, non sorprende, ma dice chiaro e tondo: “Letta è un incapace”.

 

Fan renziani Dario NardellaFan renziani Dario Nardella

Punto. Che è poi, all’incirca, quello che Renzi, in quei mesi, insensibile a ogni sofisma e cieco a ogni mistero politico com’è, andava ripetendo praticamente a chiunque tranne che al diretto interessato, cioè a Letta, in una contrattualità di rapporti, tra lui e l’ex presidente del Consiglio, in cui la giocosa e proterva crudeltà fluiva come un dono, una benedizione poi esplosa nello stiracchiatissimo tradimento di febbraio 2014, una coltellata da cui Letta non si è più riavuto.

 

napolitano letta renzi napolitano letta renzi

E insomma attraverso le intercettazioni i quotidiani sembrano avere questo potere, di riciclare e mettere in mostra ogni giorno, con una forza di recupero sbalorditiva, merce deteriorata. Il Giornale, per esempio, ha molto strepitato perché, nelle chiacchiere in trattoria con Dario Nardella, il loquace Adinolfi quasi conferma che Giorgio Napolitano ce l’aveva con Silvio Berlusconi. Sai che scoop.

RENZI E LETTA BY BENNY RENZI E LETTA BY BENNY

 

Il Cavaliere ha passato sette anni a ripeterlo persino ai muri che – citazione letterale – “quello è il mio nemico”. E in particolare Berlusconi aveva raggiunto un livello quasi ossessivo, tanto da stordire di lamentele i commensali di Arcore quando Napolitano non gli volle firmare la grazia (o meglio una raffica di provvedimenti di clemenza).

 

E si tratta evidentemente di ammirevoli incastri di cliché e stereotipi, senza una sbavatura nell’imprevisto anche quando Adinolfi allude con uno scambio di battute da circonvallazione esterna a una presunta ricattabilità di Napolitano per poco chiare ragioni che riguardano suo figlio Giulio, argomento in quei mesi di più d’un malizioso articolo di giornale. E insomma Adinolfi, in un pazzotico cortocircuito, leggeva i quotidiani e ripeteva a pappagallo pettegolezzi e malizie orecchiate, per poi finire, un anno dopo, citato e un po’ mascariato su quegli stessi giornali.

GIULIO E GIORGIO NAPOLITANO FOTO LA PRESSE GIULIO E GIORGIO NAPOLITANO FOTO LA PRESSE

 

Nemesi. E che dire poi della straordinaria rivelazione che consiste nel far risalire i rapporti tra Renzi e Berlusconi a prima del Nazareno? Come se non fosse stato Renzi quel sindaco di centrosinistra che, facendo scandalo, a dicembre del 2010 andò in visita ad Arcore sentendosi dire dal Cavaliere: “Tu mi assomigli”.

 

C’è chi sostiene che sia nella spazzatura delle conversazioni a ruota libera che si nasconde la realtà delle cose, perché è nel codice rilassato di una battuta in trattoria che si occultano gli umori, e insomma è nelle intercettazioni, anche in quelle più sciocche e smargiasse, che si svelano i traffici e si rivelano i misteri. Il caso Adinolfi, per la verità, sembra dimostrare il contrario. E il mistero è un altro: chi ha deciso di togliere gli omissis che proteggevano le conversazioni penalmente irrilevanti tra Adinolfi, Renzi e Nardella? L’unico mistero da svelare è questo.

Matteo Renzi e berlusconi Matteo Renzi e berlusconi

 

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…