CI MANCAVA SOLO LA TEORIA DEL COMPLOTTO DALEMIANA - PER L'EX PREMIER I SONDAGGI CHE DAVANO IN VANTAGGIO GRILLO SONO STATI FATTI CIRCOLARE APPOSTA PER FAR CROLLARE PIAZZA AFFARI E FARE ABBOCCARE I BROCCHI - MA CHI NELLE SALE OPERATIVE AVEVA I VERI SONDAGGI HA GUADAGNATO…

Camilla Conti per "il Fatto Quotidiano"

Diamogliene atto. L'unico ad avere la palla di vetro è stato Massimo D'Alema che il 23 maggio, mentre tutti davano ormai per scontato il sorpasso del Movimento 5 Stelle, ostentava una sicumera invidiabile: "Vincerà il Pd". Accompagnata da un monito complottista che, alla luce del disastroso flop dei sondaggi, oggi diventa inquietante: "Le voci sull'avanzata di Grillo sono anche frutto di speculazione finanziaria, con riflessi sullo spread. Bisogna stare molto attenti alle voci".

La teoria dalemiana in sostanza è la seguente: sono state fatte circolare proiezioni del tutto falsate in modo da far balzare verso l'alto lo spread così chi le ha diffuse ha potuto comprare titoli sul mercato incassando un maggior rendimento. Quali fondi di caffè abbia letto D'Alema non è dato saperlo.

Di certo venerdì scorso i mercati hanno scommesso al rialzo sull'Italia senza neppure aspettare il verdetto delle urne facendo decollare di quasi il 2% il Ftse Mib mentre i listini di Spagna, Francia e Germania chiudevano, cauti, poco sopra la parità. Nessuno lo conferma pubblicamente ma secondo alcuni rumor raccolti nelle sale operative i sondaggi circolati fra i grossi fondi di investimento a ridosso delle votazioni sarebbero stati di tutt'altro tenore rispetto a quelli ufficiali che ancora davano Grillo in vantaggio.

Quanto ai "procurati allarmi" citati da D'Alema, va detto che sull'andamento del differenziale fra titoli di Stato italiani e tedeschi a metà maggio ha pesato l'improvvisa retromarcia del Pil che nel primo trimestre dell'anno è tornato a scendere dello 0,1% vanificando le aspettative su una ripresa ormai imminente. Ma è altrettanto evidente che i sondaggi pubblicati nelle ultime settimane avevano spaventato gli investitori.

E qualcuno aveva già cominciato a battere in ritirata temendo le elezioni anticipate a ottobre con l'incognita grillina. Lo spread tra Btp e Bund decennale era così arrivato a sfondare la soglia dei 200 punti base, per la prima volta da metà febbraio, mentre il divario tra gli spagnoli Bono e i Bund tedeschi aveva toccato un picco massimo di 176 punti base. I trader la chiamano volatilità. Altri speculazione.

Perché più i vari sondaggisti, politologi e opinion leader, disegnavano un testa a testa fra Renzi e Grillo con Berlusconi terzo incomodo, più la forchetta dello spread si allargava. Così come le incertezze sul voto Ue hanno innescato vendite di titoli da parte di fondi hedge e banche d'investimento. Qualcuno si è fatto molto male, qualcun altro - meglio informato - ha portato a casa un bel gruzzolo.

Ieri la vittoria del Pd e di Renzi è stata certificata: Piazza Affari ha guadagnato il 3,6% tornando sui livelli di due settimane fa, con acquisti diffusi su tutto il listino ma in particolare sui titoli bancari che la scorsa settimana avevano sofferto di più per i timori di un'affermazione antieuropeista anche in Italia.

Positive, ma distaccate, le altre borse europee (tranne Londra che è rimasta chiusa per la Spring Bank Holiday così come Wall Street per il Memorial Day). Anche lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è sceso a 156 punti da quota 180. Gli analisti finanziari brindano alla stabilità politica riconquistata dalla Penisola che dovrebbe scongiurare il rallentamento delle riforme. Quanto durerà la luna di miele? Chiedere a D'Alema, forse lui lo sa.

 

RENZI-DALEMARENZI dalemagrillo EFFETTO DOMINO SULLO SPREAD jpegBERLUSCONI SPREAD

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