CHURCHILL, PASCIA’ D’ARABIA - IL LEADER CHE SALVÒ L’EUROPA DAL NAZISMO ERA COSÌ AFFASCINATO DALL’ISLAM DA SOGNARE DI CONVERTIRSI ALLA RELIGIONE DI MAOMETTO
Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Gli inglesi lo considerano il loro più grande eroe di tutti i tempi. Il resto del mondo lo conosce come il leader che salvò l’Europa dal nazismo e che poi denunciò la “cortina di ferro” del comunismo attraverso il continente. Le sue frasi celebri, il segno di vittoria con le dita, perfino il suo bulldog, sono entrati nell’immaginario collettivo e nella storia. Eppure c’era ancora un lato oscuro in Winston Churchill: il premier britannico all’epoca della Seconda guerra mondiale, su cui sono stati scritti abbastanza volumi da riempire una libreria, soffriva di “mal d’Oriente”.
Era così affascinato dall’Islam, rivela una lettera ritrovata in un archivio di Londra, da considerare di convertirsi alla religione di Maometto. Sentiva il fascino delle tradizioni beduine, al punto da vestirsi in privato come un figlio del deserto, e fu lui a finanziare la costruzione della più grande moschea di Londra. Parafrasando il soprannome di un autentico amico dei musulmani, il leggendario colonnello Lawrence (che era del resto suo amico), non sarebbe stato del tutto fuori luogo chiamarlo “Churchill d’Arabia”.
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Questa era l’ipotesi, o perlomeno il timore, della sua futura cognata, lady Gwendoline Bertie, che nell’agosto del 1907 così gli scriveva: «Per favore, non diventare un convertito dell’Islam. Ho notato nella tua disposizione la tendenza a orientalizzarti, con atteggiamenti da pascià ». Nella sua risposta all’amica aristocratica, sir Winston non la smentiva: «Tu mi vedi come un pascià. Magari io lo fossi ».
La corrispondenza è stata scoperta soltanto ora da un docente dell’università di Cambridge, il professor Warren Dockter, durante ricerche per un libro. Lo studioso ricorda che Churchill si era familiarizzato con l’Islam partecipando alle guerre dell’Impero britannico come ufficiale di cavalleria in Sudan e nel nord dell’India.
Insieme a un amico, il poeta Wilfrid Blunt, appassionato sostenitore della causa musulmana, a quell’epoca il futuro premier si divertiva a vestirsi all’araba. Era contrario alle spedizioni punitive ordinate contro le tribù islamiche dall’Alto Commissariato britannico in Nigeria, ammirava le capacità militari dell’Impero Ottomano e considerava Cristianesimo e Islam sullo stesso piano, un concetto straordinariamente avanzato per quel tempo.
Più tardi, nel 1940, quando diventò primo ministro, fece approvare nonostante forti resistenze politiche i fondi per la costruzione della Moschea Centrale di Regent’s Park, tutt’ora la più grande della capitale britannica.
Naturalmente Churchill era un ostinato assertore di un impero che colonizzava vasti territori e milioni di musulmani. I suoi scritti testimoniano inoltre il severo giudizio che dava delle interpretazioni più radicali, oggi diciamo fondamenta-liste, dell’Islam, che gli sembravano dannose per lo sviluppo economico e culturale delle regioni sotto il controllo di Londra.
E’ probabile che non pensò mai seriamente di convertirsi alla religione musulmana. Il fascino che sentiva per l’Oriente, afferma il professor Dockter, era piuttosto simile a quello provato da T. E. Lawrence, meglio noto come “Lawrence d’Arabia”, il colonnello dell’esercito britannico che guidò la rivolta araba contro i turchi nella Prima guerra mondiale.
Moschea Centrale Regent’s Park
«Non molti sanno che Churchill e Lawrence erano amici e lavorarono insieme all’assetto del Medio Oriente», osserva lo scopritore della lettera. Come Lawrence, aggiunge il professore, sir Winston aveva una «visione romantica dello stile di vita nomade dei beduini e del loro senso dell’onore ». Per questo, quando poteva, il giovane “Churchill d’Arabia” vestiva come loro e sognava di essere “un pascià”.